Politica

Un pronostico e due consigli non richiesti per Matteo

Ora basta chiacchiere: faccia qualcosa di concreto. Ha promesso mille cose ma realizzerà poco o nulla

Un pronostico e due consigli non richiesti per Matteo

Siamo un po' intontiti a causa degli eventi che, come il mondo, sono troppo veloci rispetto al nostro passo. Cosicché la realtà ci supera ed è assai diversa da come appare ai nostri occhi miopi. Ragioniamo (si fa per dire) all'antica. Siamo ancora convinti, per esempio, che l'Italia abbia piena sovranità e possa decidere dei propri destini? È falso. Restiamo chiusi in un sistema internazionale nel quale entrammo male e dal quale, ogni giorno che passa, è sempre più difficile, se non impossibile, uscire.

Il guaio è che i politici nazionali, forse in buona fede, forse per ignoranza, forse per stupidità, collaborano alacremente da anni con i loro carcerieri. Li ossequiano. Ne hanno soggezione, cercano di compiacerli nella speranza che li uccidano lentamente, magari per ultimi. Eccoci ancora qui - io per primo - a confidare nella rivoluzione liberale, considerandola a portata di mano e addirittura utile. Figuriamoci. Tanto per cominciare, quando Giulio Tremonti - che non è un politico, ma un intellettuale troppo intelligente per essere apprezzato - tentò di realizzarla, fu fermato. Da chi? Dalle corporazioni, da vari poteri (che non saranno stati forti ma che, nell'arte di distruggere, erano e sono formidabili), dai partiti, compreso il suo, da un Parlamento che vorrebbe essere un santuario e che, invece, è una discarica infestata dai topi, capace di tutto e buono solo a rovinare - inquinandole - perfino le poche leggi decenti sottoposte alla sua approvazione. Vabbè, sorvoliamo.
E veniamo al dunque. La premessa serve a inquadrare i problemi che il nuovo premier, Matteo Renzi, si illude di risolvere, ritenendosi un fenomeno. Intendiamoci, fenomeno lo è. Un incantatore di serpenti e di lucertole. Su questo non ci sono dubbi. Basta guardarlo. Ha un linguaggio totalmente diverso dai tromboni della politica ed è in grado, senza fatica, di piacere al popolo sul quale le sue parole agiscono quali endorfine, producendo effetti euforizzanti. Egli dice una bischerata qualsiasi? Viene bevuta come rosolio. A forza di mandar giù rosolio, però, la gente si sbronza e si persuade che il guru di Pontassieve sia l'uomo della provvidenza. Il quale, nel discorso pronunciato alle Camere allo scopo di ottenerne la fiducia, ha promesso mille cose senza, tuttavia, precisare dove andrà a prendere i soldi per realizzarle.

Ha detto che punterà sulla scuola, modernizzandola anche sotto il profilo edilizio. Teoricamente ha ragione, perché essa fa ribrezzo. Ma se si è ridotta tanto male è perché è stata sottoposta a decine di riforme: chiunque arrivasse al ministero dell'Istruzione, ne avviava una che peggiorava la situazione esistente. Venti ministri (salvo solo Mariastella Gelmini), venti peggioramenti. Mai nessun responsabile di quel dicastero è stato capace di porre la scuola al servizio della produzione, del lavoro, dell'industria. L'università ha sempre schifato le fabbriche, gli uffici, perfino il terziario, figuriamoci il commercio.

L'accademia: un pianeta separato dalla volgarità della vita quotidiana. Ovvio che, attualmente, i laureati (non tutti, ma quasi) siano disoccupati: non sanno fare nulla se non chiacchierare. Esattamente come Renzi. Il quale sogna di risollevare le sorti dei compatrioti aggiustando i tetti degli edifici scolastici. Ma questa è ancora un'inezia. Il Vangelo secondo Matteo è una bella lettura, una favola rassicurante. Recuperare risorse aumentando l'aliquota Irpef dal 43 al 45 per cento sui redditi oltre i 120mila euro lordi: scusi, dottor premier, ma quanto denaro suppone di recuperare con questa geniale trovata? Una miseria, dato che coloro i quali denunciano simile reddito sono un'esigua minoranza.
Andiamo avanti. Si è accorto o no che abbiamo a che fare non con il capitalismo, bensì con la degenerazione del capitalismo, e che pertanto dobbiamo diffidarne? In Inghilterra le banche sono state statalizzate perché quelle private avevano dato pessime prove (come in Italia e nell'intero Occidente), puntando su derivati e altre schifezze che hanno ridotto la finanza a gioco delle tre tavolette, un imbroglio mostruoso. Le porcherie in economia sono paragonabili al veleno versato negli acquedotti. Gli istituti di credito di mezzo globo terracqueo sono marci, e i nostri non fanno eccezione. Le dice nulla il nome Monte dei Paschi di Siena? Non osi sospettare che sia l'unico a sprofondare nel guano.

In sostanza, caro Renzi, le raccomando di non sognare. Enrico Letta era un presidente inerte e ossequioso nei confronti dell'Europa; lei sarà magari un presidente dinamico, ma - è inevitabile - egualmente ossequioso verso i padroni del vapore comunitario. Sarà obbligato a inginocchiarsi davanti alle autorità di Bruxelles, che tengono gli Stati membri, specialmente i più deboli, per le palle, notoriamente di velluto e non d'acciaio come il povero Letta affermava di avere.
E siamo al punto. Non le venga l'idea di picchiare i pugni sul tavolo di Angela Merkel. La signora è dotata di un cazzotto da ko. Pericoloso affrontarla sul ring. Non le venga in mente di fuggire dall'euro. Non ce l'ha fatta la Grecia a scappare, che era a pezzi, perché lei dovrebbe essere all'altezza di portare a compimento tale ambizioso progetto? Suvvia, Renzi, si rassegni: non c'è trippa per gatti. Romano Prodi ci ha inchiavardato alla moneta unica, che rappresenta tante economie diseguali. La Cina e l'Asia in genere si sono impossessate di mercati che erano nostri, le ricchezze che avevamo si stanno riducendo al lumicino, cresce l'importo delle bollette e diminuiscono gli stipendi, l'Europa è stata una fregatura che si aggiunge ad altre fregature. E lei, presidente, ci parla di risorgimento italiano che deve iniziare dalla conquista di un posto d'onore nella Ue?

Ma si dia una regolata, cessi di concionare ore e ore e si impegni a salvare il salvabile. Avrà la nostra riconoscenza. Non ne possiamo più di udire la sua voce querula e ammorbante. Stia zitto, e faccia qualcosa di concreto. Siamo stanchi di proclami, ma siamo pronti a organizzare dei reclami.

Non è un avvertimento: è una minaccia.

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