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La lunga marcia per smuovere Bruxelles

Su frontiere, Cpr, Tunisia e Ong, successi dell'esecutivo. Ma l'Ue è lenta

La lunga marcia per smuovere Bruxelles

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Le Cassandre di sinistra avevano annunciato fin dall`inizio che il governo a guida Meloni sarebbe ben presto andato a cozzare a testa bassa con l`Europa, sul nodo dei migranti e non solo, riducendo il paese ad una specie di paria. Al contrario l`elefante europeo si sta lentamente muovendo nella direzione auspicata dall`Italia. La visita e le parole pronunciate ieri a Lampedusa dalla Commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson suggella questa linea. «Nessuno stato membro deve essere lasciato solo ad affrontare il fenomeno» dei migranti è appena una frase e siamo abituati ad un`Europa che poi non fa seguire i fatti, ma in passato venivamo mollati al nostro destino davanti agli sbarchi in aumento. La "lunga" marcia, che per ottenere obiettivi concreti non finirà a breve, ha compiuto passi in avanti anche con il precedente governo Draghi, super coccolato da Bruxelles. E in fondo sono serviti a muovere le acque pure i modi spicci, ma efficaci dei porti chiusi, di Matteo Salvini, in versione ministro dell`Interno del governo giallo-verde. Nel 2019 gli sbarchi erano tre volte di meno rispetto agli attuali.

La prima tappa della lunga marcia è stata raggiunta dal governo Meloni che è riuscito a far non solo digerire, ma accettare come campo di battaglia la «dimensione esterna» della crisi migratoria, che va aggredita con forza. Il patto europeo con la Tunisia, che si sta profilando, farà da modello spazzando via tutti i tentativi dei talebani dell`accoglienza di assimilare il paese nordafricano alla Libia come porto non sicuro. Poi bisognerà dichiarare veramente guerra ai trafficanti di uomini con sanzioni e se necessario operazioni militari per colpirli senza pietà.

Dopo un`iniziale sbandamento nel braccio di ferro con le Ong, il ministro dell`Interno, Matteo Piantedosi, ha varato un decreto a gennaio, che sarà ancora imperfetto, ma utile per fare diventare un brutto ricordo i taxi del mare. Al momento non c`è più nessuna cancelleria buonista europea che bacchetta l`Italia in difesa delle Ong. E pure la controffensiva giudiziaria nazionale ed europea contro il governo italiano sta fallendo miseramente.

Per di più Johansson si è resa conto a Lampedusa che la gestione dell`hotspot in mano alla Croce rossa, nonostante i numeri sempre critici, è migliore rispetto a quella precedente di cooperative buoniste con i migranti e furbette con i soldi.
L`ultima pasionaria pro Ong europea da tenere d`occhio è la responsabile degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, che dopo qualche intemperanza sembra silente.

Il calcio in porta è stato lanciare le basi del nuovo Patto sulle migrazioni e asilo a Lussemburgo, nonostante i niet ai ricollocamenti di Polonia e Ungheria. L`accelerazione sui nuovi centri di espulsione annunciata dal Viminale, più vicini alle frontiere e celeri, sono un altro tabù superato nella sfida con l`ondata migratoria.

La marcia, però, rimane lunga e lenta di fronte all`impennata dei 66.104 sbarchi registrati fino a ieri. La Tunisia è tornata primo paese con 34.761 partenze (455% in più rispetto allo scorso anno) oltre a 31.111 migranti intercettati e riportati indietro. Dalla Libia, al secondo posto, sono arrivati 27.859 persone (aumento del 76%) con oltre la metà partita dalla Cirenaica sotto controllo del generale Khalifa Haftar alleato dei russi.


L`Europa è con noi, ma deve anche darsi una mossa per invertire la tendenza nella consapevolezza che i risultati non si vedranno quest`anno, ma forse il prossimo o quello dopo.

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