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La Procura ora ci ripensa: i pm vogliono sentire Alma

La Procura ora ci ripensa: i pm vogliono sentire Alma

L'ambasciatore kazako in Italia, Adrian Yelemessov, è rientrato in patria e risulta a il Giornale che sia ricoverato in una clinica di Astana per accertamenti medici. Un metodo usuale in Kazakistan per tenersi al riparo dai guai e dalla tempesta scatenata dal pasticcio della deportazione di Alma Shalabayeva, la moglie del discusso oppositore e oligarca kazako Mukhtar Ablyazov, assieme alla figlia. Il ministro Emma Bonino voleva convocarlo alla Farnesina per dargli una strigliata, ma ha dovuto accontentarsi dell'incaricato d'affari kazako, Zhanybek Manaliyev.
L'ambasciatore Yelemessov non è felice del clamore sollevato dal pasticcio kazako. Al padre padrone del paese, Nusurltan Nazarbayev, non piace la pubblicità negativa. Ci si attende un comunicato del governo kazako sulla vicenda, ma per ora si sa solo che l'ambasciatore accusa i giornali italiani di essere pilotati dal ricercato Ablyazov sfuggito alla polizia italiana. E forse il diplomatico teme anche l'interessamento sul caso della nostra magistratura.
Ieri la procura di Roma ha acquisito la relazione del capo della Polizia, Alessandro Pansa, sul pasticcio kazako. Si fa strada l'ipotesi di interrogare per rogatoria la signora Shalabayeva. La relazione è stata allegata al fascicolo aperto contro la moglie di Ablyazov, dal pm Eugenio Albamonte, per possesso di documenti falsi e ricettazione. Se l'inchiesta si allargherà potrebbe coinvolgere tutti i funzionari di polizia che hanno seguito il caso dal 28 maggio.
Anche la magistratura è coinvolta nel pasticcio. «Ho richiesto all'ispettorato di svolgere accertamenti preliminari in merito», ha dichiarato alla Camera il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Nel mirino potrebbe finire il giudice di pace che ha autorizzato il trattenimento della kazaka nel Centro di espulsione di Roma. La procura ha dato solo il nulla osta, anche se aveva bloccato tutto per un paio d'ore per ulteriori accertamenti.
Il ministro degli Esteri Bonino ha protestato con l'incaricato d'affari kazako per «le irrituali modalità di azione presso le autorità italiane dell'ambasciatore Yelemessov» ed il coinvolgimento nella deportazione della figlia di 6 anni dei coniugi Ablyazov. «Il ministro Bonino ha ribadito la richiesta del governo che alla signora Shalabayeva e alla piccola Alua siano garantiti tutti i diritti - si legge in un comunicato - e da parte italiana ci si attende che alle due cittadine kazake possa essere quanto prima restituita la piena libertà di movimento». Un nostro diplomatico consegnerà personalmente alla donna la revoca del decreto di espulsione dall'Italia.
Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, davanti alla Commissione Diritti umani del Senato, ha ribadito: «A me non risulta che prima del primo giugno il ministro Alfano o il ministro Bonino sapessero dell'espulsione della signora». Non si verifica mai, ma la deportazione è stata «velocissima» perché il console kazako ha consegnato l'identificazione della donna e concesso il lasciapassare immediatamente, oltre a mettere a disposizione un aereo privato. «L'invasività» dei diplomatici kazaki che chiedevano la cattura di Ablyazov, secondo Pansa «non è stata ben gestita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza».
La novità rivelata dal capo delle polizia è che «abbiamo chiesto formalmente all'Inghilterra se Mukhtar Ablyazov sia un rifugiato, ma non sono state ancora ricevute risposte».
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