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Riecco il caso Montecarlo Spunta la prova finale che incastra Fini-Tulliani

I passaporti di Elisabetta e del fratello Giancarlo spediti al broker  che curò l'acquisto della casa. Ora il presidente della Camera si dimetta

Riecco il caso Montecarlo  Spunta la prova finale che incastra Fini-Tulliani

E adesso, signor presidente della Camera, mantenga la promessa: si dimetta. Oggi stesso. È arrivata la pistola fumante che mancava all'evidenza dei fatti già ampiamente dimostrati e riscontrati dall'inchiesta del Giornale (e della procura di Roma) sulla casa di Montecarlo ereditata da An, svenduta a un prezzo ridicolo a una società offshore grazie all'intercessione di suo cognato che l'ha rivenduta a un'altra offshore che tra milioni di potenziali inquilini l'ha «affittata» (si fa per dire, visto che sul contratto la firma del locatore e locatario è la stessa, identica) sempre a suo cognato Giancarlo Tulliani. A rovinarle la ritrovata serenità sono le carte sequestrate a casa di una persona che lei conosce bene, Francesco Corallo, il «re delle slot» che anni fa la ospitò nel suo ristorante ai Caraibi e sul quale sta indagando la procura di Tivoli per finanziamenti sospetti a una persona che lei conosce da anni e che è deputato di Fli, Francesco Cosimo Proietti, pure lui commensale in quella vacanza alle Antille.

Carte che dimostrano un ruolo attivo dell'imprenditore dell'ex Atlantis, ora Betplus, nel far da ponte tra i Tullianos (suo cognato e, purtroppo, anche la sua compagna Elisabetta) e il broker James Walfenzao, attivo nell'isola di Saint Lucia dove insistono le due società Printemps e Timara che hanno comprato la casa dal suo vecchio partito a un terzo del suo valore. Tutto accade nel 2008. A gennaio, appoggiandosi al broker Walfenzao, Tulliani crea una società offshore a Saint Lucia, la Jayden Holding Ltd. L'oggetto sociale è la compravendita di immobili. Nei mesi successivi dal fax di Corallo partono le fotocopie dei passaporti dei suoi congiunti e un modulo per aprire un conto intestato alla Jayden Holding Ltd, con l'annotazione che il vero titolare di questa ultima «ditta» era proprio lui: Giancarlo. I nuovi elementi sono in questo carteggio, avvenuto nei mesi immediatamente precedenti alla compravendita da An a Printemps, rappresentata proprio da Walfenzao. Val la pena ricordarle, Presidente, che di Corallo, e dei rapporti col protagonista dell'affaire monegasco, James Walfenzao il Giornale aveva già raccontato in abbondanza. Perché le due offshore del caso Montecarlo avevano guardacaso sede al 10 di Manoel Street a Castries, capitale dell'isola di Saint Lucia, ed erano rappresentate (tramite la Corpag service) proprio dal signor Walfenzao in rapporti con suo cognato. Il broker, lei ricorderà, era anche a capo di una holding londinese che controlla una quota dell'Atlantis-Betplus di Corallo.

Coincidenze? Le sarà difficile sostenerlo visto che se da un lato i legami tra Corallo e Walfenzao sono strettissimi, dall'altro quest'ultimo «presta» il suo indirizzo monegasco per domiciliare le utenze di casa del fratello della sua compagna (veda la bolletta sotto). Tutto era chiaro ma lei, onorevole Fini, ha insistito a negare l'evidenza arrivando a parlare di servizi segreti che lei, e non noi, frequentava impropriamente. Ora però salta fuori che Giancarlo era il titolare di una nuova offshore, la Jayden di cui sopra, creata a gennaio del 2008 e «rappresentata» a Saint Lucia proprio da un'altra Walfenzao, Cathy, che da maggio del 2011, con lo scioglimento della società, ne è divenuta liquidatrice. E salta anche fuori che Corallo nella primavera 2008 (poco prima della prima compravendita della casa monegasca tra An e Printemps) aveva spedito a Walfenzao (James) copie dei passaporti di Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, insieme a un modulo per l'apertura di un conto corrente intestato a questa nuova società, la «Jayden», il cui titolare è indicato nero su bianco, in Giancarlo Tulliani.
Roba nuova che stavolta non potrà bollare come «patacca» o attribuire ai fantasmagorici poteri oscuri di Lavitola, visto che è tutto frutto del sequestro della Gdf nella casa di Corallo (in quel frangente difeso dall'avvocato Giulia Bongiorno) sequestro ordinato dai pm milanesi che indagano sui finanziamenti concessi dalla Bpm di Ponzellini a Corallo. E anche la genesi della rivelazione esplosiva può tranquillizzare l'ex presidente di An: a dare notizia dei clamorosi sviluppi è stato l'Espresso.

Dunque, ricapitoliamo. I Tulliani (anche Elisabetta) avevano rapporti con Corallo. Quest'ultimo era certamente in rapporti con l'uomo-ombra delle offshore che comprano la casa da An, Walfenzao. A giudicare dai fax sequestrati, proprio Corallo ha messo i Tullianos in contatto con Walfenzao. Corallo è in contatto anche con Fini, tanto che nel 2004 l'allora leader di An viene ospitato nel suo ristorante a Saint Marteen, vicino Saint Lucia. Manca un anello: chi ha presentato i Tulliani a Corallo? È stato per caso lei, presidente? È stato Checchino Proietti, deputato di Fli e suo braccio destro, che da Corallo ha ricevuto finanziamenti oggetto di accertamenti a Tivoli, e che per Corallo (come dimostra l'inchiesta potentina su Vittorio Emanuele) si spese in prima persona con i Monopoli per evitare che l'Atlantis perdesse la licenza per il gioco legale in Italia? È stato l'onorevole Laboccetta, amico di Corallo e un tempo suo?
E poi, scusi, ma come è possibile che un'operazione del genere sia stata messa in essere a sua insaputa quando Elisabetta era a conoscenza di tutto visto che il suo passaporto viaggiava via fax fino a Saint Lucia? Ad agosto 2010 disse di aver «appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento» solo a cose fatte. «La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuibili», aggiunse.
Immaginiamo che il suo disappunto sia ancora maggiore oggi anche se, forse, qualche domanda se la doveva fare prima visto che Elisabetta e l'architetto seguivano via e-mail i lavori a Montecarlo, visto che l'ambasciatore era completamente a disposizione dei fratelli Tulliani, non solo di Giancarlo. E poi, scusi, c'è la storia della cucina Scavolini. Lei smentì un testimone che l'aveva vista sceglierla in negozio con Elisabetta, fece negare ai suoi che fosse finita nella casa di suo cognato a Montecarlo.

Le foto hanno provveduto a smentirla. Ma lei ci fa o c'è? Si dimette o no?

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