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Ok al codice rosso contro le violenze: inasprite le pene e faro sui "reati spia"

Via libera bipartisan, l’opposizione non presenta emendamenti. Fi: "Un bel segnale per gli italiani". Ma il Pd continua con la polemica: non c’è prevenzione

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L’ondata di emozione e sdegno per l’uccisione di Giulia Cecchettin smuove i palazzi della politica. Così ieri la commissione giustizia del Senato ha dato un rapido e unanime via libera al ddl presentato a giugno dal governo (e già approvato dalla Camera) che inasprisce il cosiddetto «codice rosso» sulla violenza di genere.

Il testo arriva nell’aula di Palazzo Madama stamattina, e maggioranza e opposizioni si sono accordate per votarlo in giornata: il centrosinistra (che pure non lo considera pienamente soddisfacente) non presenterà emendamenti. Il centrodestra ha dato dal canto suo la disponibilità a collaborare su ordini del giorno «condivisi» da votare insieme al testo, che mettano le basi per ulteriori interventi, come quello sulla «prevenzione primaria» da fare nelle scuole. Su cui però permangono profonde divergenze, come dimostrano le polemiche sul piano annunciato dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara. Ma c’è un obiettivo condiviso da tutte le forze politiche: dare un «segnale» concreto di reazione delle istituzioni prima del 25 novembre, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Che quest’anno sarà particolarmente sentita e partecipata, con decine di manifestazioni in tutta Italia, nel nome di Giulia e dell’indignazione che questo particolare caso di femminicidio ha scatenato. Il testo del ddl, che riprende misure già previste dal governo Draghi, punta non solo sull’inasprimento di alcune pene ma anche sul rafforzamento di misure preventive come l’ammonimento, il braccialetto elettronico, la distanza minima di avvicinamento e la loro applicazione ai cosiddetti «reati spia».

«Approvarlo insieme è un bel segnale per gli italiani. Su temi come questo la politica ha il dovere di mostrarsi unita. Ed è compito di chi lavora nelle istituzioni impegnarsi a farlo», dice Daniela Ternullo di Forza Italia. «Su questo tema occorre lasciar perdere le polemiche politiche e mostrarsi uniti, per dare il senso che le istituzioni sanno affrontare un’emergenza così drammatica», dice Raffaella Paita di Italia viva. Ma le polemiche rimangono: «Nel testo si parla solo di repressione», dice la segretaria dem Elly Schlein. «Non c’è nulla che riguardi la prevenzione, ossia l’educazione nelle scuole e la formazione di operatori».

Su questo il Pd vuole insistere, assicura: «Siamo disponibili» ad azioni bipartisan, ma da Giorgia Meloni «non sono arrivati segnali». Le replica la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, sponsor del ddl che oggi sarà approvato: «Da una parte Schlein chiede unità e condivisione, dall’altra accusa il governo». Che invece, rivendica, «ha investito risorse importanti su centri e piani antiviolenza e sulle case rifugio. Più di tutti quelli che ci hanno preceduto: da 35 milioni siamo passati a 55».

E per giovedì mattina si ipotizza persino un «flashmob» di senatori (maschi) contro la violenza di genere.

Proposta lanciata dal presidente del Senato La Russa e accolta dalla maggioranza, che ieri sera cercava senatori di opposizione disposti a partecipare: «Deve essere bipartisan».

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