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La Nutella ha 50 anni. E noi vi sveliamo il suo vero segreto

Da anni si cerca l'ingrediente misterioso. Che non c'è: il suo gusto è parte della nostra memoria comune. Ecco perché non teme confronti

La Nutella ha 50 anni. E noi vi sveliamo il suo vero segreto

È una signora di mezza età del color dell'ebano che sta per compiere mezzo secolo ma non ha mai smesso di piacere. E senza lifting. Certo, c'è quel segreto su cui tutti da anni s'interrogano. Poco importa se esiste o no, perché il vero segreto è essere rimasta sempre uguale a se stessa e nutrire il nostro immaginario, che non teme calorie. La Nutella (sì, parliamo di lei) sarà celebrata il prossimo 14 maggio al Tempio di Adriano di Roma tra vip col cucchiaino sguainato. L'inizio di un giubileo che prevede barattoli celebrativi «fluo» e un sito (nutellastories.com) dove ognuno potrà lasciare pensieri o ricordi.

Nutella è il nome che molti danno alla felicità spalmabile. Riserva in barattolo di serotonina, antidepressivo senza bisogno di prescrizione. Tra pochi giorni saranno 50 anni dal giorno in cui, il 30 aprile 1964, il primo barattolo contenente l'oro marrone uscì dallo stabilimento della Ferrero ad Alba. A pensarci ora non c'è simbolo più felice per riassume plasticamente (e spalmabilmente) gli anni del boom: quel mix di ottimismo, incoscienza, gioia di vivere confezionato in un bicchiere trasparente.

Dapprincipio fu il Gianduja, tipo di cioccolata arricchita dalla locale Nocciola tonda gentile inventato ai primi dell'Ottocento nelle Langhe. Quasi un secolo e mezzo dopo i Ferrero, pasticcieri ad Alba, decisero di crearne una versione spalmabile e la chiamarono Supercrema. Fuochino. Nel 1963 l'intuizione del giovane Michele Ferrero: la Supercrema divenne Nutella (dalla parola inglese per nocciola, ovvero nut) e pochi mesi dopo partì alla conquista del mondo. Oggi ovunque Nutella è nome comune: qualsiasi prodotto simile deve rassegnarsi a esserne sempre la copia sbiadita e rinunciare a prescindere a fargli davvero concorrenza. E ci hanno provato in tanti. Anche da noi. Il flop è comprovato da ciò: in Italia la Nutella vanta una quota di mercato dell'86 per cento e le sue vendite sono considerate anelastiche. Non risentono, cioè, di crisi e variazioni di prezzo. Se ne sono accorti anche in Nuova Caledonia, dove per proteggere la versione locale, l'imperdibile Biscochoc, è vietato l'import del capolavoro italiano. Non sono giunte notizie di rivolte popolari, ma solo perché i neocaledoniesi (o come diavolo si chiamano) non sanno che cosa si perdono.

Il successo della Nutella è frutto - come sempre - di genio e caso in eguali dosi. È naturalmente buonissima - e hai detto niente. Costa relativamente poco. È un prodotto che fa casa e famiglia. È rimasto sempre uguale a sé stesso. Ha creato un legame con il suo pubblico attraverso l'uso di bicchieri da riutilizzare. E però comunque resta il mistero: gli ingredienti sono zucchero, nocciole, cacao magro, latte scremato, siero di latte, lecitina di soia, aromi, olio di palma. Tutte le aziende che hanno puntato su una maggiore qualità, ad esempio aumentando la quota di nocciole (l'ingrediente nobile), hanno forse convinto qualche isolato gourmet ma non conquistato il pubblico «drogato» dal sapore e dalla consistenza della «n» nera. E allora vuol proprio dire che è l'ingrediente misterioso il quid. Se digitate su Google «segreto della Nutella» avrete 229.000 risultati zeppi di teorie bizzarre: dalla zucca alle larve di mosca.

«Ho sentito dire - scrive un'ingenuotta su un blog - k se sapessimo l'ingrediente smetteremmo di mangiarla». Scommettiamo che invece la mangeremmo comunque?

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