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La sinistra che boccia Renzi

Da Civati a Vendola passando per altri senatori democratici. I malpancisti fanno sentire la loro voce

La sinistra che boccia Renzi

I malpancisti sono vivi e lottano dentro al Pd. Il discorso programmatico di Matteo Renzi non ha convinto alcuni senatori del Partito Democratico. E non solo. "Il mio è il travaglio di tutti gli elettori che pensano che stiamo facendo un errore clamoroso. La mia è una sfiducia, di fatto", ha dichiarato Pippo Civati, aggiungendo che "in questo momento c’è molto governo e poca sinistra, stiamo cercando di capire se è possibile rimanere nel Pd con una posizione diversa e con la possibilità di orientarlo in maniera diversa. Il ricatto che è stato posto è stato un ricatto micidiale. Fare una cosa che molti ritengono sbagliata, sostenerla. Per un po' si può anche provare, poi non so cosa succederà".

Dello stesso avviso anche il senatore Miguel Gotor: "L’intervento del presidente del Consiglio sorprende per la scarsezza dei contenuti programmatici e per avere assunto in alcuni passaggi i toni di un vero e proprio comizio di piazza. Dopo avere ascoltato l’intervento di Renzi voto la fiducia a questo esecutivo per disciplina di partito per salvaguardare l’unità del Pd e per essere all’altezza della responsabilità di governo che il voto dell’anno scorso ci ha consegnato. Ma non si possono dimenticare le modalità che hanno condotto alla fine del governo Letta: e non soltanto per una questione di buone maniere, ma perché quanto è avvenuto delinea una presa del potere nel segno dell’avventura".

Il senatore Felice Casson ha lanciato una previsione non proprio rosea: "Io non credo che un governo di questo tipo possa durare 4 anni. Bisogna cercare di fare subito il minimo delle riforme". Il parlamentare Francesco Russo ha invece lanciato l'hashtag #matteostaisereno e ha affermato: "Oggi voterò la fiducia al governo Renzi. Da sincero e leale amico di Enrico Letta, potete immaginare con quale difficoltà. Certo, comunque, che sia la cosa giusta da fare. Ci tenevo a dirtelo perché io la parola data la mantengo". Scettico anche il senatore Sergio Lo Giudice: "Come annunciato, voterò sì al governo di Matteo Renzi non perché mi abbia convinto, ma perché voglio continuare a puntare sul Partito Democratico come strumento indispensabile per cambiare questo paese. Fra l’altro, considero del tutto inadeguato il passaggio sui diritti civili del primo ministro". Per Corradino Mineo, "Matteo Renzi è protetto, i giornali sono a suo favore e lo è anche un pezzo di opinione pubblica. Lui si presenta come quello che rottama l'Italia immobile, e forse per qualche mese, ma solo per qualche mese durerà questo clima. Voterò una fiducia "molto condizionata e molto breve".

Da Sel arriva un secco no alla fiducia. "Devo essere sincero, sono un po' spiazzato dallo stile inusuale di un discorso a braccio prevalentemente fatto di spot. Solo propaganda, manca qualsiasi analisi sui perché delle crisi e del raddoppio della disoccupazione, la crisi viene vista come un evento naturale.

Quanto alle politiche industriali e del mercato del lavoro, da Renzi sono state pronunciate una serie di frasi da conversazioni al bar", ha tuonato Nichi Vendola.

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