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Letta lascia e già la Merkel ordina: "Adesso dovete fare presto"

Letta si dimette. Napolitano esautora il parlamento: "Non è necessario che Letta passi dalle Camere". Ma come giustificherà agli italiani il terzo premier nominato senza passare dal voto?

Letta lascia e già la Merkel ordina: "Adesso dovete fare presto"

"Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato". Alle 13 in punto, poco dopo aver riunito l'ultimo Consiglio dei ministri, Enrico Letta sale al Colle per rassegnare le "dimissioni irrevocabili". Una pura formalità. Perché l'ennesima manovra di Palazzo consuma sotto gli occhi attoniti degli italiani costretti ad assistere al nascere di un governo auto nominato nella sede del Pd e mai passato dalle urne. Un "golpe bianco" che trova anche il plaudo della Ue e della cancelliera Angela Merkel che invitano gli orchestranti del blitz a trovare "una soluzione rapida" che porti Matteo Renzi al più presto a Palazzo Chigi.

"Non possiamo aspettare ancora". È questo il tormentone che ha accompagnato la legislatura, ormai a termine, di Letta. Un tormentone che è risuonato piú volte anche in questi giorni convulsi che hanno portato alla capitolazione dell'ennesimo esecutivo partorito nelle stanze del Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano vuole traghettare la crisi di governo in quattro e quattr'otto. Ecco allora che si profilano, secondo quanto riferiscono fonti del Quirinale, consultazioni lampo. La motivazione (di facciata) è "dare alla finanza mondiale un nuovo presidente del Consiglio italiano già lunedì". In realtà, Napolitano e i compagni del Pd non vedono l'ora di scalzare Letta da Palazzo Chigi per insediare Renzi. Anche il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso non si scompone per quello che definisce "un processo democratico interno". In realtà, il passaggio di consegne di oggi ha gli stessi contorni di un "golpe bianco". Renzi è, infatti, l'ennesimo premier nominato dal Colle. Un'investitura che non arriva dalle urne, un gioco di poteri che getta un'ombra sulla nuova era che il segretario del Pd punta a inaugurare.

La crisi di governo non solo è già scritta, ma è anche un bieco déjà vu degli ultimi tre anni. Letta comunica al Consiglio dei ministri le dimissioni e, come da manuale istituzionale, sale al Colle per rimettere nelle mani del capo dello Stato il mandato da presidente del Consiglio. Auspicando "una efficace soluzione della crisi" Napolitano sceglie la strada delle consultazioni lampo per "la delicata fase economica che il paese attraversa" e per "affrontare al più presto l’esame della nuova legge elettorale e delle riforme istituzionali ritenute più urgenti". Decide così di "esautorare" il parlamento e iniziare i colloqui subito per terminarli entro domani. Alcuni partiti confermano di essere stati già allertati per sabato. Oggi Silvio Berlusconi andrà, infatti, in Sardegna per chiudere la campagna elettorale di Ugo Cappellacci e farà ritorno a Roma e non a Milano. Domenica, quindi, Matteo Renzi potrebbe già essere incaricato di formare il nuovo governo, con il giuramento lunedì sera al massimo martedì.

Rimangono però due nodi da sciogliere: la necessità o meno che ci sia un passaggio di Letta in Parlamento e come giustificare all'opposizione il terzo premier scelto senza volontà popolare.

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