Politica

Intercettazioni, Ingroia: "Da Monti parole ingenerose"

Ancora polemiche sulle parole del premier. Il sostituto procuratore di Palermo: "Noi abbiamo sempre rispettato le regole"

Continua lo scontro sull'uso delle intercettazioni e sulla necessità primaria di una riforma seria della giustizia italiana. Dopo le accuse mosse ieri dall'Associazione nazionale magistrati (Anm), il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia si scaglia contro il presidente del Consiglio Mario Monti che, in una intervista al settimanale Tempi, aveva denunciato l'abuso da parte della magistratura delle intercettazioni telefoniche. "Il riferimento di Monti all'attività della procura di Palermo lo definirei un po' ingeneroso", ha replicato Ingroia ai microfoni di Sky Tg 24.

Nell'intervista rilaasciata nei giorni scorsi al settimanale ciellino, il premier aveva bollato come "un caso grave" quello che aveva coinvolto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nelle indagini sulla trattativa tra Stato e mafia. A Tempi il premier aveva, infatti, spiegato che è "evidente a tutti che nel fenomeno delle intercettazioni telefoniche si sono verificati e si verificano abusi". Da qui la promessa di intraprendere, quanto prima, iniziative per rimediare a questa stortura che, da anni, il centrodestra denuncia. Ovviamente le dichiarazioni del premier hanno subito scatenato l'ira e il fastidio della magistratura rossa. Immediato l'intervento (durissimo) del sindacato delle toghe e dei partiti giustizialisti come l'Italia dei Valori. Lo stesso Ingroia ha più volte attaccato frontalmente Monti. "Noi abbiamo sempre rispettatola legge e le regole - ha detto, questa mattina, il magistrato a SkyTg24 - anche perché abbiamo avuto di recente conforto e sostegno nell`intervento del presidente emerito della Corte Costituzionale, Zagrebelsky, che è un profondo conoscitore del diritto e della Costituzione, e che ci ha dato ragione". Per il procuratore aggiunto di Palermo, se si è arrivati a questo punto è "perché il Parlamento non ha legiferato, benché già vent`anni fa si era registrato un caso di vuoto amministrativo". "Di fronte a ciò i magistrati altro non possono fare che applicare la legge così com'è. La politica ancora una volta è stata inerte", ha concluso Ingroia spiegando che "il conflitto di attribuzione è uno strumento che legittimamente il capo dello Stato ha scelto per trovare una soluzione superiore su un punto che è oggetto di controversia".

Napolitano ha, infatti, deciso di rivolgersi alla Corte Costituzionale.

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