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Renzi non molla sul Senato: "Riforma o lascio il governo"

Il premier a Grasso: " È la seconda carica dello Stato, ma non è imparziale". Boschi: "Ecco come sarà il Senato delle Autonomie". Ma il ministro Giannini: "Ddl inconsueto"

Renzi non molla sul Senato: "Riforma o lascio il governo"

Matteo Renzi non ha intenzione di cedere sul Senato. Al premier non interessano le rimostranze del presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso che chiede di mantenere una seconda Camera di eletti, pur cambiandone la funzione.

"Su questa cosa non mollo di mezzo centimetro, andiamo diritto. Voglio che anche chi non ci crede ed è sfiduciato possa vedere che stavolta il risultato lo otteniamo", ha detto il premier a Rtl 102,5, minacciando le dimissioni in caso la riforma del Senato non vada avanti. In tal caso, spiega, "non ha senso che gente come me stia al governo: ci giochiamo la faccia e tutto il resto".

"Per ridurre i parlamentari, evitare il ping pong delle leggi, semplificare il quadro, facciamo del Senato, come in tanti Paesi, il luogo dove siedono, senza indennità, sindaci e presidenti di Regione", ribadisce Renzi, "Si tratta di vedere se questa volta si bluffa o si fa sul serio, perché si chiede ai senatori di superare il Senato. Non è mica facile, lo so. Ma è una questione di dignità". In particolare il presidente del Consiglio si rivolge ai senatori Pd: "Provo curiosità: voglio vedere se davvero non votano. I parlamentari del mio partito che non vogliono votare dovrebbero ricordare che quella proposta l’ho portata alle primarie ed è stata votata dai nostri elettori e due volte dalla direzione".

Già in un'intervista al Corriere della sera Renzi aveva ribadito la linea dura: "Il Senato non vota la fiducia. Non vota le leggi di bilancio. Non è eletto. E non ha indennità: i rappresentati delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni", ha spiegato. E sulle parole di Pietro Grasso ha commentato: "Sono molto colpito da questo atteggiamento del presidente. Io su questa riforma ho messo tutta la mia credibilità; se non va in porto, non posso che trarne le conseguenze. Mi colpisce che la seconda carica dello Stato, cui la Costituzione assegna un ruolo di terzietà, intervenga su un dibattito non con una riflessione politica e culturale, ma con una sorta di avvertimento: Occhio che non ci sono i numeri. Se Pera o Schifani avessero fatto così, oggi avremmo i girotondi della sinistra contro il ruolo non più imparziale del Senato".

Maria Elena Boschi, intervistata da la Stampa e l’Unità, ribadisce poi il suo no all’elezione diretta dei senatori: "È uno degli elementi che abbiamo sempre condiviso sia con gli alleati di governo che nel pacchetto di riforme con Forza Italia. Rispetto al testo del 12 marzo non ci sono rivoluzioni". In particolare, il ministro delle Riforme spiega come la riforma si basi su "superamento del bicameralismo perfetto, niente più voto di fiducia del Senato, che non voterà neanche il bilancio dello Stato. I membri non eletti e senza indennità". Il Senato delle Autonomie avrà invece "pari poteri alla Camera per le leggi costituzionali e di revisione costituzionale. E anche sull’elezione del Capo dello Stato, dei membri del Csm e della Consulta. Quindi rimangono le funzioni di garanzia". La nuova Camera, inoltre, sarà composta da "148 persone".

Nel dibattito si è inserito anche il ministro Stefania Giannini.

"È un po’ inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema, serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti", ha dichiarato l'esponente di Scelta Civica in una intervista a Radio Futura, invitando il premier a non avere fretta ("Anche se non credo che il verbo aspettare appartenga al vocabolario del presidente del Consiglio").

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