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Pd già nel caos sulla pace in Medioriente. Meloni: difendere Israele, rispetto per i civili

A poche ore dal dibattito alla Camera i dem puntano a legittimare la Schlein come unica antagonista della premier. Il testo della mozione tra moderati e filo-arabi

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A poche ore dal voto della Camera dei deputati sulle mozioni sul Medio Oriente la situazione in casa dem era a dir poco confusa.

«Siamo appesi alla telefonata di Elly Schlein con Giorgia Meloni», confidavano a sera nel giro schleiniano. Già, perché la strategia della segretaria Pd resta quella: farsi legittimare dalla premier come antagonista primaria e unica interlocutrice nell`opposizione. Nel caso specifico, Elly Schlein ha fatto sapere - via intervista al Corriere della Sera - di voler spiegare a Meloni come muoversi per ottenere la pace in Medio Oriente: «È necessario che il governo si attivi: chiamerò la presidente del Consiglio». Attivarsi su che, e come il non meglio precisato piano di pace di Elly possa riuscire là dove gli Usa hanno finora fallito non lo sa nessuno. Ma la parola «pace» fa sempre la sua figura. E così al Nazareno si sono attivati da ieri mattina per ottenere il sospirato colloquio, nonostante una prima doccia fredda arrivata da Palazzo Chigi: «Non mi faccio dettare l`agenda». Alle 8 di sera, ancora nessuna risposta. Anzi: la premier si fa intervistare dal Tg5 e ignora Schlein, ribadendo la «posizione seria» dell`Italia: cercare una «soluzione duratura» che tenga insieme «il diritto di Israele a esistere» e «il rispetto per la popolazione civile» palestinese.

La speranza - per ora inane - di Schlein era quella di ottenere un via libera del governo alla propria mozione, per poter rivendicare di aver dato la linea. In fondo, spiega chi ha lavorato al testo Pd, «è sufficientemente vago da poter essere votata anche dalla maggioranza: chiede il riconoscimento della Palestina da parte della Ue, campa cavallo». Del resto si tratta del frutto di una sapiente mediazione interna tra estremisti pro-Palestina e moderati filo-Israele, elaborata dall`ex ministro per gli Affari europei Enzo Amendola per tenere uniti i parlamentari ed evitare scivoloni come quelli, ripetuti, sull`Ucraina. Tant`è che la mozione è stata presentata solo alla Camera e non anche al Senato, dove le divisioni minacciavano di essere più sostanziose, e il «fuoco amico» di Calenda e Renzi più ravvicinato. «La confusione Pd, tra Ucraina e Medio Oriente, regna sovrana come gli ammiccamenti al cosiddetto "pacifismo" di Conte», infierisce il capogruppo Iv Davide Faraone. L`incertezza interna non riguarda il testo Pd, ma le mozioni degli altri gruppi. In particolare quella dei 5S, che ci hanno infilato il solito petardo da far esplodere in mano ai dem: la richiesta di non inviare armi a Israele. Del tutto infondata: la legge già lo vieta. Ma siccome anche Schlein ha sostenuto questa bislacca tesi, e nella sinistra Pd l`anima anti-Israele è fortissima, il rischio di spaccarsi nel voto è alto. Del resto lo si è visto sul caso Fassino: l`ex segretario Ds è stato l`unico ad avere il coraggio di ricordare che la guerra di Gaza è stata causata dall`eccidio nazi-islamista del 7 ottobre. La sinistra lo ha linciato, e nessuno nel Pd lo ha difeso.

La giornata di ieri è trascorsa in frenetici conciliaboli tra big del Pd per cercare di evitare spaccature, ma a sera non c`era ancora una decisione. Se non l`ipotesi di astensioni incrociate, sia con il centrodestra che con M5s e Terzo Polo.

E l`attesa sempre più ansiosa che Meloni risponda finalmente al telefono.

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