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Il giudice del processo? Faceva comizi anti Cav

Attaccò la politica del Pdl sulla giustizia: "Vogliono delegittimarci"

La presidente della Corte di Appello, Alessandra Galli
La presidente della Corte di Appello, Alessandra Galli

MilanoSi muove su un terreno minato l'ultima polemica di Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, contro i giudici che processano il Cavaliere. Il campo dei rapporti tra giustizia e politica è già delicato di per sé, tra conflitti di interesse e logiche di corporazione. Stavolta però, nell'aula del processo d'appello per la vicenda dei diritti tv, quando Ghedini accusa la presidente della Corte d'appello Alessandra Galli di essere ostile all'imputato lo fa nella consapevolezza che il contesto è ancora più a rischio. Perché Alessandra Galli non è un magistrato qualunque. È la figlia di un eroe con la toga. Suo padre era Guido Galli, giudice istruttore a Milano, assassinato in un corridoio della Statale nel 1980 dai killer di Prima Linea. Oggi, a chiunque salga lo scalone del tribunale, una grande lapide ricorda il suo sacrificio.
E proprio in occasione del trentennale della morte del padre Alessandra Galli, a sua volta magistrato, pronunciò le frasi che ieri Ghedini le rimprovera, indirizzate palesemente contro la politica giudiziaria del centrodestra. Quale che siano le circostanze in cui quelle frasi vennero pronunciate, il contenuto è inequivocabile. E ieri Ghedini, nell'intervento in cui annuncia al giudice la sua decisione di abbandonare l'aula, dopo l'ennesimo rifiuto della Galli di sospendere udienza e processo per la campagna elettorale, ricorda al presidente della Corte d'appello milanese.
Ma cosa disse, nel maggio 2010, Alessandra Galli? Parlando della figura di suo padre, affermò: «Non riesco ad accettare la costante denigrazione del suo e ora del mio lavoro. Del suo e ora del mio ruolo istituzionale. Perché la magistratura di ora è figlia di quella di allora. Dobbiamo dare l'esempio, specie chi ricopre alte cariche, e continuare ad avere il vizio della memoria». Considerazioni che, calate nel pieno delle polemiche di allora, vennero recepite da Angelino Alfano, come dirette esplicitamente al Pdl: «Ho ascoltato per intero - replicò il ministro della Giustizia - l'intervento di Alessandra Galli sulle virtù che devono avere i magistrati, a cominciare dalla cautela e dallo spirito critico, e l'ho condiviso. Però il governo non lavora per denigrare i magistrati ma per far funzionare la giustizia. Quindi non poteva riferirsi a noi». Ribattè la Galli: «Sono un po' di anni che ogni qualvolta c'è un'indagine spinosa parte subito l'attacco o la critica. Un conto è una critica sporadica che può essere positiva.

Un conto è il tam-tam continuo che delegittima la figura del magistrato di fronte all'opinione pubblica».

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