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Pannella sta morendo e gli italiani se ne fregano

Marco Pannella ci riprova, e potrebbe essere l'ultima volta. Uno sciopero della fame e della sete, alla sua età (quasi 83) è una scommessa sconsigliabile

Pannella sta morendo e gli italiani se ne fregano

Marco Pannella ci riprova, e potrebbe essere l'ultima volta. Uno sciopero - l'ennesimo - della fame e della sete, alla sua età (quasi 83) è una scommessa sconsigliabile. Dal nostro punto di vista. Ma da quello del Grande Radicale è una mossa disperata per farsi udire dai sordi del Palazzo. Non sappiamo come andrà a finire: gli indifferenti dei partiti sono troppo impegnati nei traffici di bottega e non hanno alcuna voglia di occuparsi delle carceri (fuori legge) e dei carcerati, cui manca solo di essere torturati per accontentare quelli, tanti, che dicono: «Uno in galera? Qualcosa avrà fatto; chiudetelo in cella e gettate via la chiave».

L'unico che si fa in quattro per ripristinare la legalità calpestata da questo Stato criminale è lui, Pannella, e passa pure per fesso. Davanti alle foto che lo ritraggono smagrito e sofferente, sul punto di morire, molti sbuffano annoiati: lo accusano di scarsa fantasia, di recitare sempre lo stesso copione del digiuno totale. Già, ogni due o tre anni, quell'omone imponente si fa ricoverare per impietosire gli italiani, i quali invece se ne fregano, hanno capito il trucco esibizionistico.

Facile esprimere sciocchezze quando si trascurano i motivi di certe proteste estreme. Come è facile dimenticare i sacrifici di Marco, le sue battaglie combattute con (eccessivo) furore e che hanno segnato la storia politica del nostro Paese: il divorzio e la depenalizzazione dell'aborto sono opere sue. I referendum, che dormivano nella Costituzione, li ha svegliati lui. Per esempio quello che aboliva il finanziamento pubblico dei partiti, approvato dal popolo e disatteso da chi doveva dargli effetto. Vi pare poco?

Il potere esecutivo e il potere legislativo del nostro Paese hanno sempre cercato di sottovalutare, sminuire e addirittura ridicolizzare le iniziative radicali. Perché? Confinandole nel recinto più lontano dalle priorità, avevano la speranza, se non la certezza, di soffocarle nell'oblio. Non valeva la pena di prenderle in considerazione, di far crescere, così, la Rosa nel pugno (una minaccia). Inoltre, i diritti civili non fruttano tangenti, non portano vantaggi elettorali, ma un rischio: quello di scontentare una parte cospicua di cittadini. Figuriamoci i diritti dei detenuti: a chi possono stare a cuore se non a qualche anima bella? C'è un'ignoranza quasi totale del dramma delle patrie galere, e non mi riferisco soltanto al sovraffollamento, che pure è causa di orrori ripugnanti.

Si ignora che quasi la metà dei reclusi è in attesa di giudizio e che il 50 per cento di loro vengono poi regolarmente assolti. Si ignorano l'inadeguatezza delle strutture, l'impossibilità di garantire a tutti un letto, l'assenza di servizi igienici degni di questo nome. Si ignorano l'assurdità dei regolamenti, le vessazioni inflitte a chi è privato della libertà e della personalità, costretto a una promiscuità avvilente. Non proseguo nell'elencazione dei «delitti» che lo Stato commette in qualsiasi luogo delimitato dalle sbarre: desidero evitare di impressionare il lettore.

Pannella è uno dei pochi ad aver visitato varie prigioni e a conoscere le atrocità che vi si consumano (senza che nessuna autorità senta il bisogno di gridare allo scandalo) ed è per questo che da anni urla e strepita affinché il presidente della Repubblica intervenga. Solo Giorgio Napolitano ha facoltà di sollecitare il governo e il Parlamento a porre fine a questo strazio. Ecco perché Marco, non avendo altra arma efficace per destare l'attenzione del Quirinale, è ricorso al solito sciopero della fame e della sete, pronto a morire per ottenere ciò che pretende. L'amnistia, che non è un regalo ai delinquenti, ma il punto di partenza d'una riforma non rinviabile allo scopo di ripristinare la legalità in un settore dello stesso Stato, quello carcerario, il quale non può essere un «porto franco» di violazioni dei diritti umani (sottoscritti dall'Italia).

D'altronde, lo comprende chiunque, per mettere ordine negli stabilimenti di pena e nella legislazione è obbligatorio partire da una situazione di normalità. Raggiungibile soltanto dimezzando il numero dei detenuti e dei processi in corso, molti dei quali peraltro (200mila l'anno) si esauriscono nella prescrizione, cioè una sorta di amnistia riservata a chi ha soldi per pagarsi un buon avvocato. I poveracci marciscano dentro.

La forza di Pannella moribondo è tutta qui: nell'altruismo.

Egli non chiede nulla per sé; si danna per dare una mano ai derelitti della società e per aiutare lo Stato a redimersi, visto che si comporta da criminale.

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