Politica

Sallusti è innocente «Un'azione simbolica non voleva fuggire»

La presunta evasione del direttore è stata considerata priva di fondamento. Il giudice ha fatto ricorso ai filmati

Sallusti è innocente «Un'azione simbolica non voleva fuggire»

Milano - Non voleva mica scappare, Alessandro Sallusti, quando comunicò alla polizia che si preparava ad abbandonare la casa dove era stato appena portato agli arresti domiciliari. Sabato 1° dicembre, subito dopo l'arresto avvenuto in redazione, il direttore del Giornale mise in atto solo un gesto di disobbedienza simbolica. E per questo è stato assolto dall'accusa di evasione, mossagli dalla Procura della Repubblica.

È questo il succo delle motivazioni depositate ieri della sentenza con cui il giudice Gaetano La Rocca ha riconosciuto l'innocenza di Sallusti. Scrive La Rocca: «È pacifico che il Sallusti non si è mai sottratto alla sfera di vigilanza degli organi di polizia (...) era assolutamente chiaro sin dalla conferenza stampa del 30 novembre che l'imputato non volesse usufruire di una più ampia libertà di movimento avendo anzi reiteratamente ed insistentemente chiesto, addirittura supplicato, di scontare la pena in carcere, tanto che non aveva nemmeno inoltrato istanza per ottenere misure alternative. D'altra parte se avesse voluto godere di questa libertà, all'imputato sarebbe stato sufficiente attendere pochi minuti, giusto il tempo di dare modo ai funzionari di polizia di allontanarsi, per mettere in atto una condanna veramente idonea allo scopo».

La sentenza di assoluzione segna - a meno che la Procura non decida di ricorrere in appello - la conclusione ufficiale della vicenda giudiziaria che ha visto per protagonista il direttore del Giornale, e che ha sollevato interrogativi sulla normativa dei reati a mezzo stampa destinati (si spera) a non essere lasciati cadere. La condanna a quattordici mesi di carcere senza condizionale inflitta a Sallusti dalla Corte d'appello di Milano e confermata dalla Cassazione nello scorso settembre era stata considerata trasversalmente un'assurdità, tanto che il Parlamento aveva cercato senza riuscirvi di approvare in fretta e furia una modifica della legge. Ma a rimediare alla sentenza è poi arrivata la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha commutato la pena inflitta al giornalista in una multa di quindicimila euro: con ciò manifestando anche lui evidenti dubbi sulla opportunità di punire con la galera un reato incruento come la diffamazione.

La presunta evasione di sabato 1° dicembre era stata il momento più visivamente drammatico della vicenda. L'episodio viene ricostruito dal giudice La Rocca minuziosamente, sulla base di testimonianze e filmati e del racconto dello stesso Sallusti. «Nel soggiorno i funzionari avevano espletato le formalità di rito; ad uno di loro il Sallusti aveva chiesto: “Ma se io esco insieme a voi per andare a San Vittore, così facciamo prima?”: Quello che appariva come il più alto in grado lo aveva avvertito: “No guardi, non lo faccia se no lei è in arresto”».

Su quanto accaduto subito dopo, le versioni del giornalista e dei poliziotti erano discordanti su un punto cruciale: Sallusti era stato fermato prima o dopo avere varcato il cancello che dà sulla strada? Lì il giudice La Rocca ha fatto ricorso al filmato: «In pratica il Sallusti quando sta per uscire in strada è già circondato dai poliziotti, alcuni che lo precedono, e altri che lo seguono».

Commenti