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Sondaggi giù e operazione Ppe a rischio Ecco perché SuperMario ha perso la testa

Nonostante il deciso cambio di strategia, Monti non rastrella voti. Casini e Fini rischiano di restare fuori dal Parlamento

Sondaggi giù e operazione Ppe a rischio Ecco perché SuperMario ha perso la testa

Roma - Stato confusionale. E soprattutto grande preoccupazione, con le acque del centro che ogni giorno che passa sono più agitate. Nonostante il deciso cambio di strategia di due settimane fa, infatti, i sondaggi continuano a prospettare nubi nerissime per Monti, segno che il Professore senza loden e con in braccio il cagnolino Empy non riesce a bucare. L'immagine più «umana» allontanerà sì la caricatura-robot di Crozza ma pare non serva a raccogliere consensi. D'altra parte - potrebbe essere questa una delle spiegazioni - il profilo di Monti è ormai così sobriamente definito che vederlo in «modalità campagna elettorale» deve aver lasciato interedetto l'elettorato. La promessa di cancellare l'Imu, il dare del «cialtrone» a Berlusconi o il rivelare candidamente che gli sarebbe stato offerto il Quirinale (ma da chi?) pur di non vederlo candidato alle elezioni non pare dunque fare breccia. Comunque sia, quel che è certo è che la coalizione di centro non rastrella i voti che pensava e quando il Cavaliere dice che Monti, Casini e Fini rischiano di «restare fuori dal Parlamento» perché non raggiungerebbero la soglia di sbarramento del 10% non va per nulla lontano dal vero.

È soprattutto per questo che la tensione al centro è palpabile. Monti, Casini e Fini vanno ognuno per la loro strada e pur essendo nella stessa coalizione alla Camera e addirittura nella stessa lista al Senato l'incomunicabilità è totale. Basti pensare che neanche la prossima settimana ci sarà un evento comune in cui i tre si presenteranno insieme. Al presidente della Camera non sarebbe dispiaciuto, mentre Casini ci teneva visto che con il passare delle settimane il ministro Riccardi è riuscito nell'operazione di portargli via parte del voto cattolico che è in buona sostanza travasato dall'Udc a Scelta civica. Monti però ha detto «no, grazie». Perché il Professore ci tiene a mettere in antitesi la sua “salita” in campo con quella che ama definire «la vecchia politica». E visto che Fini e Casini in Parlamento ci stanno da 30 anni (dal 1983) è meglio non farsi vedere insieme. Così, Fini chiuderà la campagna elettorale a Bari, Casini a Torino mentre Monti deciderà nei prossimi giorni. Comunque sia, ognuno per la sua strada. Che come scelta è piuttosto curiosa se pure Berlusconi e Maroni (che qualche diverbio l'hanno avuto) avranno un incontro congiunto lunedì alla Fiera di Milano.

Ma la tensione non è solo quella dovuta al magro bottino elettorale annunciato dai sondaggi o alla cannibalizzazione degli alleati che sta facendo Monti (durissima se l'Udc minaccia di commissariare i coordinatori di alcune regioni dove i quadri sono in libera uscita verso Scelta civica). C'è anche una certa confusione su quelle che saranno le prossime mosse. Se da una parte Casini agita il fantasma dei gruppi distinti al Senato (ma alla fine difficilmente darà seguito alla minaccia), ben più confusa è la situazione in chiave Europa. A dicembre, infatti, Monti è stato benedetto a Bruxelles dal vertice del leader del Ppe e secondo molti osservatori il Professore ormai sarebbe nei fatti il nuovo referente dei Popolari europei in Italia.

Argomento, questo, che è stato oggetto di ampio dibattito e titoloni sui giornali, tutti per dire che ormai Berlusconi è stato messo ai margini del Ppe che ha invece incoronato Monti. Il dettaglio di non poco conto, però, è che Scelta civica non è affatto sicuro che aderirà al Partito popolare europeo. Anzi, al momento non è stata avanzata alcuna richiesta ufficiale e comunque è tutto da decidere. Lo dice chiaramente Carlo Calenda, montezemoliano doc, cofondatore di Italia Futura e candidato alla Camera nel Lazio. «Non è stata presa alcuna decisione», spiega durante una Tribunale elettorale Rai. Quando sarà il momento «ci riuniremo e discuteremo tra chi si sente più vicino al Ppe e chi si sente più vicino ai liberali». Non è escluso, insomma, che alla fine Scelta civica possa aderire all'Alde, i liberali dove militano anche gli eurodeputati dell'Idv di Di Pietro.

Di certo, l'adesione al Ppe non è scontata.

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