Politica

Giusto pregare, ma le leggi devono essere rispettate

Francesco è vicino a chi soffre, non fatene un fan dei clandestini

Quel che più affligge e solleva i non credenti, è lo spettacolo dei credenti che usano la fede come un supermercato (entri, prendi il carrello, passi fra gli scaffali e scegli quel che più ti conviene), oppure come un fai-da-te (la voglio umile ma con un tocco di eleganza, severa tranne con chi dà un buon 8 per mille). Simili comportamenti ci affliggono perché chi ha riposto nell'etica laica la speranza di un'umanità migliore, si conferma nell'idea che quell'uso della religione è, dell'umanità, nemico. E ci solleva perché ci riconsegna, intera, la coscienza che fede e religione sono spessissimo usate - da individui di scarsi scrupoli morali - come grimaldello per scassinare porte che con quelle del cielo hanno pochissimo a che fare.

Prendete il caso del viaggio, umanissimo e meritevole, del Papa a Lampedusa. «Sono qui per pregare», ha detto Francesco. E naturalmente ha aggiunto, e aggiungerà, che chi si butta in una disperata traversata di mare, senza altra forza che la disperazione, va aiutato. E siamo tutti d'accordo con lui, anche se diverso è il modo di concepire e progettare quell'aiuto. Da chi vorrebbe un'accoglienza senza se e senza ma, senza porsi il problema delle conseguenze, a chi pensa piuttosto a un'accoglienza temporanea in attesa di sistemazioni migliori e distinte a seconda dei bisogni e delle opportunità. A chi vorrebbe fermare ogni possibilità di sbarco per aiutare i bisognosi nei loro Paesi, secondo il principio «invece di dare un pesce, insegnare a pescare». (Poi ci sono anche quelli che dicono «Non sono fatti miei, si arrangino», ma non li consideriamo neanche.)

Però a essere d'accordo con Francesco, senza se e senza ma, non sono soltanto pie donne e pii uomini fieri di rispettare interi i dieci comandamenti o di flagellarsi fra confessione e penitenza in caso di caduta nel peccato. No, fra loro ci sono anche pubblici peccatori fieri di esserlo, infrangitori metodici e affatto pentiti di una mezza dozzina di comandamenti, individui che non hanno un pentimento da quando corressero un'espressione algebrica, e che non fanno una penitenza dall'ultima mosca cieca.

Sono probabilmente gli stessi, fateci caso, che qualche giorno fa hanno arricciato il naso e tutto l'arricciabile quando Francesco, rafforzato Ratzinger, ha emesso un'enciclica dove fra l'altro si ribadisce che il matrimonio si fa solo fra uomo e donna, come dicono la Bibbia e le Leggi del Signore. Io, che non sono d'accordo con lui, non me ne sono curato, perché è inutile, persino sciocco, discutere di queste cose con un Papa, figurarsi con due. Allo stesso modo non mi servo delle parole di Francesco per appoggiare qualsivoglia tesi sui migranti. Se si presume, come si deve presumere, che l'enciclica non si è espressa contro o pro l'attuale legislazione italiana sul matrimonio, si deve presumere e accettare che il viaggio e le parole di Francesco a Lampedusa non sono stati manifestazioni pro o contro la legge Bossi-Fini sull'emigrazione. La quale va rivista, sì, per migliorarla e anche per scrollare di dosso quel nome infelice di due cari estinti politici, non perché forse l'ha suggerito un Papa.

Invece, i cultori della fede e della religione fai da te, i mercanti che vendono i propri santini anche fuori dai templi altrui, hanno ignorato le frasi sul matrimonio, o se ne sono sdegnati, accusando Chiesa e Papa di oscurantismo, se non peggio. Gli stessi, oggi, lodano Chiesa e Papa per la loro luminosa visione del modo e della vita, consigliando il mondo laico di fare legge delle parole di Francesco. Che invece erano soltanto una preghiera.

twitter@GBGuerri

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