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"No al Ponte". Schlein fa propaganda anti-Salvini a Messina

La segretaria del Pd ribadisce la contrarietà totale del suo partito alla costruzione dell'opera, anche se dimentica quando altri leader di sinistra si dicevano entusiasti per questo progetto

"No al Ponte". Schlein fa propaganda anti-Salvini a Messina

A pochi mesi dall'avvio ufficiale dei lavori, Elly Schlein approda a Messina, a Torre Faro, per testimoniare il suo netto "no" alla costruzione del ponte sullo Stretto. Insieme alla segretaria nazionale del Partito Democratico è presente anche il il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, da sempre in aperto contrasto all'opera che unirebbe la Sicilia al continente. La leader dei dem intende esprimere tutta la "contrarietà del Pd al progetto del Ponte sullo Stretto" (anche se questo non è storicamente vero) premettendo di non essere arrivata nel comune siciliano "per fare campagna elettorale". Una frase che però stona non poco rispetto alle parole che pronuncerà immediatamente dopo contro il governo, in particolare nella figura di Matteo Salvini.

Schlein: "Perché tutta questa fretta sul Ponte"

Schlein parla di un "progetto sbagliato" che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sta portando avanti "incurante del fatto che si tratti di un progetto anacronistico dannoso e sbagliato". La deputata batte il tasto sul presunto ritardo dell'esecutivo nazionale "sull'attuazione degli investimenti previsti per le infrastrutture" e aggiunge: "Mi sembra che si occupino più di fare campagna elettorale che non di portare risultati concreti ai cittadini". Mentre lei è seriamente convinta che in questa terra, come in Calabria, serva innanzitutto "un grande investimento per migliorare la mobilità, adesso. Non tra 15 o 20 anni con un progetto dannoso e anacronistico come questo", commenta incontrando i giornalisti a Torre Faro.

La segretaria del Pd ricorda che qualche giorno fa in Parlamento è emerso "con nettezza che persino la relazione che ha visto il contribuito di un comitato scientifico ha chiarito che le prove del vento non sono state fatte, non è stata fatta un'adeguata zonizzazione per quanto riguarda i rischi sismici". Anche se, allo stesso tempo, dimentica di aggiungere che gli ingegneri e i geologi nominati dal ministero dei Trasporti hanno approvato l'opera all'unanimità. "Ci domandiamo: perché tutta questa fretta?", ribadisce Schlein. "È una fretta che sembra elettorale che però non ha a cuore il vero destino di questa comunità e di questo territorio", è l'opinione dell'ex europarlamentare. L'accusa riguarda anche i governatori di Sicilia e Calabria - rispettivamente Renato Schifani e Roberto Occhiuto - i quali anteporrebbero "l'interesse di parte a quello generale delle collettività che rappresentano. Lo dobbiamo dire con chiarezza, prima viene l'interesse della propria comunità".

Bonelli: "È una cambiale in bianco"

A farle eco ci pensa Bonelli, che recita il ruolo del "benaltrista": "Salvini dovrebbe spiegare anche che senso abbia investire risorse nel progetto del Ponte sacrificando progetti vitali per la collettività, come la sanità, la scuola, il trasporto pubblico, a favore di questa grande opera di dubbia utilità e fattibilità". E, a tal proposito, sottolinea la sfida del "cambiamento climatico", la necessità di un "trasporto sostenibile" e l'esigenza di "investire in modo equo sul territorio, garantendo il diritto alla mobilità a tutte e tutti". Il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra parla espressamente di una "cambiale in bianco sulle spalle delle future generazioni" e ritiene essenziale basare il dibattito "su dati concreti, valutazioni tecniche approfondite, al momento mancanti, e su un'analisi costi-benefici che consideri tutti gli aspetti: economici, sociali, ambientali e di sicurezza, soprattutto in un'area ad alta pericolosità sismica". Ignorare questi aspetti o relegarli a un piano secondario, secondo lui, "significa non agire nell'interesse dell'Italia e dei suoi cittadini".

Le dichiarazioni favorevoli del leader di sinistra

Eppure la sinistra (soprattutto nelle intenzioni del Partito Democratico) fino a pochi anni fa non era per niente ideologicamente contraria al Ponte sullo Stretto. Romano Prodi, quando era alla guida dell'Iri, si diceva certo che i lavori sarebbero cominciati al più presto anche "ricorrendo all'intervento privato e possibilmente di imprese meridionali". Massimo D'Alema, nel febbraio 1996, affermava che il Ponte non avrebbe pesato sulle casse dello Stato "in quanto capace di autofinanziarsi e sarebbe un volano per lo sviluppo del Meridione".

Due anni dopo, fu la volta di un altro pezzo grosso della sinistra a fare endorsment nei confronti dell'opera: "Non vedo perché tutti i Paesi del mondo hanno i ponti e l'Italia no", affermò Vincenzo Visco sfidando qualcuno a dimostrargli il contrario. Non era da meno nel 2001 Francesco Rutelli, candidato premier del centrosinistra Rutelli, che indicava il 2 giugno 2012 come data simbolo di inaugurazione e battezzava il ponte come "completamento di una grande sfida e simbolo positivo dell'Italia che si allunga". Per non parlare, infine, dell'entusiasmo sempre palesato da Matteo Renzi durante il suo governo.

Schlein e Bonelli, che qualche settimana fa avevano presentato un esposto alla procura di Roma sull'attività di realizzazione della grande opera, dovrebbero rinfrescarsi la memoria.

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