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Porcellum fuori legge: il Parlamento è abusivo

La Consulta boccia l’attuale legge elettorale: incostituzionali liste bloccate e premi di maggioranza. Incertezza sulle conseguenze fino alle motivazioni

Porcellum fuori legge: il Parlamento è abusivo

Il Porcellum è illegittimo, di­ce la Corte costituzionale. Bocciato il premio di mag­gioranza, bocciate le liste bloc­cate. Si ritorna al proporzionale con soglia di sbar­ramento. Ma non rivive il Mat­tarellum, come voleva un drap­pello di giudici costituzionali, perché la Consul­ta ­indica la neces­sità delle prefe­renze, non previ­st­e nel vecchio si­stema.
Accoglie in to­to il ricorso con­tr­o la legge eletto­rale del 2005, l’Al­ta Corte. Ma nel­la lunga camera di consiglio è bat­taglia. Perché do­po il voto unani­me sull’ammissi­bilità del ricorso e poi sull’elimi­nazione del pre­mio di maggio­ranza, sulla terza questione ci si spacca 7 a 8.

Sembra che i giudici più vici­ni alla sinistra, dal presidente Gaetano Silvestri a Sabino Cas­sese e Giuliano Amato ( di nomi­na presidenziale), allo stesso Sergio Mattarella (scelto dal parlamento e padre del siste­ma precedente), volessero che l’Alta Corte affermasse che abo­lite le liste bloccate ci fosse la «reviviscenza» del vecchio si­stema. Ma la manovra non sa­rebbe riuscita perché si sareb­bero opposti lo stesso relatore Giuseppe Tesauro, il vicepresi­dente Sergio Mattarella, i giudi­ci Paolo Maria Napolitano, Giu­seppe Frigo e altri scelti da Cas­sazione e Consiglio di Stato.
La sentenza è una batosta pe­sante che colpisce il parlamen­to inefficiente, i partiti divisi e la Casta dei politici che non han­no finora trovato un accordo sulla riforma. La Consulta dà, in sostanza, tre settimane alle Camere per correre ai ripari: il
tempo necessario di solito per il deposito delle motivazioni del­la sentenza, perché solo da quel momento ne decorreran­no «gli effetti giuridici». E agli occhi di tutti apparirebbe l’ille­gittimità dei mille eletti con un sistema incostituzionale.
Una lunga discussione in ca­mera di consiglio, iniziata in mattinata e proseguita, dopo una breve pausa, nel pomerig­gio fino a poco prima delle 18, porta la Consulta a una decisio­ne dai pesanti ef­fetti politici sul­la composizione delle Camere,
sull’entità della maggioranza e sullo stesso governo.

Un verdetto che per alcuni ac­corcia le prospettive di questa legislatura e avvicina un voto anticipato, per altri potrebbe congelare il quadro in attesa della riforma. Crea comunque instabilità e incertezza.
La Consulta dichiara l’illegit­timità costituzionale delle nor­me sul premio di maggioranza,
per Camera e Senato, attribuito alla lista o alla coalizione che ab­biano ottenuto il maggior nu­mero di voti e non abbiano avu­to almeno 340 seggi a Monteci­torio e il 55 per cento dei seggi assegnati a ogni regione, a Pa­lazzo Madama. Contrarie alla Carta anche le norme sulle liste «bloccate»,perché non consen­ton­o all’elettore di dare una pre­ferenza.
Nel comunicato stampa la Corte precisa che «nelle prossi­me settimane» si conosceran­no le motivazioni del verdetto, che avrà solo allora i suoi effetti. E sottolinea, per non dare l’im­pressione di un’usurpazione di poteri, un’ovvietà: «Resta fer­mo che il parlamento può sem­pre approvare nuove leggi elet­torali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei princi­pi costituzionali ». Scelte che, in teoria, potranno essere diverse dall’orientamento della Corte. Sarà la politica a dettarle. Esulta l’avvo­cato Aldo Bozzi, legale dei cittadi­ni­che hanno pro­mosso il ricorso trasmesso dalla Cassazione: «Quattro anni di battaglie andate a buon fine - dice -. Siamo tornati a essere cittadini e non dei sudditi. E adesso non si crea nessun vuo­to giuridico ». Per Bozzi, si potreb­be­tornare al Mat­tarellum e anda­re a votare «in estate». Ma non è d’accordo l’altro avvocato dei ri­correnti, Felice Carlo Besostri: «Se la politica non interverrà con una nuova legge elettorale ­ spiega-, farà sì che alle prossi­me elezioni si andrà a votare con una legge proporzionale con soglie di accesso e la possi­bilità di dare una preferenza».

Ma decadranno i 148 deputa­ti Pd «abusivi», come li defini­sce Forza Italia, che non hanno avuto ancora la convalida? Per Besostri, questa prospettiva è «puro terrorismo».

Quanto alla cancellazione delle liste blocca­te, sulla scheda ora «sarà possi­bile scrivere i nomi dei candida­ti ».

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