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Ora tocca al governo. Ma Palazzo Chigi tace

Nonostante le promesse e la riduzione del costo del denaro, bocciato il governo Renzi. Ma Palazzo Chigi non fa nulla affinché l'Italia torni a crescere

Ora tocca al governo. Ma Palazzo Chigi tace

Il governo Renzi, in pochi giorni, ha già ricevuto due bocciature sonore, quella della Commissione europea e quella di Standard & Poor's. In entrambi i casi, la valutazione non favorevole deriva dalla inadeguatezza della politica di crescita che fa sì che l'aumento del Pil sia inadeguato. Occorrerebbe il rilancio degli investimenti. Ma ci si illude se si pensa che le misure adottate dalla Bce bastino a farli ripartire. Esse riducono il costo del denaro per le banche e ne faranno affluire di più nelle casse degli istituti di credito, ma ciò non si traduce automaticamente in investimenti per l'economia. Draghi ha dato la canna da pesca. Ma per pescare ci vuole chi la impugni.

Sin qui il governo Renzi non ha fatto nulla per gli investimenti privati o pubblici. Al contrario, ha depresso ulteriormente quelli nell'edilizia mediante la Tasi, arrivata dopo la stangata dell'Imu. Sicché l'effetto che ha la riduzione del tasso di interesse della Bce di un decimo di punto sui tassi dei mutui immobiliari è in gran parte vanificato dal nuovo balzello fiscale sulla casa che Renzi ha adottato e dalle incertezze sulla dimensione dell'aggravio per le migliaia di comuni in cui è stata stabilita la proroga della fissazione delle aliquote: un'altra bella idea escogitata da questo governo di pasticcioni.

Il presidente di Confindustria Squinzi si duole che i mutui immobiliari non siano stati inclusi nei titoli che le banche possono dare alla Bce come garanzia per i prestiti a lungo termine che essa potrà concedere per 400 miliardi globali. Ma ciò è solo la logica conseguenza del fatto che Draghi sino ad ora non ha adottato il pacchetto di interventi più efficace per combattere la crisi da deflazione che ci attanaglia, quello delle misure non convenzionali di finanziamento diretto dell'economia reale, a cui ha solo accennato come eventualità. Si tratta per la Bce di comperare direttamente obbligazioni emesse dalle imprese, mutui immobiliari e soprattutto crediti delle imprese assistiti da garanzie (Abs, ossia asset backed securities). Ciò darebbe un particolare impulso alle imprese minori, che attualmente fanno molta fatica a ottenere credito dalle banche nonostante il bassissimo tasso a cui queste possono attingere dalla Bce.

In realtà la Bundesbank tedesca si sarebbe opposta a tale intervento a favore dell'economia reale di Paesi come il nostro in cui ci sono questi incagli al credito alla produzione. I circoli politici ed economico-finanziari di Berlino già sono scandalizzati dalle misure adottate adesso dalla Bce, nonostante il consenso espresso dalla Bundesbank. E così queste altre misure sono state bloccate. Dunque, accanto alla questione dei mutui immobiliari rimane per noi aperta quella del credito alle imprese dell'economia reale, per la quale l'attuale governo non ha fatto niente fino ad ora, e quella del finanziamento delle opere pubbliche. Renzi ha trovato solo i soldi per dare 80 euro in busta paga ai lavoratori a basso reddito già occupati, non li ha voluti trovare per dare impulso alle grandi opere o a quelle piccole, se si fa eccezione per qualche edificio scolastico. Tali opere potrebbero creare subito nuova occupazione, oltreché un po' di maggiore efficienza di cui abbiamo bisogno.

Il governo avrebbe tanti strumenti per creare un ponte fra la maggior liquidità creata dalla decisione della Bce e le imprese: dalla Cassa depositi e prestiti ai fondi di garanzia per il credito alle piccole e medie imprese e al loro export. Con il ribasso del costo del denaro, ora ci sono più opportunità per far ripartire l'investimento pubblico e privato e l'incuria per questi temi diventa più grave. Però né Renzi né i suoi ministri hanno dato segno di volersi muovere per l'utilizzo della canna da pesca messa a disposizione da Draghi.

Si beano della vittoria elettorale, che riguarda loro, e non badano alla crescita che riguarda il paese.

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