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Conte, Cortina e le bugie: il francescanesimo 5S inchioda Giuseppi

M5S pauperista? "Una grottesca deformazione", sostiene Conte. Ma non è così. Dalle intemerate anti-casta alla decrescita felice, la storia grillina smentisce l'ex premier

Conte, Cortina e le bugie: così il francescanesimo 5S inchioda Giuseppi
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Scurdàmmoce 'o passato. Giuseppe Conte se le inventa tutte, anche a costo di sconfessare la dottrina pentastellata degli albori. Nelle scorse ore, per dribblare le polemiche sulle proprie vacanza a Cortina, l'ex premier ha ad esempio negato che i Cinque Stelle abbiano mai avuto una vocazione pauperista. "Questa è una deformazione grottesca del M5S della prima ora: il Movimento ha voluto contrastare i privilegi, non c'è mai stata la componente di invidia sociale", ha affermato l'ex avvocato del popolo in tv. Supponiamo con una certa apprensione che, all'udire quelle parole, molti grillini della prima ora abbiano avuto una crisi d'identità.

Il francescanesimo pentastellato

Ma come: il Movimento Cinque Stelle non era quello del francescanesimo predicato a suon di vaffa? A evocare il poverello di Assisi come ispiratore dell'esperienza pentastellata era stato lo stesso Beppe Grillo, che aveva dato alla luce la propria creatura politica proprio il 4 ottobre (giorno di San Francesco, appunto). "Siamo francescani, siamo noi i veri francescani", aveva anche affermato il comico genovese, beccandosi una tirata d'orecchie da parte del Vaticano. Il pauperismo grillino aveva poi cavalcato l'utopia della politica a costo zero, dell'impegno civico autofinanziato dal basso e a rimborso spese. Quel sogno si sarebbe poi scontrato con la più articolata realtà.

Le ipocrisie della lotta anti-casta

E pure la lotta anti-casta (uno dei leitmotiv pentastellati) era stata propagandata evocando una sobrietà intrisa di populismo. Per battattersi contro i privilegi della politica, i grillini avevano puntato il dito anche contro le auto blu, ritenute un lussuoso orpello. L'ex presidente della Camera Roberto Fico aveva infatti preso l'autobus per recarsi a Montecitorio, abitudine che sarebbe durata ben poco. E ricordate il grillino Vito Crimi pizzicato sul Frecciarossa in prima classe? Si era dovuto giustificare coi suoi, spiegando che era tutta colpa di uno sciopero. Di solito - aveva spiegato l'allora capogruppo 5S - "viaggio sempre in seconda classe". I Cinque Stelle erano infatti gli autoproclamati alfieri della morigeratezza: guai a contraddire quella regola aurea. All'epoca, un pentastellato in vacanza a Cortina sarebbe stato assai difficile da vedere.

La polveriera dell'invidia sociale

Nella storia grillina, poi, ci sono state anche le intemerate contro gli stipendi - a loro giudizio troppo alti - dei politici e dei top manager. Ma simili istanze non erano forse frutto di una concezione che considerava la ricchezza una sorta di eccedenza? "Non c'è mai stata la componente di invidia sociale", afferma oggi Giuseppe Conte, eppure il Movimento non perde occasione per presentarsi come l'unico partito in grado di dar voce ai poveri, soffiando proprio sul fuoco delle differenze sociali. Nei giorni scorsi proprio l'ex premier aveva accusato il governo Meloni di voler aprire "una guerra senza scrupoli ai poveri, agli ultimi". E, prima delle vacanze natalizie, il leader 5S si era vantato di aver seguito la Prima della Scala assieme agli indigenti e ai percettori del reddito di cittadinanza. Non dai lussuosi ambienti del celebre teatro milanese.

Il manifesto della parsimonia

Pealtro, a smentire Conte sul pauperismo negato è stato pure Beppe Grillo, che di recente sul proprio blog aveva lanciato un "manifesto della parsimonia" (un nome, un programma) con il quale teorizzava la seguente strategia di progresso sostenibile: dimezzamento di energia, materiali e lavoro. In sostanza un remake 4.0 della decrescita felice, altro mantra che ha da sempre solleticato la fantasia di molti simpatizzanti pentastellati.

Come può oggi Conte sfilarsi da quel legittimo ma opinabile humus politico? L'esercizio di camaleontismo non è affatto facile.

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