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Riforma del Senato: tutto rinviato a dopo le Europee

In commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia. E la riforma del Senato slitta a dopo le Europee. Renzi ha paura del voto?

Riforma del Senato: tutto rinviato a dopo le Europee

La poltrona di Matteo Renzi traballa alla prima vera riforma costitituzionale che il governo è chiamato a fare: quella del Senato. Ieri sera in commissione Affari costituzionali i Popolari di Mauro hanno bocciato la proposta dell'esecutivo preferendo quella di Roberto Calderoli che prevede una camera elettiva. Alla fine solo i voti di Forza Italia hanno salvato il premier permettendo di approvare il testo base.

E ora? A discapito della sua ormai proverbiale fretta, Renzi preferisce nascondere sotto al tappeto le debolezze della maggioranza e rimandare a dopo le elezioni la resa dei conti. Ecco quindi che il termine per la presentazione delle riforme è stato fissato per il 23 maggio, a ridosso del voto per le Europee che, tra le altre cose, verificherà l'assetto politico del Paese. Una strategia che più volte in questi giorni il premier haribadito, sostenendo di non voler usare i provvedimenti del governo per fare campagna elettorale. In un primo momento la presidente della commissione Anna Finocchiaro ed il Pd avevano proposto la data del 13 di maggio, ma quando Mauro ha indicato il 23, tutti i partiti hanno preferito questa opzione.

Di certo il percorso per le riforme è ben più accidentato del previsto, al punto che anche la data del 10 giugno indicata come quella utile per l'approvazione del provvedimento non sembra più così plausibile. "Nessuno di noi sa che cosa esattamente succederà dopo le elezioni del 25 maggio", ammette un senatore del Pd. Renzi continua a ostentare sicurezza, ma qualcuno sostiene che nella telefonata a Berlusconi abbia paventato l'ipotesi di ritorno alle urne.

"Berlusconi ha fatto una scelta di alto profilo che rispetto", commenta Renato Brunetta a Dagospia, "Dico solo che se Renzi vuole portare a casa le sue riforme, allora che si procuri la sua maggioranza e non chieda soccorso azzurro o di altro colore. In queste settimane ha chiesto voti a Sel e a fuoriusciti grillini. Nei fatti ha una maggioranza di Arlecchino. Non è serio, non è accettabile". E sul Mattinale scrive: "Abbiamo un problema, ragazzi: il nostro leader rispetta la parola data. Privilegia sistematicamente il bene dell’Italia, il rispetto di un patto stipulato per dare pace nella prosperità agli italiani. Restiamo dell’idea, più che mai: Renzi dura minga, in italiano #durapoco.

Ma non si vince con gli sgambetti, lasciamo che sia lui stesso, visto che è sveglio, a tirare le somme: non ha più la maggioranza".

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