Politica

Se fanno scandalo i finanziamenti leciti

Finita l’epoca dei finanziamenti illeciti, siamo entrati in quella dello scandalo (forse inevitabile) per i finanziamenti leciti. Le stesse cose ritornano. E anche gli stessi tipi umani

Se fanno scandalo i finanziamenti leciti

Finita l’epoca dei finanziamenti illeciti, siamo entrati in quella dello scandalo (forse inevitabile) per i finanziamenti leciti. Le stesse cose ritornano. E anche gli stessi tipi umani. Una vera e propria nemesi. La Lega sparò su Craxi, che aveva condiviso un cattivo costume, da cui Bossi si chiamava fuori. Oggi il costume è un altro e Bossi ha preso il posto di Craxi. È cominciata la caccia. Vi sono anche cacciatori nella riserva della Lega. A prendere le distanze da Craxi fu anche Martelli. E oggi a prendere le distanze da Bossi, facendogli il vuoto intorno, è Maroni, il Martelli della Lega. Rosi Mauro ha protetto Bossi dopo la malattia, con straordinario affetto. Sono certo che non ha compiuto illeciti. Cacciarla dalla Lega è una prepotenza di chi, fingendo di non sapere, vuole mostrarsi puro e cerca capri espiatori.
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«Un’idea morta produce più fanatismo di un’idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte» (Leonardo Sciascia)
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Trovo irriguardoso nei confronti dei cittadini, e soprattutto dei giovani, di Salemi, che il ministro dell’Interno si sia recata a Racalmuto dopo lo scioglimento del Comune per mafia, e non abbia ritenuto suo dovere fare lo stesso con la città di Salemi, ingiustamente condannata all’umiliazione di un giudizio iniquo, basato su indagini false, infondate e deviate, di forze della Polizia e di un maresciallo dei carabinieri, considerate attendibili da un Prefetto (quello di Trapani) inadeguato, e controfirmate, senza alcuna verifica, dallo stesso ministro dell’Interno e dal Presidente della Repubblica.
Con il tanto impegno profuso a Salemi, io non ho alcun debito nei confronti dello Stato, che ha invece un debito nei miei confronti, non avendomi ascoltato nonostante mi sia rivolto, per ottenere giustizia, al ministro dell'Interno.
In queste condizioni denuncio l'atteggiamento pilatesco delle autorità dello Stato e il paternalismo (nel caso, maternalismo) compassionevole della visita a Racalmuto del ministro.
La città di Salemi, non più vittima della mafia, ma di un’antimafia subdola e diffamatoria, patisce una ingiustizia che non trova alcun riscontro in fatti, atteggiamenti o comportamenti criminali. Ora, troppo tardi, la Cancellieri garantisce che avrà «molta attenzione anche per Salemi». Poteva pensarci prima.
L’attenzione per Salemi il ministro Cancellieri, all'epoca informata da me, non l'ha avuta, e non l'avrà ora, ma certamente potrà risparmiarsi di portarmi i fiori al cimitero come ha fatto con Sciascia.
A lei e al Procuratore Messineo, che l’accompagnava, rispondo che i «commerci con la mafia» vanno combattuti quando ci sono, non inventati. E a Salemi non c’erano. Salvo riesumare personaggi politici non indagati per mafia e farli diventare pericolosi mostri, generati, appunto, dal sonno della ragione e dall’alterazione della realtà. Appestati dai nuovi untori.
Se le ipotesi di Messineo fossero giuste, nessuno dovrebbe fare politica con l’Udc, l’Mpa, il Pid, il Pd e il Pdl in cui esponenti - e tra questi il presidente della Regione e il presidente del Senato - sono indagati dalla esondante azione della magistratura.
In realtà, giornalisti come Felice Cavallaro, che hanno stimolato la visita della Cancellieri a Racalmuto, sono stati a Salemi e hanno visto che il fervore culturale e le iniziative di quella città avevano tenuto lontano ogni tentativo di infiltrazione mafiosa.
Invece di accettare le ricostruzioni false, poteva applicarsi e studiare la rinascita di Salemi oggi interrotta dai suoi commissari. La Cancellieri una prima risposta l’ha avuta. Perché alla sua visita a Racalmuto erano presenti solo le autorità, per dovere d’ufficio e per manifestare ubbidienza e sottomissione. I cittadini non c’erano (sono stati contati 10 pensionati). Si può commissariare un Comune, non si può commissariale la democrazia. Il popolo di Racalmuto non si riconosce nello Stato. In uno Stato ingiustamente repressivo e che assume le prepotenze della criminalità che dice di combattere. Un tempo era la mafia a stabilire chi si doveva e chi non si doveva candidare. Oggi è l’antimafia. Con analogo arbitrio. Hanno provato a farlo, in ogni modo, anche con me, a Cefalù.


L’assenza del popolo a Racalmuto, non per paura ma per protesta, sia di lezione alla Cancellieri.

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