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Neanche la sorella crede nella Schlein: "Chi glielo farà fare?”

La segretaria dem, dopo i tonfi politici degli ultimi mesi, lancia la "fase 2" del partito. Ma il cambio di passo nel linguaggio non riesce a nascondere il vero nodo del Pd: l'assenza di una proposta politica netta

Dopo i fallimenti Schlein cerca la fase 2 del Pd ma la sorella: “Chi glielo farà fare?”

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Dopo i fallimenti Schlein cerca la fase 2 del Pd ma la sorella: “Chi glielo farà fare?”

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La segretaria del Partito democratico, visti gli scarsi risultati conseguiti finora, prova a dare una scossa al suo modo di intendere la politica. Dal linguaggio incomprensibile alle assenze ingiustificate, dalle promesse utopistiche allo scarso coraggio nel confronto. Elly Schlein vuole togliersi di dosso queste etichette e lancia la “fase 2” del nuovo corso dem. A non essere convinta è la sorella della leader, Susanna Schlein: “Ma chi glielo farà fare? – si chiede la sorella di Schlein ripresa da Il Foglio – Ultimamente poi è sempre in giro”. Ma quello che manca, a onore del vero, è l’ubi consistam politico: una chiara proposta capace di scaldare i cuori degli elettori.

“Ma chi glielo farà fare? Di sicuro noi non la vediamo più. Anzi, per fortuna che abbiamo istituzionalizzato su Zoom un incontro settimanale con nostro fratello, Benjamin, e i nipotini”. Le parole di Susanna Schlein, riprese dal retroscena de Il Foglio, sono il preludio della nuova fase politica di Elly Schlein e compagni. I tonfi politici degli ultimi mesi targati Pd – dalle sconfitte elettorali ai trend negativi nei sondaggi – sono un trampolino di lancio perfetto per un cambio di passo notevole. Lo stratagemma Schlein è ben rodato: da un mese a questa parte la paladina dem è presente ovunque. Radio, tv, interviste sui giornali e chi più ne ha più ne metta. Le tipiche “assenze” della segretaria, capace anche di non lasciare dichiarazioni per una settimana, sono un vago ricordo. La leader dem - finalmente verrebbe da aggiungere – ha capito la struttura del nuovo dibattito politico: un processo ormai extra velocizzato, dinamico e in continuo cambiamento.

Gli esempi del cambio di passo firmato Schlein si sprecano: l’intervista di Fabio Fazio su Nove, quella di “Radio Anch’io” su Radio 1, a “Di Martedì” su La7 e infine “Piazza pulita” e “Radio 24”. Una raffica di presenze e interviste per marcare le proprie differenze con il governo di centro destra, giorno dopo giorno. Rimane ovviamente uno dei difetti principali dello schleinismo: il linguaggio confuso e confusionario. Su questo punto – spiega Il Foglio“le hanno detto di parlare più lentamente”. Ma il vero tallone d’Achille di Schlein e del suo cerchio magico è sempre lo stesso: l’assenza di una proposta politica chiara e strutturata. Il percorso per cambiare le sorti di un Partito democratico in crisi di identità dovrebbe partire da una solida base politica. In questo caso, invece, è l’esatto contrario: prima si parte dal linguaggio e poi, se rimane tempo, si fortificano i principi. E in fondo è tutta qui la differenza tra le due leader della politica italiana: Giorgia Meloni da una parte, riconoscibile politicamente, e Elly Schlein dall’altra, alla ricerca continua di una identità politica di sinistra.

Dalle parti del Nazareno converrebbe leggere una frase di un’altra leader politica donna, Margaret Thatcher: “Staremo in piedi sui principi – sosteneva l’ex primo ministro britannico –o non staremo in piedi affatto”.

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