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"Numeri disastrosi". Ma il governo smentisce i grillini sulla povertà

Dimenticatisi della loro promessa inadempiuta sulla povertà "abolita", i grillini hanno attaccano l'esecutivo sui recenti dati Istat. Ma una nota di palazzo Chigi fa chiarezza sui numeri: "Governo efficace"

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"Abbiamo abolito la povertà. Ce l'abbiamo fatta!". Ve li ricordate? Dal balcone di palazzo Chigi, i grillini capitanati da Luigi Di Maio si erano lanciati in festeggiamenti sfrenati e gesti di esultanza. Era il settembre del 2018 e loro, i pentastellati da poco arrivati al governo, erano davvero convinti di aver debellato l'indigenza in Italia. Quella smargiassata sarebbe a modo suo entrata nella storia, ricordata a perpetua memoria come una pantomima smentita poi dai fatti e riconosciuta come un grossolano errore dagli stessi politici del Movimento.

Le ricette assistenzialiste attuate dai Cinque Stelle, difatti, non solo non hanno abolito la povertà ma purtroppo si sono rivelate un boomerang. Per non parlare poi del reddito di cittadinanza e del superbonus introdotti successivamente, che hanno impoverito persino le casse dello Stato. Per questo, oggi, fa un certo effetto vedere i grillini incalzare il governo Meloni proprio su quel tema. Assieme alla sinistra tutta, i pentastellati hanno chiesto infatti al premier "un'informativa urgente in merito ai dati allarmanti sulla povertà pubblicati dall'Istat" e hanno parlato di "numeri disastrosi" dei quali Meloni sarebbe la "prima responsabile". Dimenticatisi velocemente della loro promessa inadempiuta sulla povertà "abolita", i grillini hanno puntato il dito contro l'esecutivo con un'invidiabile faccia tosta.

In piena campagna elettorale, del resto, le presunte carenze altrui diventano spesso un pretesto per nascondere le proprie. "Se ieri a parlare erano le nostre preoccupazioni circa la cancellazione del reddito di cittadinanza, oggi lo fanno i numeri che sono da macelleria sociale", hanno attaccato così i 5s. Ma da palazzo Chigi è arrivata una smentita a quelle accuse, attraverso una nota diramata per "fare chiarezza" in merito alle ultime due note Istat in tema di povertà. Nel dettaglio l'esecutivo ha dimostrato come la direzione intrapresa si stia rivelando efficace, peraltro secondo gli stessi dati dell'istituto nazionale di statistica.

"Andando per ordine, lo scorso 6 marzo l’Istat ha pubblicato una nota nella quale affermava che, nel complesso, le misure introdotte nel corso del 2023 dal governo (ad esempio il taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti percentuali e l’aumento dell’assegno unico graduato per Isee) hanno portato ad un aumento, seppur lieve, dell’equità della distribuzione dei redditi", hanno spiegato da palazzo Chigi. L'effetto più evidente di questa redistribuzione - sottolinea ancora la nota - "si è registrato sul rischio di povertà che è diminuito di oltre un punto percentuale, dal 20% al 18,8%. Quindi un risultato positivo in termini di politiche di contrasto alla povertà e di sostegno ai redditi più bassi messe in campo dall'esecutivo". Il rischio di povertà al quale si fa riferimento nella nota indica la percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile inferiore a una determinata soglia di rischio di povertà (soglia fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito disponibile equivalente).

La nota Istat più recente, quella del 26 marzo, contiene invece una stima preliminare sulla povertà assoluta e sulla spesa delle famiglie italiane. In essa si legge che nel 2023, secondo le stime preliminari, l'incidenza di povertà assoluta è pari all’8,5% tra le famiglie (8,3% nel 2022) e al 9,8% tra gli individui (9,7% nel 2022), in un quadro di sostanziale stabilità rispetto al 2022. "Si è registrato, quindi, nelle stime, un lieve aumento dell’indice di povertà rispetto all’anno precedente, talmente lieve che il nostro ufficio statistico parla di stabilità", ha chiosato al riguardo palazzo Chigi, arrivando poi alle conclusioni.

"I dati delle due note Istat non sono in contraddizione come invece potrebbe apparire, prendendo in considerazione due indicatori differenti. Nella prima nota, infatti, si parlava di rischio di povertà, in questa seconda nota di povertà assoluta. Rientrano tra le famiglie in povertà assoluta quei nuclei familiari con una spesa mensile pari o inferiore a quella necessaria ad acquistare il cosiddetto paniere di povertà assoluta, ovvero l’insieme beni e i servizi che vengono considerati essenziali per consentire ad una famiglia uno standard di vita minimamente accettabile ed evitare gravi forme di esclusione sociale", spiega la nota del governo, sgomberando così il campo dalle strumentalizzazioni dei dati iniziate a tempo record.

In sintesi, si legge ancora, "le politiche del Governo Meloni si confermano efficaci nel contrasto alla povertà secondo i diversi indicatori Istat. Questo riguarda particolarmente il rischio di povertà che si è ridotto così come l’intensità della povertà.

Anche l’incidenza della povertà assoluta mostra come si sia passati da un aumento dello 0,6% registrato nel 2022 rispetto al 2021 a un aumento dello 0,2% del 2023 rispetto all’anno precedente, interamente dovuto alle dinamiche inflazionistiche".

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