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Il falso mito del re del web: la Rete se ne frega di Beppe

Grillo è un minuscolo punticino nella galassia della Rete. Perché i siti più visitati sono quelli porno. Molto più di Google, Facebook e Twitter. Così, se Youporn facesse un partito politico appellandosi alla Rete, le elezioni le vincerebbe Sasha Grey

Il falso mito del re del web: la Rete se ne frega di Beppe

Lo decide la Rete, lo pensa la Rete, eleggiamo il presidente della Repubblica in Rete, adesso perfino il Tribunale della Rete, immagino corredato di ghigliottine stampate con le stampanti 3D come le turbine dei Jumbo. È la retorica della volontà collettiva di internet, un'altra bufala di questi anni. D'altra parte la piazza suona vecchia, il concetto di partito troppo corrotto e politico (meglio chiamarlo «movimento»), mentre la Rete è evanescente, ha l'appeal a metà tra lo spettro comunista che si aggira per l'Europa e una religione moderna.
Mi rendo conto, se Beppe Grillo dicesse «gli iscritti al mio blog» non farebbe la scena che fa evocando la divinità della Rete e proponendosi come suo unico sacerdote e grande domatore, però spiegherebbe perché Stefano Rodotà prese poco più di cinquemila voti (prima di prendersi il solito vaffanculo di rito). Insomma, tutto questo casino e la Rete sono cinquemila persone?
Dunque, se c'è un astensionismo record alle urne, la Rete, interpretata politicamente, è peggio. O meglio, è tutto e il contrario di tutto. A livello di pensiero individuale è come la rete ferroviaria, la rete telefonica, la rete stradale e la calze a rete, e a nessuno verrebbe in mente di evocare una volontà collettiva di viaggiatori in Eurostar, utenti Tim e Vodafone, automobilisti e acquirenti di lingerie. Tra l'altro, tra gli account Twitter più seguiti, Barack Obama ha «solo» 43 milioni di follower, al primo posto c'è Katy Perry, e al secondo Justin Bieber, che è nato nel 1994 e ha quattro volte i follower del papa.
Oppure: il video di Beppe Grillo a Porta a porta su Youtube ha totalizzato circa cinquecentomila visualizzazioni, mentre un discorso medio di Grillo (amplificato tra l'altro da telegiornali e giornali) si aggira tra le trentamila e le cinquantamila visualizzazioni. Niente a confronto con le recensioni trash di Yotobi (oltretutto, rispetto ai comizi di Grillo, mica tanto trash, e fanno pure ridere), un ragazzo che posta video su Youtube (si chiama «youtuber») che sfiora tranquillamente il milione di visualizzazioni a botta. Yotobi, che si chiama Karim Musa, per capirci, Grillo se lo mangia in un boccone.
Eppure, se proprio volessimo cercare una volontà della Rete, un inconscio collettivo, la verità è che la Rete se ne fotte. Letteralmente, perché i siti più visitati, che tirano di più, sono quelli porno. Molto più di Google, Facebook e Twitter. Solo Xvideos registra quasi cinque miliardi di pagine visitate al mese. E ancora ci chiediamo com'è che Marco Pannella portò Cicciolina in Parlamento? Piuttosto immaginate se Youporn facesse un partito politico appellandosi alla Rete, probabilmente le elezioni le vincerebbe Sasha Grey, la quale tra l'altro ha smesso con i film hard, ha scritto un romanzo più bello di tutti quelli candidati allo Strega, e ora è libera, basterebbe offrirle la cittadinanza italiana o fare una legge per renderla candidabile.

E io sarei il primo a votarla, perché sono un vero uomo della Rete, mica un grillino.

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