Politica

Grillo pronto a trattare sulla legge elettorale pur di scavalcare il Cav

RomaBasta con l'Aventino, ora inciuciamonoi. E basta con l'ebetino, il cartone animato, il figlio di Trojka: ora Matteo Renzi è l'uomo con cui M5S vuole «dialogare», aprire «un confronto» e magari trovare persino «un accordo» sulla legge elettorale. Se è una trappola o dichiarazione di resa, questo si vedrà. Ma una cosa è certa, dopo la scoppola elettorale e il rafforzarsi del dissenso interno, i Cinque stelle si sono accorti che i toni aggressivi non pagano, spaventano. E se vogliono contenere il ritorno del Cavaliere e contare qualcosa, devono assolutamente cercare di sedersi al tavolo delle riforme.
La svolta arriva di prima mattina, con un post firmato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. «Se ritiene che la legge del M5S possa essere la base per una discussione comune, Renzi batta un colpo. Il M5S risponderà». Più che una proposta, sembra una richiesta di armistizio. Più che una mossa di spariglio, una sorprendente conversione a U dopo mesi di dura polemica frontale con il Pd. Ma il cambio di rotta forse era nell'aria, come dimostra la frettolosa pace con l'eretico Federico Pizzarotti, sindaco di Parma.
Questioni di realpolitik. M5S ha preso atto che in poche settimane la situazione è cambiata. Già all'indomani delle Europee Grillo aveva detto che i Cinque stelle avrebbero dovuto inevitabilmente ricalibrare la loro strategia. E adesso, dopo l'alleanza con Nigel Farage e le trattative con i Verdi, il nuovo aggiustamento. «Sono avvenute due cose che hanno mutato lo scenario - si legge nel blog - il M5S ha una legge elettorale approvata dai suoi iscritti e Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd». Da qui l'offerta al premier, che oggi i due capigruppo Maurizio Buccarella e Giuseppe Brescia formalizzeranno con una lettera a Palazzo Chigi.
L'obiettivo è partecipare alla stesura delle riforme, prima che a quel tavolo dopo la pausa della campagna elettorale ci si risieda Silvio Berlusconi. All'incontro stavolta non parteciperebbero né Grillo né Casaleggio, bensì i due capigruppo più Danilo Toninelli, estensore della legge elettorale grillina, e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. M5S vuole insomma «andare a vedere le carte» partendo dalla sua proposta «di impronta proporzionale». Una legge, sostengono i due guru, «che, a differenza dell'Italicum per il Pd, non è stata scritta su misura per farci vincere».
Spiega Di Maio: «Non più Forza Italia e Berlusconi aghi della bilancia sulle riforme, bensì il nostro Movimento». Per riuscire a rientrare in partita, i Cinque stelle sono disposti a rinunciare alla ripresa televisiva. «La diretta streaming non è essenziale», dice ancora Di Maio, alimentando i dubbi e i sospetti in Largo del Nazareno. Salvo poi autosmentirsi quando in serata il Pd decide di andare a vedere. «Sono felice che il governo abbia accolto la nostra proposta di incontro. Lo streaming si farà».
Ma Renzi non si fida, non vuole «giochetti o patti segreti». Così tocca sempre al vicepresidente della Camera fare l'ambasciatore: «Noi vogliamo portare a casa questa legge elettorale. L'Italicum in questo momento è oggetto di tira e molla con Berlusconi e questo cambio di passo dipende dal fatto che Renzi è legittimato da un voto popolare che c'è stato alle Europee».

Nessun tranello, giura: «Dobbiamo stare in Parlamento almeno per un altro po' di anni, almeno fino al 2018 a quanto si è dichiarato, e pensiamo che si possa ragionare attorno a dei temi».

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