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Altro che Cancellieri via Saccomanni

Letta in ginocchio all'assemblea Pd: "Se sfiduciate la Guardasigilli sfiduciate me". Ma il peggior ministro è quello dell'Economia: sbaglia tutti i conti e rischiamo di nuovo l'Imu

Altro che Cancellieri via Saccomanni

Anche noi del Giornale talvolta abbiamo dato fiato alle trombe dell'antipolitica. D'altronde era difficile non farlo, visto come andavano le cose in Italia. Ora però confessiamo di essere un po' - non del tutto - pentiti davanti ai risultati pessimi ottenuti dai cosiddetti tecnici, ai quali ci eravamo affidati col cuore colmo di speranze. Sissignori, possiamo dire senza tema di smentite che stavamo meglio quando stavamo peggio. Questo - lo sappiamo - è un luogo comune ma in quanto tale contiene un'alta dose di verità.
Due o tre anni orsono, quando eravamo convinti che il Paese stesse andando a rotoli, in realtà vivevamo tra rose e fiori. Lo dimostrano eloquentemente i dati economici, tutti più negativi rispetto a quelli del passato. Infatti, il debito pubblico - che si voleva diminuire - è aumentato. I consumi, la produzione industriale, il gettito fiscale complessivo e il Pil - che si volevano aumentare - sono invece diminuiti. Quanto alla disoccupazione, siamo al disastro, essendo questa una conseguenza del fallimento generale.
L'avvento del supertecnico Mario Monti fu salutato dalla stampa con entusiasmo: dentro lui e fuori Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi, l'Italia risorgerà, scrissero i giornalisti illuminati dei quotidiani più diffusi. Dopo un anno di cure bocconiane siamo saliti nella considerazione dell'Europa, ma siamo scesi all'inferno dell'economia. Come prima, più di prima. Al punto che il Professore fu costretto a prendere cappello e ad andarsene. Non ha lasciato un buon ricordo.
L'esecutivo tecnico, nel giro di 12 mesi, passò dall'altare al letamaio. Le presenti non sono accuse personali, ma constatazioni. Gli stessi scribi che esaltarono le virtù del loden, oggi ne dicono peste e corna. Dovrebbero andare a nascondersi. Viceversa sono ancora lì a suonare il violino, non più al docente, ma a Enrico Letta che, guarda caso, si avvale di qualche tecnico da cui ci si attendevano miracoli: per esempio, Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia, e Anna Maria Cancellieri, responsabile della Giustizia. Non abbiamo nulla contro costoro, ma faremmo ridere se li elogiassimo quali campioni di buon governo. Il primo ci sembra abbia combinato solo pasticci, sbagliando i conti, illudendosi e illudendo noi di avere le coperture finanziarie per certe iniziative, salvo accorgersi con ritardo che non ne aveva. L'Unione europea gli ha bocciato la legge di stabilità, invitandolo a correggerla come si conviene a un Paese occidentale.
Intendiamoci, siamo al corrente dei troppi problemi che ci pongono i soloni continentali (non di facile soluzione), ma il minimo che ci si attende da uno specialista non di estrazione partitica è che non faccia rimpiangere i politici di lungo corso. Nei panni di Saccomanni, anziché seguitare a fare pettegolezzi su Berlusconi, ci dedicheremmo maggiormente agli affari di Stato oppure rassegneremmo le dimissioni, dicendo apertamente: non sono in grado di guidare la macchina ministeriale. Nulla di tutto ciò. Anch'egli rimane inchiodato alla poltrona infischiandosene delle brutte figure accumulate sin qui, agevolato dall'indifferenza dei colleghi verso le sue topiche.
Indifferenza che non mostrano di avere nei confronti degli errori commessi dalla signora Cancellieri. La quale in definitiva si è limitata a qualche telefonatina malandrina a destra e a manca per tirare fuori di galera la sua amica Giulia Ligresti, incapace - ti credo - di adattarsi al regime carcerario. Telefonate che, pur non essendo state riconosciute illegali, hanno destato il sospetto nei connazionali che non fossero ortodosse. E giù polemiche a non finire. Forse ben motivate ma esagerate. C'è chi insiste per sfiduciare l'ex prefetto esponendola al pubblico ludibrio e preme affinché sia cacciata dall'esecutivo. Il che sarebbe una iattura per il governo, già abbastanza allo sbando per sopportare una defezione di questa portata.
Non scordiamoci che i rimpasti portano sfortuna a chi li provoca. Sono come il bowling: se colpisci un birillo, ne abbatti quattro o cinque e addio, viene giù tutto. Mandare a casa Letta e i suoi stretti collaboratori non sarebbe un guaio, dato che questo Consiglio dei ministri è tra i più ingessati della storia repubblicana: parla parla parla e non combina un accidenti. Ma non si può predicare che è indispensabile tenere in piedi un governo e al tempo stesso - come fanno Pippo Civati e Matteo Renzi - darsi da fare per silurare la Cancellieri, sapendo che ne deriverebbe un terremoto distruttivo.
Poi ci si stupisce che la gente non capisca più la politica e la rifugga indignata.

Cacciare la Cancellieri e tenersi Saccomanni: che senso ha? Probabilmente il ministro della Giustizia paga il suo desiderio di svuotare le carceri con l'amnistia e l'indulto, che non piacciono ai compagni perché preferiscono due voti in più nell'urna piuttosto che liberare migliaia di poveracci in custodia cautelare. E questi sarebbero progressisti?

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