Politica

Referendum flop, lezione per la sinistra

Bologna, l'affluenza bassa ridimensiona la vittoria dei Sì contro i fondi alle private. Fallita la campagna di Rodotà & C.

Referendum flop, lezione per la sinistra

Bologna Il referendum sui fondi alle scuole private fotografa lo sfacelo della sinistra. Affluenza bassa, appena il 28,71% pari a 85mila votanti per una consultazione che è stata caricata ideologicamente dai promotori. E questa è la prima risposta a Stefano Rodotà e compagni, che avevano sperato di vendicare l'onta della battaglia tutta interna alla Sinistra dopo la sconfitta del Quirinale.
Ma la vittoria dell'opzione A (58% contro il 41% con un quarto dei seggi scrutinati), che sperava di poter portare a votare oltre 150mila bolognesi, certifica che il golpe laicista è partito e non si fermerà. Così come l'attacco alle scuole cattoliche. A questo punto, come aveva già messo le mani avanti il sindaco Virginio Merola, la vittoria referendaria potrebbe non essere tenuta in considerazione, il referendum era consultivo, ma di fatto apre a Sinistra una lacerazione destinata ad avere ripercussioni anche sul piano nazionale e non solo nel governo di una delle roccaforti rosse dove da questa mattina incomincerà il redde rationem. Il Comitato B era stato chiaro: «Se vincerà il Sì con affluenza bassa, il pericolo sarà scampato, ma bisognerà comunque aprire gli stati generali per affrontare il tema della scuola».
La campagna elettorale non era stata facile, connotata da ampi scontri ideologici tra le due anime della Sinistra, una sempre più anticlericale, statalista, massimalista e radicale, l'altra aperta al dialogo con altre forze politiche nel segno della sussidiarietà, in una ripetizione in sedicesimi del governo delle larghe intese.
Ma che lo scontro fosse di quelli epici lo si era capito già dalle 8 di ieri quando i 199 seggi sono stati aperti. In una giornata ad alto tasso di sgambetti, che ha riportato indietro le lancette dell'orologio alle saghe guareschiane. L'un contro l'altro armati i due comitati si sono sfidati a colpi di denunce, diffide e sfottò anche in corso di voto.
Il comitato Articolo 33 ha denunciato, con tanto di esposti e diffide, la difficoltà per molti bolognesi di raggiungere i seggi e le scarse informazioni fornite dal Comune per permettere di votare e di seguire lo spoglio. Nel bus navetta in zona Paleotto i sostenitori dell'A hanno trovato i volantini che invitavano a votare B.
Nelle parrocchie ieri mattina uno stuolo dei volontari del B ha fatto volantinaggio mentre il comitato Articolo 33 rimproverava al Pd di aver portato a votare forzatamente anziani dei centri sociali. Dall'altra parte ieri mattina sulla facciata del palazzo dell'Archiginnasio compariva uno striscione a favore del B. Una occasione che gli avversari hanno rilanciato per denunciare sui social network la mancanza di fair play degli sfidanti.
La partita del referendum è stata seguita con apprensione anche dal governo. Proprio ieri anche il sottosegretario all'istruzione Gabriele Toccafondi (Pdl) aveva definito «paradossale chiedere ai bolognesi di rottamare un sistema che funziona». Ecco perché adesso la vittoria dell'A, se resa innocua dai numeri che sono usciti ieri da Palazzo D'Accursio, politicamente potrebbe però ricadere a cascata anche sull'agenda del governo con Sel e M5S e parte del Pd vicino alla Cgil scuola e alla Fiom, pronti a proporre il quesito in tutt'Italia e ritentare l'attacco.

In fondo, è stato anche detto, queste erano solo le prove generali.

Commenti