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La lezione della Meloni al Pd: "La lotta nel fango danneggia le istituzioni"

La posizione italiana in Europa, la riforma del premierato e il rapporto con Mattarella, la sfida alle opposizioni e la fermezza del suo mandato: il premier a tutto tondo guarda al futuro

La lezione della Meloni al Pd: "La lotta nel fango danneggia le istituzioni"
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Intervista di primo mattino per Giorgia Meloni, che ai microfoni di Agorà, programma di approfondimento politico di Rai3, ha affrontato a 360 gradi tutti i temi di più stretta attualità inerenti la sua attività e le prossime sfide, a partire dalle elezioni europee del prossimo giugno. "Per me una vittoria sarebbe confermare il risultato che mi ha portato un anno fa al governo", ha spiegato il presidente del Consiglio, ammettendo che questa non sarà una sfida facile "ma è l'obiettivo al quale punto".

Il governo Meloni in Europa

Nel primo anno e mezzo di presenza a Palazzo Chigi, il premier ha già smentito quanti, all'alba della sua elezione, già prospettavano l'isolamento dell'Italia con un governo di centrodestra in un'Europa governata dai socialisti. Ed è questo che Meloni ha sottolineato quando ha spiegato che bisognerebbe essere fieri di un'Italia che ha voce in capitolo a Bruxelles e che l'approccio del nostro governo guidi le scelte dell'Unione europea. "In Egitto abbiamo visto sei leader europei, compresa la presidente della Commissione, che si recavano al Cairo su proposta italiana. E che sposavano un approccio nuovo, quello che noi vogliamo con i Paesi africani, e dobbiamo essere fieri che quella che era la proposta italiana oggi è stata fatta propria dall'Europa", ci ha tenuto a ribadire il premier, rivendicando la sua politica di contrasto alle migrazioni irregolari. "Noi abbiamo iniziato dal memorandum con la Tunisia, criticato dalle opposizioni, e che invece sta dando i suoi frutti", ha aggiunto.

I rapporti con Mattarella

Sotto la guida di Meloni, inoltre, l'Italia ha iniziato la sua presidenza del G7: "Questo ci permette di mettere al centro le nostre priorità, per questo siamo partiti dall'Africa, dalle migrazioni, dall'intelligenza artificiale e dall'impatto che può avere sul mondo del lavoro". Il lavoro che vede impegnato questo governo è impegnativo anche a fronte dei continui tentativi di siluramento da parte delle opposizioni. Tentativi scomposti, per altro, come dimostrano i continui tentativi di sollevare uno scontro tra Chigi e il Qurinale, che Meloni smentisce in modo categorico. "I miei rapporti con il presidente della Repubblica Mattarella sono ottimi, perché non fa mai mancare il suo sostegno non al governo ma alla nazione. Il nostro è un rapporto che gestiamo direttamente e personalmente e quelli che brigano per comprometterlo temo che resteranno delusi", ha detto con fermezza lanciando un messaggio chiaro alla sinistra.

La riforma del premierato

Una sinistra "allo sbando che cerca di schermarsi dietro l'autorevolezza del presidente della Repubblica, che è una figura unificante", ha proseguito Meloni riferendosi alla riforma del premierato. "Questa riforma costituzionale entrerà in vigore nella prossima legislatura, praticamente nel 2028. Sono contenta che la sinistra vede che ci sarà ancora Giorgia Meloni, ma non lo darei per scontato e anche il mandato del presidente Mattarella sarà verso il termine", ha chiarito il presidente, sottolineando che tutte le elucubrazioni recenti della sinistra si basano su meri assalti da propaganda. "Non riguarda il presente ma il futuro della Nazione ed è su questo che gli italiani saranno chiamati a decidere cosa fare", ha ribadito.

La sfida alla Schlein

Ma questa è una sinistra senza argomenti guidata da leader non all'altezza del loro compito. "Non mi permetto di dare consigli a Elly Schlein; negli anni ho visto una sinistra impegnata nella demonizzazione degli avversari mentre la politica dovrebbe essere rispetto dell'avversario. Alla fine quando cerchi di trascinare la politica nella lotta nel fango, ci perdono le istituzioni", ha detto Meloni in riferimento alle "strategie" che hanno caratterizzato le sinistre degli ultimi dieci anni, "Io ho rispetto per Schlein quindi spero che da quella parte della barricata sia lei a imprimere un cambiamento su questo", ha proseguito il premier, lanciando la sfida al segretario del Partito democratico.

Alla Schlein, inoltre, si rivolge replicando alle dichiarazioni sul fisco del segretario: "Non accetto, come ho sentito, la leader del Pd dire che la sanità, che si paga con le tasse, è bellissima: sono d'accordo ma dare lezioni anche no perché è stato questo governo a portare il fondo sanitario al suo massimo storico". E il 2023, ha proseguito Meloni, è stato l'anno più fruttuoso nella lotta all'evasione: una replica a chi la considera "amica" degli evasori. "Avere un fisco amico significa avere un fisco che non opprime famiglie e imprese con regole astruse e con un livello di tassazione insostenibile che non corrisponde al livello dei servizi", ha concluso il premier.

Le prospettive per il futuro

E a chi vorrebbe vederla arrendersi, ancora una volta Meloni risponde picche. "Rinuncerei alla guida della nazione quando mi rendessi conto che non ho più il consenso degli italiani. Non potrei più farlo se non avessi più la libertà di farlo, la libertà di incidere, non sto qua a sopravvivere", ha spiegato ad Agorà, ribadendo un concetto che la accompagna fin dalla sua salita a Palazzo Chigi. Come ha sempre dichiarato, solo una persona potrebbe convincerla a lasciare, "mia figlia Ginevra, se mi dovessi rendere conto che deve pagare un prezzo troppo alto. Ma è una bambina intelligente, forte, comprensiva, stiamo facendo del nostro meglio per non perderci in questa tempesta".

Sono numerosi i punti caldi di questo momento politico e tra questi c'è senz'altro la questione sul dossieraggio, per il quale il premier si dice "più che preoccupata molto indignata. Penso che bisogna andare fino in fondo, penso che ci sia stato un gruppo di potere che ha usato informazioni per fare i propri interessi.

Bisogna andare fino in fondo per scoprire i responsabili e i mandanti".

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