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Renzi abbandona i marò e Latorre si autocensura

Il fuciliere, prigioniero in India da due anni e mezzo assieme a Girone, toglie la foto da Facebook. E pubblica una serie di puntini di sospensione per protesta

Renzi abbandona i marò e Latorre si autocensura

Una protesta silenziosa, ma che ha la forza di un tuono, nei confronti del silenzio tombale del governo sul caso marò. Massimiliano Latorre, che assieme a Salvatore Girone, è bloccato da due anni e mezzo in India ha pubblicato ieri, sulla sua pagina Facebook, una lunga sfilza di puntini di sospensione. Non solo: dal profilo ha pure tolto la foto che lo ritraeva in divisa del reggimento San Marco.
«È l'espressione “silenziosa” di uno stato d'animo di dolore, peso e sofferenza per questa assurda situazione», spiega Paola Moschetti, la compagna di Latorre. Pure lei su Facebook ha replicato le righe con i puntini di sospensione e aggiunto il verso di una canzone di Andrea Bocelli: «Ci sono cose in un silenzio che non m'aspettavo mai». La compagna del marò non usa il termine «protesta», ma parla di «sofferenza» e dice chiaramente «che dopo la linea del silenzio adottata dal governo auspico che a breve si passi all'azione».
In rete i commenti dei fan dei marò sono ben più espliciti: i puntini di sospensione, la foto con l'uniforme cancellata, il verso di Bocelli sono l'espressione di «chi è rimasto senza parole, di fronte a uno Stato che ti ha abbandonato».
Per Latorre la mimetica con il Leone del San Marco è una seconda pelle, che non butterà mai alle ortiche, anche se deve aver pesato il silenzio tombale del premier Matteo Renzi a Bruxelles. Il presidente del Consiglio durante il cruciale discorso di inaugurazione del semestre europeo, un'occasione unica per mandare un messaggio politico forte e chiaro all'India, non ha speso una sola parola sui marò.
I ministri degli Esteri, Federica Mogherini e della Difesa, Roberta Pinotti, hanno incontrato venerdì scorso Paola Moschetti e Vania Ardito, la moglie di Girone.
E ribadito la linea del silenzio, che se non si trasforma a breve in azione rischia di servire solamente a far scivolare la scabrosa vicenda in vergognoso dimenticatoio. «Dopo due anni e mezzo i marò sono ancora bloccati in India senza neppure un capo d'accusa formale - sottolinea Paola - Massimiliano è, e rimane, un militare tutto d'un pezzo, ma con i puntini di sospensione su Facebook ha voluto esprimere il suo stato d'animo. Non vediamo ancora la luce in fondo al tunnel ad illuminarci la strada».
La protesta «silenziosa» di Latorre segue un altro strappo dei marò. Il 2 giugno, in occasione del video collegamento da Delhi a Roma per la festa della Repubblica, Girone aveva urlato: «Abbiamo obbedito a degli ordini, abbiamo mantenuto la parola data (...) e siamo ancora qui».
Dal silenzio tombale sui marò il governo fa trapelare che si sta avviando la fase di internazionalizzazione della vicenda. La scorsa settimana si è riunito a Roma il team che si occupa del caso con il nuovo ingaggio dall'Inghilterra di Sir Daniel Behtlehem, ex consigliere giuridico di Londra.
Poco ferrato nel diritto del mare è stato preferito ad esperti italiani, nonostante sia inciampato in cocenti sconfitte al fianco di Israele sul diritto di costruire il muro anti palestinese o pesanti critiche quando giustificava legalmente l'invasione dell'Iraq. Tutte posizioni che il Pd di Renzi ha sempre considerato come fumo negli occhi. Nonostante l'arrivo del baronetto inglese, però, l'arbitrato internazionale per strappare i marò dalle grinfie di Delhi non è ancora stato attivato.
Di fronte al silenzio del governo, che speriamo non nasconda un misero nulla di fatto, scende in campo Fratelli d'Italia. «Oggi presentiamo quattro petizioni popolari ed una è sui marò - anticipa al Giornale l'ex sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto -.

Chiederemo ai cittadini di firmare per il ritiro da tutte le missioni internazionali fino a quando Latorre e Girone non torneranno a casa».

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