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Letta nasconde crisi e tasse: "Ora rivedremo la Bossi-Fini"

Letta incensa il governo: "Il peggio è alle spalle". Ma la ripresa non è iniziata. E gli italiani hanno visto solo tasse

Letta, Bersani, Epifani e Speranza
Letta, Bersani, Epifani e Speranza

"Fra un anno tutte le riforme saranno compiute". "L'Italia ce la farà perché abbiamo dietro le spalle la parte più complessa di questa crisi". E ancora: "L'anno prossimo questa nuova generazione darà una svolta all'Italia". Nella conferenza stampa di fine anno, il premier Enrico Letta fa il bilancio dei primi otto mesi di governo allineando una sequela di buone intenzioni e candidi auspici per un 2014 di prosperità e gioia. Nasconde ad arte il peso della pressione fiscale, che il suo governo ha contribuito ad aumentare, e sorvola sulla crescita economica, che a lungo ha promesso ma che il Belpaese non ha ancora toccato con mano. Dalla legge elettorale alla giustizia, dal mercato del lavoro alla delega fiscale è solo un lungo elenco di desiderata per l'anno nuovo. Intanto, però, la ripresa non è ancora iniziata. E finora gli italiani hanno visto solo tasse.

"L'Italia è come un incidentato che ha avuto un incidente pesante e duro, poi è stato portato al pronto soccorso e in sala operatoria - spiega Letta - abbiamo lasciato pronto soccorso e sala operatorie e siamo alla fisioterapia". Non una parola sul vortice di tasse introdotte da una legge di Stabilità che difende unicamente gli sprechi di Palazzo e tutela i soliti. Non una parola sui principali indicatori economici che tragicamente descrivono un'Italia in affanno dove gli imprenditori non riescono a pagare le tredicesimi a propri lavoratori e le aziende chiudono i battenti perché stritolate dalla pressione fiscale e dalla burocrazia statale. Non una parola su un governo inconsistente che, di fiducia in fiducia, deve sperare che l'azionista di maggioranza Matteo Renzi non decida di staccare la spina. Letta augura agli italiani un buon Natale e un felice anno nuovo blindando la squadra di governo e sciorinando obiettivi mai raggiunti e promesse che mai manterrà. "Alla conferenza stampa di fine anno 2014 sono convinto che commenteremo dati economici diversi e migliori e commenteremo riforme istituzionali compiute, a partire dalla riforma elettorale", promette Letta assicurando che, già nel 2013, è avvenuta "una svolta generazionale senza precedenti nella storia della Repubblica italiana".

In realtà, della "svolta" millantata non v'è alcuna traccia. Tanto che il discorso del premier è tutto al futuro. A partire dal mercato del lavoro che, ancora oggi, conta cifre da capogiro sul tasso di disoccupazione e che paga un'eccessiva tassazione. Da qui l'impegno, già annunciato in passato ma mai realizzato, di tagliare le tasse (a partire ad quelle sul lavoro) con i proventi che deriveranno dalla spending review e dal rientro dei capitali illegalmente esportati all’estero. "A gennaio inizieremo una discussione - assicura - perché vogliamo creare occupazione buona, ma non occupazione senza diritti". Sulle tasse, però, Letta non la racconta giusta. Da una parte loda i benefici del taglio del cuneo fiscale, dall'altra assicura di aver abbassato la pressione fiscale a partire dall'abolizione dell'Imu sulla prima abitazione. In realtà, non solo la legge di Stabilità ha introdotto nuovi balzelli, ma l'imposta sulla casa (che nel 2013 non stata del tutto abolita) è destinata a tornare nel 2014 sotto il nome di Tasi.

Per quanto riguarda le riforme, a partire da quelle costituzionali, Letta si dice "ottimista". A sentirlo parlare sembra che per il 2014 si prepari a fare un'imponente infornata. Sulla giustizia rimanda alle Camere la competenza su indulto e amnistia, ma spinge all'approvazione di norme sulla custodia cautelare. Tuttavia, ci tiene a sottolineare che l’Italia non ha bisogno di "una mega riforma della giustizia", ma solo di alcuni "tasselli". Tra questi anche un'inversione di rotta nella legislatura che regola l'immigrazione. Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sarebbero anche la revisione della Bossi-Fini e la riforma dello ius soli. Due punti che potrebbero incrinare maggioramente i rapporti tra le forze politiche che siedono in parlamento.

Proprio per questo Letta ha invitato Renzi ad andare avanti a dialogare con Berlusconi: "Le riforme devono essere fatte con una apertura vera fuori dalla maggioranza".

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