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L’eutanasia allarga il business: dolce morte anche per anziani

Non più suicidio assistito solo per i malati terminali. In Svizzera il centro Exit apre il "mercato": basta aver l’età e gli acciacchi giusti

L’eutanasia allarga il business: dolce morte anche per anziani

Dato che comincia a fare caldo - d'altronde siamo al termine di maggio - vi diamo volentieri una notizia raggelante. Non allarmatevi troppo: parliamo di morte, che è l'evento più probabile di questa nostra vita, ricca o povera che sia. Comunque, poiché la prudenza non è mai troppa, fate pure gli scongiuri. Dalla Svizzera, Paese civile, democratico e pertanto cinico, ci fanno sapere che Exit, rinomato centro mondiale di eutanasia, ha avviato la realizzazione di un bel programmino: stecchire non soltanto coloro i quali sono malati terminali, sofferenti e desiderosi di porre fine ai tormenti terreni, ma anche gli anziani - diciamo pure vecchi - non più in grado, per motivi ovviamente fisici, di campare in modo soddisfacente.

A questo punto è necessaria una ricognizione. Exit funziona egregiamente da alcuni anni. Ospita nelle proprie strutture candidati al suicidio assistito che vengono selezionati rigorosamente in base alle loro condizioni di salute. Esemplifichiamo. Se tu sei davvero messo male e non hai alcuna possibilità di cavartela assumendo farmaci, vieni ammesso al gruppo che ha diritto di farla finita.

Il trapasso è dolce, si fa per dire. Dopo un ultimo accertamento circa il tuo cattivissimo stato di salute, i premurosi medici della clinica, diretta dal dottor Caronte di dantesca memoria, ti sedano in modo che tu te ne sbatta le palle del fatto che stai andando all'altro mondo, poi ti collocano sul comodino, accanto al letto dove sei coricato, un bicchiere colmo di un beverone letale. Se ti va di tracannarlo, e non hai avuto ripensamenti all'ultimo momento, ingolli il liquido sino all'ultima goccia e, nel giro di pochi secondi, vai all'inferno o in paradiso, dipende da come ti considerano lassù.

Ciò che conta a livello pratico è che, avendo osservato scrupolosamente il protocollo descritto, hai la garanzia di ottenere l'agognata pace eterna. La prassi è questa per le persone stanche di patire a causa, chessò, di un tumore maligno e imbattibile. Certo non è facile conquistarsi il passaporto per l'aldilà. Bisogna dimostrare con i fatti di essere degni di un decesso anticipato. E non basta. Avuto il via libera per toglierti dai piedi, devi superare l'ultima prova: ingurgitare d'un fiato la bibita mortale. E non è un gioco di società, ma un gesto di cui conosci l'esito irreversibile.

Ciò sottolineato, torniamo alla notizia. Poiché sono relativamente numerosi i «pazienti» terminali che chiedono di tirare le cuoia, i dirigenti di Exit (sede a Zurigo) hanno pensato di andare incontro alla domanda (legge di mercato) di estinzione prematura, estendendo ai vecchi inconsolabili, incazzati o stanchi di vivacchiare, l'opportunità di schiattare, risparmiandosi il percorso doloroso preteso da madre natura.

Non dobbiamo deplorare i dirigenti di Exit: essi si limitano ad applicare le regole del marketing anche agli aspiranti defunti. Il loro non è un lavoro esaltante, occorre ammetterlo, ma non vi è dubbio che sia utile a soddisfare esigenze reali. La vita è un bene che ci appartiene, spetta a noi decidere cosa farne quando non ci interessa più usufruirne. Se qualcuno non gradisce il servizio offerto da Exit ha facoltà di rifiutarlo. Questa a casa nostra si chiama libertà. La scelta se andare avanti o fermarsi spetta soltanto a noi. Gli altri provvedano a se stessi. Per ora, allo scopo di resistere, personalmente mi accontento di mezzolitro di rosso. Al beverone letale penserò più avanti.

Forse.

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