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Se Agnese Borsellino vuole, lascio la Sicilia

Prima sosteneva la mia candidatura a Cefalù, ma si è pentita. Se vuole che interrompa quella che lei ha chiamato "azione missionaria", posso lasciarla a chi vuole modellarla a sua immagine e somiglianza

Se Agnese Borsellino  vuole, lascio la Sicilia

In questa Sicilia tradita e umiliata può capitare non solo che un Dirigente di Polizia invii «suoi uomini», senza mandato giudiziario, a una libera emittente radiofonica, per ottenere la registrazione di un intervento in cui si ricorda una bella e nobile frase di sua madre, ma che la madre stessa intervenga per definire «frasi di circostanza» espressioni di commozione, entusiasmo e felicità che plaudono alla «azione missionaria» (sic) di Vittorio Sgarbi sindaco (lui, non un altro), augurandosi che tanti ne seguano l’esempio. Si fa fatica a comprendere tanto zelo postumo se non riconoscendolo come amore materno.

Ed è rivelatore che la vedova di Borsellino ammetta, in realtà, d’intervenire «per il profondo amore verso i miei figli nei quali ritrovo con orgoglio il rispetto per le istituzioni e per il prossimo che fu proprio del loro padre», il quale, però, come sua moglie sa, rispettava le istituzioni rispettabili. E non sempre avrebbe condiviso alcuni comportamenti del figlio (essendo padre, non madre). E io, proprio come istituzione, che ha patito un grave sopruso da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine (come quelle che hanno tradito Paolo Borsellino), sono orgoglioso di quello che ho fatto e anche di quello che farò, se mi sarò consentito. Non mi vergogno di nulla e non accetto intimidazioni. E ho denunciato al ministro dell’Interno e denuncerò alla magistratura l’abuso di ufficio di Manfredi Borsellino, che ha mandato quelli che impropriamente chiama «suoi uomini», a pretendere da una radio libera copia di una registrazione per produrre una insensata smentita. Non si può smentire la storia. E neppure la visita cordiale e le parole di stima di Agnese Borsellino a Salemi.

Io ho ritenuto opportuno citare le parole di Agnese Borsellino, inequivocabili e non di circostanza. Né vedo per quale prudenza o riservatezza avrei dovuto ignorarle o tacerle, essendo state espresse pubblicamente: «Come siciliana sono felicissima della scelta di Sgarbi che dal Nord ha scelto di fare il sindaco di una cittadina siciliana». E ancora, a perenne smentita di ogni smentita, nella prospettiva di un futuro che la siciliana Agnese Borsellino, prima che la mamma, auspicava: «Auguriamoci che ci siano tanti Vittorio Sgarbi che possano portare qualcosa di nuovo in altre realtà della Sicilia».
Non si aspetti ora che io ceda su un punto in cui la sua libertà non era condizionata dal velo degli affetti. A meno che, entrando lei e il figlio nella campagna elettorale, non la vogliano condizionare fino al punto di impormi di rinunciare alla candidatura a sindaco di Cefalù, per la quale non ho alcun interesse personale, ma soltanto la sollecitazione e la condivisione delle parole della Borsellino.

Aggiungo infine che, avendo riconosciuto affinità fra il carattere di suo marito e il mio, la Borsellino potrà capire che io reagisco soltanto per amore di giustizia, contro ogni luogo comune o finzione.

Ma se lei vuole, ritirando i suoi auguri, che io interrompa quella che lei ha chiamato spontaneamente «azione missionaria», posso senza difficoltà andarmene dalla Sicilia per lasciarla nelle mani di chi vuole modellarla a sua immagine e somiglianza.

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