Interni

"È un bene comune". A Torino la giunta rossa legalizza il centro sociale Askatasuna

Le violenze nelle strade di Torino e gli assalti armati al cantiere Tav in Val di Susa non hanno valore per il Comune di Torino, che ora prova a inserire il centro sociale Askatasuna nel Regolamento dei beni comuni. Ira FdI

"È un bene comune". A Torino la giunta rossa legalizza il centro sociale Askatasuna

Ascolta ora: ""È un bene comune di Torino". La giunta rossa legalizza il centro sociale Askatasuna"

"È un bene comune di Torino". La giunta rossa legalizza il centro sociale Askatasuna

00:00 / 00:00
100 %

Quando l'ideologia surclassa il bene comune non è mai una buona notizia e a Torino, purtroppo, la sinistra che siede in Consiglio comunale sta premiando il centro sociale Askatasuna. Noto per le violenze di piazza e nei cantieri No Tav, rischia di essere legalizzato dalla giunta del sindaco Stefano Lo Russo. La strada che la maggioranza rossa in Consiglio comunale vuole intraprendere è quella tracciata dall'ex sindaco Chiara Appennino con il "Regolamento dei beni comuni", approvato nel 2019. L'obiettivo dichiarato è quello di trasformarlo in un "presidio antifascista", inserendolo nella lista di quegli immobili e beni che vengono considerati un valore collettivo per la città, che possono migliorare la vita di tutti. Certo, fa riflettere che gli esponenti della giunta si espongano in questo modo, addirittura con "incarichi" di questa levatura, nei confronti di un centro sociale che ha fatto della violenza la sua cifra stilistica.

Le azioni eversive del centro sociale torinese sono ben note, al punto che la Corte di Cassazione, lo scorso dicembre in relazione a uno dei processi che vede imputati esponenti di Askatasuna, ha parlato di propositi di “lotta armata” da parte di questi soggetti. Propositi che sono stati portati avanti attraverso la “preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine”. E non è certo un segreto che questo sia il centro sociale più violento di Torino, se non uno dei più violenti d'Italia. Eppure, quello del Comune sembra un tentativo di istituzionalizzazione quasi a orologeria, che arriva a seguito del controllo effettuato a dicembre da parte della Digos, con Vigili del fuoco e Asl, su disposizione della procura. Il risultato era stato la rilevazione di carenti condizioni igienico-sanitarie, mancate autorizzazioni per le attività svolte, tra le quali anche la somministrazione di cibi e bevande.

"Se fosse vera la notizia della concessione di Askatasuna agli stessi occupanti che ne avrebbero fatto un presidio per studiare negli anni atti di inaudita violenza politica, saremmo di fronte alla più grave marcia indietro di una istituzione sul fronte della libertà, della democrazia e del pluralismo", è la lettura di Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fdi alla Camera. "Ora il Comune di Torino, con il sindaco Lo Russo, non si faccia influenzare da persone eccellenti rendendo farsa un tema cruciale e fondamentale come l'antiviolenza. In attesa che emergano spiegazioni puntuali sui criteri di assegnazione dello stabile, presenteremo oggi un'interrogazione urgente", ha proseguito l'onorevole, che ha lanciato anche una raccolta firme, anche online, per dar risalto al parere dei cittadini di Torino. Un'iniziativa, ha concluso, per "dire no alla legalizzazione della violenza politica".

Contro l'iniziativa del Comune di Torino ha alzato la voce anche il segretario generale del sindacato SAP della Polizia di Stato, Stefano Paoloni: "È assurdo che il sindaco Stefano Lo Russo e la giunta di centrosinistra stiano legalizzando uno dei centri sociali che si sono resi protagonisti del maggior numero di manifestazioni violente degli ultimi anni". L'istituzionalizzazione e la legalizzazione di un centro che ha occupato abusivamente una struttura pubblica per oltre 30 anni, prosegue Paoloni, "è la morte della giustizia sociale, il Comune premia illegalità e violenza".

Le forze dell'ordine conoscono bene il modus operandi di questi soggetti, e spesso ne sono vittime: "Riteniamo questo fatto irrispettoso non solo per le forze dell’ordine, che da anni contrastano questi professionisti del disordine, ma anche per tutti quei cittadini che quotidianamente rispettano le regole e pagano le tasse".

Commenti