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Macché superpensioni. A quota 3mila euro si colpisce il ceto medio

Per ottenere quegli assegni i lavoratori hanno faticato una vita. Quelli più alti sono una piccola percentuale: modesto il ricavato

Macché superpensioni. A quota 3mila euro  si colpisce il ceto medio

Roma - L'alternativa è tra tagliare le rendite di pochi super ricchi, sprecare una cartuccia a salve dal punto di vista delle finanze dello Stato. Oppure fare cassa sparando nel mucchio della classe media pensionata. Non sarà facile per il governo Renzi mettere mano alla previdenza. Le pressioni per farlo ci sono. La spending review di Carlo Cottarelli che ha previsto un giro di vite temporaneo sugli assegni più alti, in linea con quelli indicati ieri dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, intorno ai 2.500-3mila euro. Ma, come ha sottolineato lo stesso Baretta, su queste cose «fa fede quanto detto da Renzi». Cioè, se ci saranno tagli, saranno solo sulle rendite ancora più ricche.

Entrambe le strade prestano il fianco a rilievi di costituzionalità o all'accusa politica di un «esproprio» a danno di chi ha lavorato anche per mettere da parte una rendita. E non è necessariamente ricco.

Sui calcoli di governo e forze politiche grava infatti un equivoco. Il piano di Cottarelli si riferisce agli assegni sopra i 2.500 euro lordi, che non sono d'oro. Corrispondono a prestazioni mensili poco sotto i 1.700 euro. Classe media da spremere se si vuole fare un po' di cassa, ma non un'operazione di giustizia sociale.

Il loro numero è di 956.215 (dati del 2012), il 5,7 per cento del totale. Abbastanza per fare cassa e finanziare le misure annunciate dal governo. Comunque persone e famiglie con un reddito da classe media. Se il riferimento del governo è invece ai pensionati che percepiscono pensioni nette tra 2.500 e 3.000, il rischio è una misura non efficace. I pensionati con un reddito lordo sopra i 4.800 euro al mese sono meno di 50mila. Cifre ancora più ridotte per le classi di pensionati che incassano assegni più ricchi, basti ricordare che il contributo di solidarietà del premier Monti, che colpiva i pensionati con redditi sopra i 150mila euro lordi all'anno, ha portato allo Stato, appena 81 milioni di euro (poi restituiti).

«Un contributo c'è già ed è importante sopra i 90mila euro lordi all'anno», spiega Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, che non crede a una copertura rilevante dalla previdenza. «Per fare risorse - aggiunge - bisogna sparare nel mucchio colpendo gli assegni più bassi, altrimenti al massimo si raccatta qualche decina di milioni».

Usare la previdenza per coprire un taglio delle tasse, significa anche colpire un'area geografica ben definita, il Nord, in particolare il Nord Ovest, dove si concentra la metà delle pensioni dal lavoro. Le pensioni più alte sono erogate nelle regioni settentrionali, ma il rapporto con i lavoratori attivi nella stessa zona è molto basso. Un contributo sulle super pensioni significherebbe chiedere un sacrificio a chi ha i conti a posto.

Un aumento mascherato delle imposte sul reddito di una sola categoria di cittadini.

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