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Il Prof sa solo tagliare: 31 tribunali in meno, ma la crescita non c'è

Palazzo Chigi annuncia la sforbiciata sui costi della giustizia Il piano anti debito e le misure di rilancio restano lettera morta

Il governo spera di risvegliarsi ancora in questo limbo di mezza estate dove il peggio è solo una possibilità. Monti e i suoi tecnici con il Consiglio dei ministri mandano in ferie per qualche giorno i palazzi del potere. Per la verità non sono tanti. Solo sei. Il premier sta chiudendo le valige e si prepara a partire per la Svizzera, a Silvaplana, vicino a St. Moritz. Tornerà presto perché la situazione è tutt'altro che tranquilla. I motivi sono tanti. Lo spread sta sempre lì che incombe con la faccia da solito mostro pronto a sbranarti e a far salire gli interessi sul debito pubblico a livelli non sostenibili. Ma a questo incubo in fondo ormai ci stiamo abituando. Il peggio è quello che accade nel Paese reale, con gli allarmi sulle imprese in debito di ossigeno, che non hanno più credito e affogano nei debiti, con la produzione che va a picco, l'inflazione che non cala, la gente che prima di acquistare qualcosa ci pensa quattro volte e la disoccupazione che falcia il presente e il futuro di chi ha meno di 35 anni. Su tutto questo piovono le solite tasse e l'ultimo regalo del governo è l'aumento delle accise sulla benzina.
È in questo clima che cominciano le poche vacanze del governo. I professori hanno parlato molto, solita riunione fiume. Ma a quanto pare sembrano tranquilli. Il fatto che in Consiglio dei ministri si sia discusso più di quali tribunali sopprimere e quali salvare, anziché di abbattere il debito e disegnare un percorso per sopravvivere alla crisi mostra che Monti non ha molta fretta. Questo perché, spiegano a Palazzo Chigi, non si attendono eccessive tensioni sul fronte della crisi. Insomma, moriremo di stenti ma lentamente.
Visto che non sono previste tempeste sui mercati, si risolve il nodo tribunali. La spending review diceva che bisognava accorpare 37 tribunali, ci si accontenta di trentuno. Salvi tutti quelli dove si respira mafia. Restano i presidi giudiziari di Caltagirone e Sciacca in Sicilia, Castrovillari, cui sarà accorpato il tribunale di Rossano, Lamezia Terme e Paola in Calabria. A Cassino sarà unita la sezione distaccata di Gaeta nel Lazio, mentre il Tribunale di Napoli nord sarà dotato di un ufficio di Procura. Verrà, inoltre, garantita la presenza di un giudice di prossimità in sette isole (Ischia, Capri, Lipari, Elba, La Maddalena, Procida, Pantelleria) in modo da consentire anche l'eventuale deposito di atti urgenti. L'obiettivo è risparmiare 50 milioni in tre anni. Il costo sono mille edifici chiusi e 10mila tra pm, giudici onorari e personale amministrativo che verrà trasferito. È normale che ci sia polemica. Molti parlamentari hanno un territorio di riferimento da tutelare o, come fa Zaia, si lamentano che si salvano i tribunali del Sud e condannano quelli del Nord. Si fa sentire anche Maurizio Gasparri che chiede le dimissioni del Guardasigilli Paola Severino.
Chi si aspettava, però, qualcosa di più sulla crisi forse è rimasto deluso. Non si è parlato in concreto di dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato. Nulla anche sulla «campagna d'autunno», solo un generico riferimento ad accelerare su decreti e regolamenti attuativi. Ci sono gli anticipi per i trasferimenti ai Comuni, qualcuno dice per salvare Napoli. Il resto langue. Il premier aveva chiesto ai ministri di preparare un dossier sui provvedimenti in cantiere da qui al 2013. La documentazione arrivata a Palazzo Chigi, dicono fonti interne, è apparsa vaga incompleta o logorroica. Se ne parla il 24 agosto, con il prossimo consiglio dei ministri. Le riforme? La fase due? Si faranno.
Per ora bisogna accontentarsi delle prediche di Napolitano che continua a chiedere ai partiti di fare qualcosa. Il presidente sembra avere a cuore soprattutto la legge elettorale. Segno che anche lui pensa che a questo punto conviene votare in fretta. Il governo dei tecnici ha la scadenza vicina. Monti continua con le sue consultazioni, che ufficialmente sono tutti incontri previsti e ordinari, come quello di ieri con Fini. I più smaliziati cominciano a pensare che qualcosa sotto traccia c'è. Per esempio il premier ha chiesto ai ministri di fare poche vacanze e non allontanarsi troppo da Roma. Tutti gli hanno dato più o meno ascolto, solo lui se ne va a St. Moritz.

Ma in fondo gli svizzeri sono di casa in Vaticano, basta un fischio per arrivare a Roma. O no?

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