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Quei politici imprigionati nella gabbia di Fazio

Ma perché il premier Renzi, il ministro dell'Economia Padoan, Enrico Letta, e non so quante altre alte cariche dello Stato, vanno o sono andati ospiti da Fazio?

Quei politici imprigionati nella gabbia di Fazio

Ma perché il Presidente del consiglio Renzi, il ministro dell'Economia Padoan, Enrico Letta, e non so quante altre alte cariche dello Stato, vanno o sono andati ospiti da Fabio Fazio? Non solo appare, ma è sconveniente che, non l'intervistatore, ma l'intervistato, si sposti per accomodarsi - forse per umiltà o per penitenza - su una sedia più bassa di quella del suo dominante intervistatore. Fazio li guarda dall'alto al basso.

E, mentre Renzi si agita e altera un po' i livelli, è impressionante, seduto, e come sprofondato, il povero Padoan. Non avendolo immediatamente riconosciuto l'ho scambiato per un galeotto, magari graziato da Napolitano, che raccontava la sua esperienza giovanile con le Brigate Rosse o i banditi sardi. Poi ho inteso che, sommessamente, spiegava le questioni economiche del disgraziato governo (come appare dalla sua faccia) che invece è scintillante quando lo illustra Renzi. Solo Napolitano ha inteso mantenere il dominio dei suoi spazi, pure accettando di essere intervistato dal modesto Fazio.

È il tema del «campo» che, pur spesso cedendo a Vespa, aveva inteso Berlusconi, il quale non riceveva i suoi interlocutori politici a Palazzo Chigi o a Montecitorio, ma nella sua residenza privata, sia pure infiocchettata come sede governativa, a Palazzo Grazioli. Così andarono da lui tutti i suoi alleati, in frequenti sedute, Bossi, Fini, Casini, Maroni, giù giù fino a Mastella e Pannella.

E, con atto irrituale, andò perfino, appena designato Presidente del Senato, l'ossequiente Schifani. Era quello il modo con cui Berlusconi manifestava il suo potere, non uscendo di casa. Il solo che, con intuizione geniale, non ancora premier ma segretario del Pd, ha stanato Berlusconi, umiliandolo e innalzandolo insieme, è stato Renzi che, per l'accordo sulle Riforme, lo ha ricevuto nella sede del partito al Nazzareno, scandalizzando gli sciocchi e gli ignari, ma costringendolo a recarsi in visita, in posizione subalterna, come tutti quelli che si spostano, accompagnato da un corteo funebre, con le auto in marcia lenta. Entrambi però hanno ceduto, come Schifani qualsiasi, alle lusinghe di Vespa.

Renzi anche di Fazio, che non ricordo abbia intervistato/interrogato, dal suo pulpito, anche Berlusconi. Sarebbe interessante sapere se abbia declinato l'invito il leader di Forza Italia (che ha comunque fatto spostare in tempi recenti, e forse per necessità inderogabili, Formigli e Porro); o se non l'abbia invitato per snobismo, o timore di un rifiuto, lo stesso Fazio. Mantenere le distanze è l'unico modo per difendere l'arbitrarietà e la clemenza del potere. Dino Risi, credo già davanti a Papa Giovanni XXIII, (dopo la sublime ierofania di Pio XII) e, soprattutto, davanti all'espansionismo unanimistico di Giovanni Paolo II (dopo la tormentata riservatezza di Paolo VI), dichiarò con molta convinzione: «Il Papa deve essere visto da lontano». Non deve confondersi con gli uomini, non deve portare Swatch e magari, come farebbe Francesco, jeans e scarpe da ginnastica.

Oggi è giusto che Papi e Presidenti del Consiglio si avvicinino, ma non al punto di mostrare penitenza andando da Fazio, il quale per altro, arbitrariamente, non invita persone dotate di un pensiero autonomo e magari impazienti. Così da lui non avete mai visto Moni Ovadia, Pietrangelo Buttafuoco, Geminello Alvi, e anche il sottoscritto, che certo non gli direbbero di no, ma, diversamente da Saviano, non gli direbbero neanche quello che vuole sentire. Io che, nel ruolo di ministro, declinerei l'invito, andrei volentieri come persona libera a esprimere il mio pensiero. Viziato dal potere, e dal rispetto e dall'ossequio che il potere gli riserva, Fazio si comporta in modo arbitrario e sconveniente, oscurando ciò che non rientra nel suo bon ton e nel suo sistema di relazioni. La sua furbizia si avverte anche nell'evitare ciò che potrebbe metterlo a rischio, spiazzarlo, far saltare il banco da vero e proprio croupier dal quale domina.

Così ci rassegneremo a vendere qualche copia di meno dei nostri libri, ma non saremo costretti a farci imprigionare nella sua, pur dorata, gabbia.

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