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«Questa è una terra senza futuro neanche Grillo può riscattarla» l'intervista »

«Sì, a Grillo consegniamo i galloni del fenomeno. Il suo movimento è il primo partito in Sicilia. Ma non basta. Hanno vinto i soliti. I peggiori. Adesso Crocetta potrà solo andare da Monti e chiedergli un commissario che lo affianchi per gestire i 20 miliardi di deficit della Regione». Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e artista, si è appena dimesso dalla presidenza del Teatro Stabile di Catania per impedire che il governo uscente facesse una nuova nomina clientelare.
Avevi previsto l'exploit di Grillo.
«Fin dall'inizio quando sentivo i miei amici che facevano alchimie dicevo: e Grillo? Lo prendevano sottogamba. In Sicilia vige la mentalità della politica come ufficio di collocamento».
Eri incuriosito dal fenomeno?
«La cosa che mi faceva pensare era l'attesa di questo suo arrivo. Mi ricordava Scipione Cicala, l'altro genovese cantato da De André (in Sinan Capudan Pascià, ndr) e narrato nel mio libro (Il lupo e la luna, Bompiani, ndr), che toccava la Sicilia. Ma attorno a me prevalevano cinismo e scetticismo».
La nuotata aveva sedotto i siciliani?
«Grillo ha fatto la cosa più lontana dalla politica. Il fatto è che lui assomiglia a questi siciliani».
In che senso?
«La Sicilia gli è servita per continuare a fare Grillo. Ma l'evento è lui stesso. È stato salutato e festeggiato come Berlusconi quando andava a Lampedusa. La Sicilia è il luogo perfetto per tutte le bizzarie. Però la differenza tra lui e Berlusconi è che Berlusconi vinceva. Invece, alla fine Grillo ha fatto flop».
Flop?
«Purtroppo sì. M5S è il primo partito, ma il suo candidato è solo terzo. Se avesse vinto Cancelleri, avremmo assistito a un inedito. Avrei voluto vederlo, quasi per una forma di nichilismo siciliano. In un posto senza futuro l'alieno avrebbe rimescolato il gioco. Qui i deputati prendono 17mila euro netti al mese, i grillini se ne tengono 2500. Sarebbe stato un bello spettacolo».
Essere il primo partito non conterà?
«La scommessa vera era sulla presidenza della Regione. Dobbiamo essere crudi: Crocetta è uno scelto dall'Udc e ha dalla sua parte tutti quelli che hanno sostenuto il presidente uscente (Raffaele Lombardo, ndr). Che è sostanzialmente restante».
Dunque, non cambierà nulla.
«Ho fatto un giro nei seggi: le schede elettorali che ho visto sono il poster del trasformismo. Micciché ha preso 40mila voti meno della sua lista. Nelle ultime notti di campagna elettorale sono arrivati i diktat sull'elezione del presidente».
Il fatto di essere fuori dai giochi è stata la forza e la debolezza di Grillo?
«C'è un proverbio che spiega tutto: fecero pace i cani e i lupi. Povere pecore, sventurate capre! Una volta che hanno fatto l'accordo di ferro il Pd, gli uomini che appoggiavano l'ex presidente e i furbastri Fini e Casini, cosa vuoi che possano fare le povere pecore e le sventurate capre del M5S?».
L'antipolitica non attecchisce in Sicilia, terra bizantina?
«Il grillismo è paragonabile alle stagioni del separatismo, del milazzismo e dell'almirantismo: foruncoli nel faccione del potere. Che vengono presto riassorbiti».
Che cosa doveva succedere per avviare un cambiamento?
«Qualcosa come a Parma. Qui i deputati li comprano. Dalle ultime elezioni era uscita una maggioranza di centrodestra fortissima. Poi c'è stato il ribaltone».
La Sicilia è terra irredimibile come disse Sciascia di Palermo?
«La Sicilia è la fogna del potere. Rispetto ai tempi di Sciascia è addirittura peggiorata. Ci siamo messi alle spalle le stragi di via d'Amelio e la strage di Capaci. Ma la Sicilia non sta meglio. È aumentata l'emigrazione, i centri sono deserti, non ci sono più le imprese».
I festeggiamenti grillini sono fuorvianti?
«I grillini sono ebbri, hanno trincato. L'alcol c'è, ma evapora presto. Voglio vedermelo l'ingresso a Sala d'Ercole».
Il cinismo ti ha contagiato.
«Questo risultato è una buona cosa. Ma il vero guaio è che ha vinto la Sicilia peggiore. Non fatevi illusioni solo perché M5S è il primo partito. Mi viene in mente l'episodio che nel '47 ebbe per protagonista Pajetta. Quando chiamò Togliatti per dirgli che aveva conquistato la prefettura di Milano quello gli rispose: “Bene, e adesso che ve ne fate?”».


Pietrangelo Buttafuoco

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