Europa

Senza sovranità sulla filiera delle materie prime non ci può essere la transizione ecologica

Un rapporto di Cdp suona l'allarme: i Paesi dell'Unione europea hanno una dipendenza dalle importazioni delle materie prime critiche come Litio, Cobalto, Bauxite e Terre Rare, superiore all'80%

Senza sovranità sulla filiera delle materie prime non ci può essere la transizione ecologica

Non è bastata la guerra in Ucraina con le sue conseguenze in ambito energetico per far comprendere alle nazioni europee e in particolare all'Unione europea che non può esserci una transizione ecologica sicura senza il controllo delle materie prime e delle rispettive filiere. Da tempo esperti e addetti ai lavori mettono in guardia sul pericolo di dismettere fonti energetiche tradizionali per sposare acriticamente le nuove fonti di energia senza aver prima sviluppato una filiera europea. Ora, a testimoniare la complessità del contesto in cui ci troviamo, è stato realizzato un report dagli analisti di Cassa Depositi e Prestiti intitolato "Transizione ecologica e digitale: il punto sulle materie prime critiche" che fotografa una situazione al limite.

Da quanto emerge dal documento, i Paesi dell'Unione europea hanno una dipendenza dalle importazioni delle materie prime critiche che rivestono un ruolo fondamentale per la transizione ecologica, superiore all'80%. Litio, Cobalto, Bauxite, Terre Rare, sono solo alcune di queste materie prime in cui i paesi europei svolgono anche un ruolo marginale nelle catene del valore delle tecnologie.

Alla luce di questa situazione, secondo Cdp, “l'industria europea rischia di non riuscire a primeggiare nelle filiere strategiche per la transizione ecologica e digitale, ma anche di compromettere la capacità di centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusivo e duraturo alla base di Green Deal e Digital Compass”.

La mancanza di competitività delle aziende europee avvantaggia i competitor stranieri, in particolare cinesi che possono contare su una catena di approvvigionamento più stabile. Vista l'importanza crescente che le materie prime critiche avranno per molte tecnologie strategiche nei settori delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, della difesa e dell'aerospazio, sono necessarie alcune attività che, se messe in atto, potrebbero aiutare molto nella mitigazione dei rischi di approvvigionamento.

Per capire la centralità di questo tema è sufficiente dire che, secondo le stime della Commissione Europea, al 2050 la domanda annua di litio da parte dell'Ue potrebbe aumentare di 56 volte rispetto ai livelli attuali, quella di cobalto di 15, mentre per le terre rare potrebbe decuplicare. Il rischio per l'Ue di subire interruzioni nelle forniture di materie prime critiche a causa della limitata produzione interna e della dipendenza da paesi con situazioni geopolitiche complesse, è ingente.

Per questo a marzo dovrebbe essere realizzato l'European Critical Raw Materials Act basato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità, mentre in Italia è stato attivato il “Tavolo nazionale per le materie critiche”.

Intervenendo a un'audizione congiunta delle commissioni Commercio internazionale e Mercato interno del Parlamento Europeo, Gianclaudio Torlizzi, neo nominato Consigliere del Ministro della Difesa, ha messo in guardia dai pericoli di un'eccessiva dipendenza dalla Cina affermando che: “le materie prime sono sempre più care per colpa delle eco politiche dell'Ue”.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere l'aumento dell'economia circolare che “può fornire un contributo importante per attenuare il disallineamento tra domanda e offerta". Al 2040, tramite il riciclo delle batterie esauste, l'Unione europea potrebbe soddisfare oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) attivata dalla mobilità elettrica”.

Il riciclo non è però sufficiente per garantire un'autonomia strategia e serve una strategia a medio e lungo termine per mitigare i rischi di approvvigionamento come “investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all'interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche, incrementando la resilienza degli ecosistemi industriali; il rilancio delle attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario; partenariati strategici che consolidino le relazioni commerciali con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche”.

Alla luce della complessità della situazione, è fondamentale cercare di sviluppare quanto prima una filiera europea sulle rinnovabili e di approvvigionamento delle materie prime onde evitare di trovarci tra pochi anni in una situazione analoga a quella vissuta con la Russia per il gas ma questa volta nei confronti della Cina.

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