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Sinistra a due velocità, no Tav al Nord e sì al Sud

Ambientalisti a singhiozzo: Vendola ed Emiliano, sulle barricate in val di Susa, vogliono la Napoli-Bari

Sinistra a due velocità, no Tav al Nord e sì al Sud

Dalla doppia morale, alla doppia velocità? Lenti in Piemonte, velocissimi in Puglia, no Tav al Nord, sì Tav al Sud. Sia Nichi Vendola che Michele Emiliano, sindaco di Bari e capo dell'area filo-grillina nel Pd, sono reduci da un pellegrinaggio (elettorale) in Val di Susa, per dire no allo spreco miliardario della Torino-Lione, mega appalto «a forte rischio infiltrazione mafiosa». Però, a casa loro, te li ritrovi fondatori del «Comitato Sì Tav Napoli-Bari», cioè il corrispettivo (entrambe sia merci che passeggeri) ma mille chilometri più giù, in zone dove la criminalità è un po' più radicata che in Val di Susa. E che importanza, che utilità sociale quell'opera nel Tavoliere. Ecco Vendola, quasi poetico: «Occorre abbattere i muri interni tra l'Adriatico e il Tirreno, la Tav Bari-Napoli è un'opera fondamentale per l'intero Paese». Più prosaico ma ugualmente ispirato Emiliano, grillino anti Tav al Nord, promotore instancabile della Tav dalle parti sue: «Sto cercando di vincere le resistenze di Stefano Caldoro (presidente della Regione Campania, ndr) a realizzare l'Alta velocità tra Bari e Napoli. Una Tav che ci colleghi alla “capitale del Regno” è auspicabile, per entrambe le città» (favorevole anche De Magistris, radioso alla presentazione del Frecciarossa 1000 a Napoli). Il presidente pugliese Vendola ha già incassato 1,2 miliardi di fondi Fas per la Tav campano-pugliese, opera che costerà come minimo il doppio della Tav contestata dai grillini e dalla sua Sel in Piemonte: 5,2 miliardi di euro (preventivo), interamente pubblici. Ma che avrà effetti benefici sul Pil e sull'occupazione, come la Tav in Val di Susa, dove si attendono quattromila posti di lavoro, quasi un punto di Pil regionale.

E allora No Tav su e Sì Tav giù? La Val di Susa, specie ora che si cerca l'appoggio del M5S, è diventata una comoda ribalta per aspiranti leader di sinistra. Anche Laura Puppato, già candidata alle primarie del Pd, è andata lì al corteo NoTav (accompagnata in macchina dalla solita Concita De Gregorio, sua sorta di ufficio stampa-spin doctor). Come la mettiamo col segretario Pier Luigi Bersani, da sempre convinto sì Tav, che nella prefazione al e-book Tav-Sì del senatore Pd Stefano Esposito, scrive: «Chi si oppone alla Torino-Lione non è solo contro un'importante infrastruttura che risponde ad un imprescindibile interesse, ma non riconosce il processo democratico con cui si è giunti alla decisione». Il percorso contestato, infatti, è stato modificato nel 2006, col lavoro dell'Osservatorio tecnico, tanto che l'allora presidente della Comunità montana, Antonio Ferrentino (Sel) è diventato un Sì Tav («Arricchirà la Val di Susa»). «Sa chi è il suo successore? - domanda il senatore Esposito - Si chiama Sandro Plano, attuale dirigente della Sitaf di Marcellino Gavio, ovvero della concessionaria del traforo del Frejus e dell'autostrada Torino-Bardonecchia su cui viaggia il traffico che con la Tav si sposterà sulla più ecologica rotaia. La stessa società, inoltre, che sta realizzando il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus, nel silenzio più assoluto dei No Tav. Curioso, no?». (E alla Zanzara su Radio24 Esposito sistema Emiliano e la Puppato: «Fanno fare figure di merda al Pd»)

Sinistra ecologia e alta velocità, invece, se si scende in Puglia. Eppure anche lì la Tav attraverserà territori (dove regnano i clan), comunità, e sarà anzi più invasiva della Torino-Lione quasi tutta in galleria, mentre la Tav Napoli-Bari quasi tutta in superficie, tra paesi e valli. E allora? Beh, arriveranno molti soldi e molti appalti tra la Puglia e Napoli, e questo può aiutare a trasformare il No valsusino in un Sì mediterraneo. «Le popolazioni locali qui non protestano - spiega Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano - lì qualsiasi euro pubblico è il benvenuto, e il settore delle opere civili è spesso controllato da soggetti che non è prudente contrastare, come dice la Corte dei Conti». Secondo uno studio pubblicato dal sito economico lavoce.info la Tav «vendoliana-emiliana» non sarebbe neppure redditizia («Sulla linea Napoli-Bari corre la perdita»).

Ma guai se qualcuno protesta: Emiliano e Vendola se lo mangiano.

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