Politica

A questo centrodestra manca un Beppe Renzi

Il leader del futuro deve saper tornare alle radici in modo originale, mescolando il populismo di Grillo allo stile moderno del sindaco pd

Il comico Beppe Grillo
Il comico Beppe Grillo

Grillo e Renzi, è possibile tentare un analisi culturale dei due fenomeni? Da dove spuntano le due maggiori novità della politica italiana? Da quale storia, da quale cultura, da quale matrice? Si potrebbe rispondere sbrigativamente che non sorgono da alcuna storia, da alcuna cultura politica, da alcuna matrice, ma proprio dal loro collasso. Il collasso della sinistra per Renzi, il collasso della politica per Grillo. Il loro carattere principale è appunto quello, di rappresentare lo strappo, la novità, la mancanza di precedenti. Ambedue affondano le loro radici nel presente, cioè - si potrebbe dire - non hanno nessuna vera radice.
E questo nel momento attuale appare già una buona referenza di nuovismo. Adesso è lo slogan e la parola chiave di Renzi. La sua ideologia è il presentismo. Il Vaffa di Grillo è la sua versione negativa, come dire: adesso basta. Non c'è alcuna cultura dietro di loro, alcuna storia, ma la realtà del momento e il deserto di valori. Persino la Lega volle darsi una sua mitologia e inventarsi un passato ampolloso.
Sul piano mediatico Grillo e Renzi si situano esattamente al giro di boa tra l'epoca televisiva e l'epoca del web. Sono due leader televisivi, partoriti dal video. Grillo deve la sua fama alla tv, e deve il suo «carisma» alla forzata lontananza dal video come predicatore scomodo. Renzi è nato politicamente in tv, e in tv rende bene, comunque meglio che ad amministrare Firenze; il suo spin doctor è Giorgio Gori che viene dal cuore della tv berlusconiana, girone reality. Ma Grillo ha fatto proselitismo sul web e Renzi ha lo stile politico dell'era di Facebook e di Twitter. In questo sono la generazione seguente a quella dei leader televisivi che cominciò con gli Almirante e i Pannella e si concluse con Berlusconi, Fini e Veltroni. A proposito di Veltroni, Renzi può dirsi l'evoluzione della specie veltroniana, il passaggio ulteriore con la definitiva rottura rispetto al passato. È quello l'unico aggancio di Renzi con il partito della sinistra. Un postveltronismo che supera la derivazione storica dalla sinistra e l' antiberlusconismo, aggiornando il suo kennedismo in obama-blairismo. Viceversa l'antefatto di Grillo è la sua battaglia, quando era ancora comico, contro i poteri economico-finanziari. Prima contro l'industria e i grandi marchi pubblicitari, che gli costò l'allontanamento dalla Rai, poi in difesa dei consumatori contro le speculazioni finanziarie e monetarie, lo strapotere delle banche e delle multinazionali.
Se Renzi si presenta come una nuova mediazione pragmatica tra la politica e l'economia, fra la sinistra e i tecnici, Grillo si presenta come il nemico di ambedue: l'uno costruisce ponti fra i due poteri, l'altro li fa saltare. E su questa doppia missione raccolgono i rispettivi consensi. L'antipolitica di Grillo è anche antitecnocrazia. Renzi rottama la vecchia politica, Grillo rottama la politica. Ambedue ritengono ormai sepolte le vecchie categorie di destra e sinistra, di comunismo e anticomunismo, di liberismo e statalismo. Cavalcano il momento e parlano nel nome del futuro.
Lo stile di Renzi è confidenziale, giovanile, ammiccante. Lo stile di Grillo è indignato con sarcasmo: l'invettiva, il tono irato e urlato anche quando esprime concetti positivi. Il primo trasmette un messaggio subliminale: «Finalmente si torna a ragionare tra noi sul presente, e non per partito preso». Il secondo esprime un messaggio inverso: «Finalmente lo possiamo gridare e ce ne possiamo liberare». La nobiltà dell'uno è una specie di scoutismo scanzonato; la nobiltà dell'altro è il gesto epico e titanico, in Sicilia a nuoto.
Il grillismo e il renzismo non sono figli del berlusconismo ma ne sono fortemente permeati. Non solo per la genesi televisiva e per la politica intesa come one man show, secondo un modello televisivo e americano che li accomuna al Cavaliere, ma per ulteriori consonanze. Con Berlusconi Matteo Renzi ha in comune il pragmatismo e la piacioneria. Con Berlusconi Beppe Grillo ha in comune il populismo antipolitico e lo stretto rapporto con la satira. Grillo nasce con la satira, Berlusconi ne è attore, latore e bersaglio, soggetto attivo e passivo di satira: il partito della satira si coagulò contro di lui, trascinando la politica; e Berlusconi stesso navigò tra la satira e la satiriasi. Nella sua popolarità quanto nella sua impopolarità ha contato in modo determinante l'immagine di lui che ne ha dato la satira e che nel periodo finale del suo governo si faceva combaciare con la realtà. È anche per questa sottile affinità che il grillismo e il renzismo possono attecchire oggi sull'elettorato berlusconiano; Renzi su quello più pragmatico, Grillo su quello più radicale.
I due comunque smentiscono il ritornello che sia finita l'epoca del partito personale, il tempo dei Berlusconi e dei Di Pietro, dei Fini e dei Casini, dei Pannella, dei Vendola e dei Bossi. Non sarebbe possibile infatti il grillismo senza Grillo né il renzismo senza Renzi, non hanno una consistenza propria e una linea politica che prescinde dal loro capo. Sono movimenti personali. La campagna elettorale in Sicilia è tutta incentrata su Grillo, i suoi comizi e le sue imprese nautiche. si ignora il candidato 5stelle.
Se Renzi sorge a sinistra e Grillo sorge dal neo-qualunquismo della protesta contro tutti, a destra invece non è nato nulla di nuovo. O se è nato, non ha sufficiente forza, visibilità e sostegno mediatico per imporsi sulla scena: nulla di nuovo, fuor di Oscar Giannino, eccellente analista economico ma non un trascinatore politico, televisivo e popolare paragonabile ai due. Il resto si agita tra i rigurgiti del passato: rigurgiti democristiani e missini, liberal-socialisti e berlusconiani. Se dovesse sorgere una novità da questo versante non potrebbe però avere radici solo nel presente, come Renzi e Grillo; sarebbe una contraddizione col suo potenziale bacino di consenso. Dovrebbe essere un innovatore di stile e di linguaggio ma anche un postmoderno fautore della tradizione, interpretata in modo nuovo. Tradizione e Connessione. Traditio on line, l'ossimoro vincente per un Beppe Renzi di destra. La sua originalità dovrebbe essere proprio quella: tornare alle origini ma in modo originale. A trovarlo.

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di Marcello Veneziani

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