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"Non è più casa nostra". In trenta vanno da Calenda, nel Pd è caos totale

Il Partito Democratico ligure viene scosso dall'addio di massa di rappresentanti locali che ora approderanno ad Azione. Guerini: "Non ignorare il disagio"

"Non è più casa nostra". In trenta vanno da Calenda, nel Pd è caos totale

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"Non è più casa nostra". In trenta vanno da Calenda, nel Pd è caos totale

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Un terremoto politico sta coinvolgendo il Partito Democratico in Liguria. Una trentina di esponenti dem hanno deciso di lasciare la Schlein per entrare in Azione, il movimento di Carlo Calenda. Tra loro, ci sono anche il consigliere regionale Pippo Rossetti e la consigliera comunale Cristina Lodi. Due non esattamente irrilevanti, anche in termini di voti. Lodi, per esempio, è stata la più votata nelle ultime amministrative nel comune di Genova, che pure erano state nettamente vinte dal centrodestra e dal sindaco Marco Bucci.

Le motivazioni con le quali gli ex piddini hanno giustificato il loro addio al Pd sono contenute in una lettera inviata al gruppo dirigente ligure. Il senso non è poi così distante da quello che avevano già affermato nel recente passato altri rappresentanti che hanno deciso di compiere lo stesso percorso in direzione Calenda o Renzi. Con Elly Schlein - scrivono - c'è stata "una netta svolta a sinistra, in cui viene sostanzialmente negato il processo del riformismo messo in campo negli ultimi dieci anni" per questo "non ci sentiamo più a casa nostra". E così la loro nuova casa sarà quella di Azione. "È il momento di agire con coraggio e aderire al progetto riformista di Azione con Carlo Calenda. Partito che fonda le proprie radici nella Costituzione, che non media per forza con il populismo dilagante".

Un ennesimo smacco per la segretaria del Partito Democratico che, da quando si è insediata al vertice del Nazareno, ha già dovuto assistere ad altre scosse telluriche a livello più nazionale, come hanno dimostrato gli addii dei mesi scorsi dall'ex-capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, e di Enrico Borghi, passato con Matteo Renzi e attuale presidente dei senatori di Italia Viva. La minoranza del Pd non ha perso l'occasione per punzecchiare la gestione schleiniana che è ormai ha virato troppo a sinistra. In questo senso, è intervenuto Lorenzo Guerini, punto di riferimento dell'area riformista che non intende sottovalutare la complicata situazione interna al partito e mette in guardia: "Non ignorare il disagio".

Una dialettica interna si era già rinfocolata dopo le parole della Schlein sulle spese militari e poi sull'adesione alla battaglia della Cgil contro il Jobs Act del governo Renzi nelle scorse settimane. Per non parlare delle parole sussurrate da Nicola Zingaretti dopo la festa dell'Unità. Guerini aggiunge di essere "molto dispiaciuto dell'uscita di Pippo Rossetti e Cristina Lodi dal Partito Democratico. Rispetto la loro scelta anche se non la condivido. Ma forse è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità nel partito, di fronte a queste e altre uscite. Al netto delle motivazioni personali - aggiunge l'ex ministro della Difesa - c'è un disagio che sarebbe sbagliato ignorare. Ne va dell'identità e del progetto del Pd, comunità plurale e inclusiva cui tutti teniamo". Non è da meno Alessandro Alfieri, membro della segreteria ed esponente dell'area riformista dem: "Non si può far finta di niente.

Si apra una riflessione per far sentire tutti a casa nel momento in cui stiamo rafforzando il nostro impegno per contrastare le scelte sbagliate della destra".

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