Politica

La lista Monticarlo

Il premier pensa di dettare condizioni e candidature agli alleati, ma la verità è che si è legato mani e piedi a loro

La lista Monticarlo

Mario Monti ha presentato ieri la sua lista per il Senato e la sua coalizione per la Camera. Qui sarà sulla scheda elettorale assieme a Udc e Fli, cioè Casini e Fini. Il bello è che ha spacciato l'iniziativa come una alleanza civica. Che cosa abbiano di civico due professionisti della politica come Casini e Fini resta un mistero. Chi voterà Monti si affiderà quindi a ciò che di più nefasto ha prodotto la politica italiana, Fini e Casini, entrambi emblemi della casta dei privilegiati e della peggiore partitocrazia: mai un giorno di lavoro, stipendi, pensioni e vitalizi da nababbi.

La lista, invece che a Monti, sarebbe stato più corretto intitolarla a Monti-carlo, in memoria della più recente performance del leader del Fli. Ricordate? La casa del principato monegasco, patrimonio di An, che Fini ha svenduto al cognato. Negando poi, una volta scoperto da noi del Giornale, l'evidenza dei fatti e diventando addirittura spergiuro.
Evidentemente Monti vuole riavvicinare i cittadini sfruttando la passione per la casa. Non la nostra (che ci tartassa) ma le loro. Infatti anche l'altro socio, Casini, ha a che fare, sia pure indirettamente, con il mattone. Il suocero del capo dell'Udc è il più grande costruttore italiano, oltre che proprietario di giornali e società che hanno strettamente a che fare con le cose pubbliche. Insomma, un conflitto di interessi grande come, appunto, una casa, che a confronto quelli di Berlusconi sembrano piccole cose.

La morale è che Monti si affida a personaggi come Bocchino, Granata e Cesa. Forse, dico forse, Frattini e Pisanu. Cioè un mix di mestatori, ex portaborse, egocentrici, alcuni coinvolti in situazioni giudiziarie e politiche inquietanti. E tutti con il comune denominatore dell'incoerenza e dell'ingratitudine. Una compagnia di giro che Monti vuole offrire su un piatto d'argento alla Merkel per fare di noi italiani carne di porco. Senza nulla rischiare perché lui, il grande ed etico Monti, la vecchiaia se l'è assicurata con il seggio di senatore a vita (25mila euro al mese più benefit) ottenuto un anno fa dal presidente Napolitano come gentile omaggio sia pure pagato da noi tutti.


In questo il premier non è diverso dai suoi nuovi compagni di avventura: bugiardo («non entrerò mai in politica»), mantenuto (senatore a vita), e assai furbetto.

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