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I conti non tornano: arriva la stangata

Il governo vuole anticipare l'aumento dell'Irpef per pagare i debiti dello Stato. Tares, Pd e Pdl chiedono il rinvio

I conti non tornano: arriva la stangata

Roma - I conti tornano sempre meno a Roma come a Bruxelles, tanto che anche la restituzione dei crediti delle aziende verso lo Stato, rischia di trasformarsi nell'ennesima stangata per i contribuenti. La novità è emersa ieri, in una delle tante bozze circolate alla vigilia dell'approvazione del decreto sui debiti Pa, in programma al Consiglio dei ministri di oggi. E il rischio di una manovra aggiuntiva, come denuncia il vicepresidente della Commissione speciale della Camera Pier Paolo Baretta (Pd), si fa sempre più concreto.
Una parte dei fondi per il pagamento dei debiti della Pa potrebbe arrivare anche attraverso un anticipo a quest'anno della maggiorazione dell'addizionale regionale Irpef prevista a partire dal 2014. Una possibilità lasciata ai governatori che utilizzeranno l'anticipo di cassa per pagare le imprese creditrici o che gireranno a Comuni e Province le risorse per farlo. L'aliquota base è dell'1,23%, a questa già dal 2012 le Regioni possono applicare uno 0,5% in più. Dal 2014 è previsto uno scatto all'1,1% che, se la bozza verrà confermata, potrà essere anticipato al 2013.

Ieri sera i tecnici del ministero dell'Economia erano ancora al lavoro. Se sarà confermata, la stangata è da considerare come una conseguenza degli effetti sul deficit della restituzione, così come è stata studiata dal governo di Mario Monti e dal ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Il rapporto tra il disavanzo netto e il Pil arriverà al 2,9%, a un punto decimale dal limite europeo del 3%, per effetto delle minori entrate fiscali (21 miliardi) e della parte di debiti della Pa da restituire che non è contabilizzata (8 miliardi).
Una situazione ai limiti, che renderà impossibile la vita al prossimo governo, come ha scritto ieri questo giornale, tanto che si torna a parlare di una possibile manovra correttiva.
A rendere ancora più duro il lavoro di chi prenderà le leve della politica economica, il «no» arrivato ieri da Bruxelles ad altri sconti, oltre a quello già concesso su i debiti della Pa. A Spagna, Francia e Portogallo - questo in sintesi il messaggio arrivato dalla Commissione - è stato dato più tempo per rispettare gli impegni di finanza pubblica, ma queste eccezioni non riguardano l'Italia. Una chiusura quasi totale, che sembra rivolta a quanti vorrebbero rinegoziare gli impegni con l'Europa. Tutto comunque dipende dalle stime sul deficit che l'Ue farà a fine mese. I segnali non sono dei migliori, ieri il ministero dell'Economia ha registrato un disavanzo in crescita in marzo a 21,4 miliardi.

Per il resto, il decreto sui debiti della Pa dovrebbe confermare le anticipazioni di questi giorni. Obbligo delle amministrazioni di registrarsi nel portale dei debitori, sanzioni per il «responsabile del procedimento», quindi il dirigente, che non lo fa. Il governo libererà risorse, ma pretende dagli enti locali il pagamento ai creditori in tempi certi. Lo sblocco dei residui passivi degli enti locali dovrebbe valere 5 miliardi nel 2013 e altrettanti nel 2014. Il fondo per gli enti locali sarà costituito al ministero dell'Interno, quello per la Sanità all'Economia.

Al Consiglio dei ministri di oggi non ci sarà invece l'atteso rinvio della Tares, la nuova tassa comunale sui servizi e sui rifiuti, dovrebbe scattare da luglio. Si è parlato di un rinvio a gennaio, ma ancora non sono stati sciolti tutti i nodi. Il problema è la parte di tassa che va allo stato centrale, circa 30 centesimi al metro cubo di spazzatura. Non piace ai sindaci, ma il governo ha fatto sapere che è difficile rinunciare a questa entrata extra pari a un miliardo di euro. La soluzione potrebbe essere un ritorno alle vecchie tasse, ma maggiorante. Ancora una volta a spese dei contribuenti. Da notare che su questi temi in Parlamento ieri è stata trovata quasi l'unanimità. Pd e Pdl hanno presentato insieme una mozione per rinviare la Tares.

E le risoluzioni sui debiti della Pa di Camera e Senato, sono state presentate e votate da tutti, compreso il Movimento cinque stelle.

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