Politica

Palazzo Chigi fondato sulla cadrega

Per formare il governo Bersani confida nell'attaccamento alla cadrega dei colleghi che, pur di non mollarla, sarebbero pronti a qualsiasi nefandezza (anche tradire le idee)

Il leader piddì Pier Luigi Bersani in aula a Montecitorio
Il leader piddì Pier Luigi Bersani in aula a Montecitorio

Siamo gente di mondo e non ci scandalizziamo facilmente. Ma c'è un limite anche al cinismo, e il segretario del Pd l'ha superato, suscitando perfino in noi vecchie pantegane, avvezze a qualsiasi porcata del Palazzo, un certo stupore. Pier Luigi Bersani infatti, dopo aver issato sui più alti scranni della Camera e del Senato la signora Laura Boldrini e il signor Pietro Grasso, si è convinto di aver fatto bingo. Perché? Si dichiara fiducioso di riuscire a mettere insieme una maggioranza in grado di esprimere un governo, ovviamente presieduto da sé medesimo.
Il suo ottimismo deriva dall'ipotesi - non campata in aria - che gran parte dei rappresentanti del popolo appena eletti non abbia alcuna voglia di abbandonare l'incarico a causa di un anticipato (precoce) scioglimento delle Camere, provocato dall'impossibilità di formare un esecutivo. Bersani, in sostanza, confida nell'attaccamento alla cadrega dei suoi colleghi, i quali, pur di non mollarla, sarebbero quindi pronti a qualsiasi nefandezza, incluso il tradimento delle idee in base alle quali hanno ottenuto il voto dei cittadini.
Intendiamoci, non si pensa mai abbastanza male di deputati e senatori, per cui non si può escludere la fondatezza delle maliziose supposizioni del leader progressista. Il punto però è un altro. L'intera campagna elettorale è stata condotta da ogni partito, anche il più tradizionale, all'insegna del cambiamento: basta con la politica degli interessi personali, della conservazione dei privilegi riservati alla Casta, dei meschini giochi di bassa bottega partitica. Lo stesso Bersani ha ribadito con enfasi recentemente: serve il rinnovamento, il rin-no-va-men-to! E ora, davanti al pericolo di non entrare a Palazzo Chigi per insufficienza di numeri, egli si dà alla questua per raccattare nel recinto dei parlamentari, esordienti e veterani, qualche suffragio che gli consenta di diventare premier, non importa se precario.
Non è uno spettacolo edificante. Può giusto piacere a Lucia Annunziata, che quanto a buongusto ha dimostrato, intervistando Angelino Alfano, di averne poco. Ma al di là delle questioni estetiche, c'è da domandarsi che razza di governo sarebbe quello eventualmente nato e nutrito non dalla speranza di portare il Paese fuori dai guai, ma dal terrore di perdere l'indennità di carica (e ammennicoli vari) nonché il diritto di essere chiamati onorevoli.


Comprendiamo che a Bersani non capiterà più l'occasione di diventare presidente del Consiglio, quindi è quasi normale che faccia il diavolo a quattro per sfruttarla, ricorrendo a mezzucci e profittando della debolezza di chi ama la poltrona più della dignità, pur d'insediarsi anche solo per pochi mesi. Comprendiamo. Ma se non resiste alla tentazione di occupare l'ambito posto a qualsiasi prezzo, anche quello del ridicolo, si sforzi almeno di dissimulare. In mancanza di stile, è gradito un pizzico di ipocrisia.

Commenti