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"Non c'è nessun lutto". L'addio ultimo pretesto per un odio irriducibile

A Milano qualche provocatore e a Bologna spunta un Funeral Party dei centri sociali. Travaglio specula su tuto e i comunisti insistono con "niet" a esequie di Stato così solenni

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Anche nel giorno del lutto per i funerali di Stato di Silvio Berlusconi, c'è chi perde l'occasione per restare in silenzio rispettando le esequie del Cavaliere in un'assurda gara a chi la spara più grossa nel tentativo di infangare la sua memoria. Una mobilitazione che dai social arriva a Milano dove una provocatrice si è presentata in piazza indossando la maglietta «Io non sono in lutto» e gridando «seppellitelo a Piazzale Loreto!», stessa scena davanti alla Camera dei Deputati dove una donna ha esposto un cartello con la scritta non il mio lutto. Hanno fatto peggio a Bologna dove un collettivo di estrema sinistra ha organizzato una festa per la morte di Berlusconi «B. State Funeral Party» con il sottotitolo «Sì ok era meglio fosse successo 30 anni fa ma così non fu e ora si festeggia comunque senza nessun rispetto». Come spiega il senatore di Fdi Marco Lisei: «All'interno di un immobile del Comune, in vicolo Bolognetti, assegnato in maniera improvvida in gestione ad un collettivo di estrema sinistra denominato Labas, si è deciso di organizzare un'immonda, degradante e vile festa per la sua morte. In una città normale il Sindaco revocherebbe immediatamente la convenzione, ma qui non accadrà». Rincara la dose il capogruppo della Lega a Bologna Matteo Di Benedetto: «è inaccettabile, indegno di un paese civile, che si festeggi la morte di qualcuno. Fuori Labas dagli spazi comunali subito, è l'unica strada percorribile. Tutte le confessioni, i finanziamenti e le collaborazione siano revocate nell'immediato». Nel campionario degli attacchi spicca «Il Fatto Quotidiano» che, con il passare dei giorni, tocca sempre più il fondo arrivando a strumentalizzare l'omelia pronunciata dall'Arcivescovo di Milano Delpini con una lettura forzata: «Nessuna canonizzazione, ma un'omelia molto breve, gelida e assolutamente distaccata, senza alcun riferimento biografico». Continua a distinguersi in negativo Potere al Popolo che ieri ha lanciato una mobilitazione social contro il lutto nazionale corredata dalla grafica «Lutto Stato-Mafia Non in mio nome», mentre a Palermo sono apparsi manifesti funebri con la foto di Berlusconi e la scritta «ne danno il triste annuncio le famiglie mafiose palermitane riunite nel dolore». Secondo Alberto Samonà, già Assessore alla Cultura della Regione Sicilia, si tratta di «manifesti vergognosi che non hanno niente di satirico, ma sono semmai un inno alla malafede e al cattivo gusto, perché mettono insieme l'insulto e la diffamazione». Tra le realtà che hanno annunciato di non partecipare al lutto nazionale c'è Adi, Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca, che ha motivato la sua decisione «perché la Riforma Gelmini, approvata dal governo Berlusconi ter, ha dato il via a quella precarizzazione del lavoro di ricerca che viviamo tutt'oggi sulla nostra pelle». Non poteva mancare all'appello il gruppo di attiviste trasfemministe «Non una di meno» che ha manifestato a Roma davanti all'Altare della Patria esponendo uno striscione con scritto: «Oggi non siamo in lutto, siamo in lotta» sostenendo sia indecente che il lutto nazionale venga proclamato per una personalità «che ha causato danni incalcolabili». Anche intellettuali e giornalisti di sinistra hanno puntato il dito contro la scelta di indire il lutto nazionale e, se Corrado Augias ha affermato «Berlusconi ha fallito politicamente, lo dicono i fatti. Ha vilipeso le istituzioni e fatto barcollare la democrazia», Gad Lerner ha scritto uno status surreale: «La coincidenza della morte di Flavia Franzoni Prodi con quella di Berlusconi suona beffarda ma se non altro ci ricorda che esiste un'Italia migliore» corredando il suo intervento con l'hashtag «lutto nazionale anche no». Un tweet di cattivo gusto che non deve essere piaciuto al leader della Lega Matteo Salvini che, a quanto si apprende, è rimasto impassibile quando Lerner si è avvicinato per salutarlo al termine del funerale. Torna sulla decisione di non mettere le bandiere a mezz'asta all'Università per Stranieri di Siena il rettore Tomaso Montanari che in un articolo motiva la sua presa di posizione aggiungendo in un post scriptum: «Tolta la toga rettorale, vorrei qui aggiungere, da cittadino, che trovo incredibile l'unanime riconoscimento della grandezza di B, anche nella diversità delle idee, dalla Chiesa alla Cgil a ciò che resta del Pd e della sinistra».

La miglior risposta all'antiberlusconismo irriducibile arriva però da Piazza Duomo a Milano dove migliaia di persone hanno tributato il doveroso omaggio a un uomo che ha cambiato la storia italiana.

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