Cronache

"Io, miliardario col Totogol ridotto a fare lo spazzino"

Quindici anni fa con una schedina da 1600 lire incassò quasi 6 miliardi. Ora vive con 700 euro al mese lavorando 13 ore al giorno. E non gioca più

"Io, miliardario col Totogol ridotto a fare lo spazzino"

Quindici anni fa vinse quasi 6 miliardi di lire, adesso è spazzino da meno di 1000 euro lordi al mese. É la storia di un 53enne abitante in un noto paese della provincia di Rimini, che ha chiuso con il passato di tossicodipendente dopo avere però dilapidato quella vincita che gli fece perdere la testa. S.G. ha paura di essere individuato per le strade romagnole e allora ha detto no a interviste televisive e a periodici («Ho già pagato il mio debito con la giustizia»), vuole ritornare nell'anonimato e intanto manda a carte quarantotto il luogo comune secondo cui la ricchezza dà la felicità. «E con la mia compagna che sono felice» spiega al telefono tramite l'avvocato Andrea Muratori.

É cominciato tutto nel febbraio del 1998, al «Bar '70» di via Covignano, a Rimini. «Giocai una schedina al Totogol da 1600 lire, con il 6+1 portai a casa 5 miliardi e 800 milioni. Mi accorsi con una settimana di ritardo che avevo azzeccato tutti i risultati, guardando sul televideo quasi per caso».

Aveva 38 anni e buttava la sua vita con la cocaina. Veniva da una famiglia povera, da tempo aveva perso i genitori, si era messo a rubare. Appena gli arrivò quel mucchio di soldi si diede alla bella vita. Viaggi e miraggi cantava Francesco De Gregori, per S.G. significarono anche droga e gioco senza limiti: «In vacanza in Egitto buttai 20mila dollari al casinò. Mi sono comprato auto, moto e orologi. E soprattutto un attico da un miliardo e una seconda casa».

La donna delle pulizie era a propria volta cocainomane, trovava la polvere bianca nella casa del romagnolo, mentre spolverava, e alimentava così il proprio vizio e questa storia da fiction tv. Anche la moglie si faceva, nel 2000 però S.G. si trovò un'amica - pure tossicomane - che, sotto l'effetto di stupefacenti provocò un incidente con la Bmw appena comprata da lui. Esplosero gli airbag che nascondevano la droga, c'era polvere bianca dappertutto, S.G. si allontanò con un borsone sospetto, i vigili si accorsero che era un pregiudicato e allora gli controllarono casa. Trovarono le telecamere («Volevo evitare i rischi di furto, perchè qualcuno aveva notato il cambiamento del mio stile di vita») e oltre un etto di cocaina e 6 grammi di eroina, chiusi in cassaforte: «Al giudice dissi che non avevo bisogno di spacciare perchè ero diventato ricco anche se in due anni mi ero già divorato quasi tutto».

Nel 2004 si separò dalla moglie, all'epoca 44enne per mettersi con un'altra donna, quasi subito la mise incinta. Quando le disse del bimbo in arrivo S.G. era in carcere eppure nella sua mente scattò la molla, ci voleva un deciso cambio di rotta. Andò a disintossicarsi alla comunità Papa Giovanni XXIII, all'epoca guidata da don Oreste Benzi. «Per uscire dal tunnel servirono quattro anni, ci sono riuscito con l'aiuto di vari operatori».

Nel 2008 venne accusato di aver venduto la droga a una ragazza di 39 anni morta per overdose, ma le aveva unicamente parlato al telefono: «Era estraneo allo spaccio - sottolinea l'avvocato Muratori - e, a metà novembre di quest'anno, il processo di primo grado gli ha dato ragione».

Nel frattempo S.G. si è separato dalla moglie e le ha concesso l'usufrutto di una casa. Il figlio di 11 anni frequenta la quinta elementare, è felice con i genitori. La madre ha 43 anni, è di Rimini e saltuariamente fa le pulizie. A settembre S.G. ha venduto l'altra abitazione per pagare le sanzioni pecuniarie legate alle condanne per droga, le tasse degli anni in cui restò in comunità e pure le rate del condominio. É in affitto, gli capita di lavorare persino 13 ore al giorno («A 6 euro e 80 ciascuna») sul furgoncino elettrico con cui raccoglie i cartoni per strada, in alcuni mesi neanche arriva a 700 euro netti ma deve accontentarsi.

A 53 anni, ha i capelli lunghi e un fisico e il viso giovanili: «Sono relativamente sereno - conclude a colloquio con il legale -. Certo sono stato stupido a buttare tutti quei soldi, mi ero fatto prendere dall'euforia della vincita, diversamente sarei riuscito a campare di rendita».

E adesso non gioca più a niente.

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