Politica

Assalto giudiziario, il Pdl ferma i lavori delle Camere

Dopo il blitz della Cassazione, il Pdl chiede uno stop delle Camere di tre giorni. Il Pd frena. Poi si trova il compromesso: un giorno di stop in entrambi i rami del parlamento

Renato Schifani in Senato chiede una sospensione dei lavori
Renato Schifani in Senato chiede una sospensione dei lavori

Il blitz della Cassazione rischia di far saltare in aria le larghe intese. L'ennesimo assalto giudiziario, ordito dalla Suprema Corte sollecitata da un fax inviato dai pm di Milano e da un articolo apparso sul Corriere della Sera, punta a decapitare il centrodestra andando a colpire direttamente il leader del Pdl, Silvio Berlusconi. Per la prima volta toccherà alla sezione Feriale a occuparsi di un processo così delicato. Con una sentenza che sembra essere già scritta. Mentre il premier Enrico Letta assicura che non ci saranno conseguenze sulla tenuta dell'esecutivo, i vertici del Pdl chiedono tre giorni di sospensione dei lavori, in Aula e nelle Commissioni, per decidere come muoversi. Richiesta che inizialmente viene respinta dal Pd, ma che poi trova un'intesa su un solo giorno di stop.

Il Pdl non sta salendo sull’Aventino. Ha chiesto solo di fermare i lavori del parlamento per una riflessione politica. In conferenza dei capigruppo il presidente dei deputati pdl Renato Brunetta ha spiegato che, arrivati a questo punto, bisogna "valutare la situazione". Dopo la decisione della Cassazione di fissare in tempi stretti l’udienza del processo Mediaset al 30 luglio, i vertici del Pdl hanno deciso di portare avanti la linea dura. Messe da parte le divisioni tra falchi e colombe, il partito del cavaliere si trovato combatto davanti alle modalità di protesta da attuare per difendere il Cavaliere da quello che è, in tutto e per tutto, una vera e propria persecuzione giudiziaria. Ieri sera, dopo quattro ore di riunione serrata, il gruppo alla Camera ha concordato di continuare in modo permanente la riunione disertando i lavori di Montecitorio. La stessa richiesta è stata avanzata, questa mattina, a Palazzo Madama mentre si stava esaminando il ddl per le riforme costituzionali. "Stiamo vivendo come partito un momento estremamente difficile e chiediamo rispetto per le nostre esigenze", ha spiegato il presidente del gruppo Renato Schifani assicurando che "un’eventuale sospensione dei lavori parlamentari non diminuirà l'esigenza di riforma dello Stato". Per lo stesso il Pdl ha chiesto e ottenuto il rinvio della cabina di regia di oggi pomeriggio e del vertice di maggioranza di domani.

Mentre Letta continuava ad assicurare che i ripetuti assalti giudiziari al Cavaliere non minano la tenuta dell'esecutivo, il Pd sembrava non veder l'ora di andare allo scontro con il Pdl. Il segretario Guglielmo Epifani è in contatto coi capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda per capire concordare l’atteggiamento dei democrat in a "una situazione di emergenza". La linea è quella di non fermare i lavori o, per lo meno, di non concedere troppo spazio al Pdl. "Il parlamento non può assolutamente sospendere i suoi lavori - ha spiegato Zanda - se un gruppo ha bisogno di qualche ora di tempo per confrontarsi bene, altrimenti niente...". Una prova di forza che avrebbe potuto far implodere la maggioranza che sorregge il governo Letta. "Se dovesse arrivare un 'no' sulla richiesta di moratoria dei lavori parlamentari capiremo che non c'è un governo di coalizione - ha detto Daniela Santanchè - far cadere un governo non è un'azione politica, è una conseguenza di un'azione politica". La linea del Pdl viene ammorbidita alla fine delle riunioni dei capigruppo dei due rami del parlamento: un giorno di pausa, poi ripresa delle normali attività. Un compromesso che accontenta il Pd, ma non i Cinque Stelle. Subito è partita la bagarre dai banchi dei grillini che dopo aver inveito contro i deputati piddì hanno organizzato un sit in davanti a Palazzo Montecitorio.

"Vergogna - ha commentato Roberta Lombardi - andiamo fuori da questo posto fetido".

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