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Lo spettro del voto anticipato

Continua il braccio di ferro sulla decadenza del Cav. La sinistra gioca sporco. Epifani: "Chi fa cadere il governo stacca la spina al Paese". Ma Schifani: "È il Pd a voler rompere"

Lo spettro del voto anticipato

Il dibattito sulla decadenza in Giunta per le elezioni, lo scontro sul voto palese o segreto, l'ipotesi della grazia sul tavolo dei famigliari del Cavaliere e le mosse dei ministri pdl. E, sebbene nessuno lo dica, lo spauracchio del voto anticipato. La settimana politica si apre con i riflettori puntati, ancora una volta, su Silvio Berlusconi. I prossimi potrebbero essere i giorni decisivi per capire il futuro da senatore del leader del Pdl. "Con le elezioni si porterebbe il Paese al baratro", ha messo in chiaro Renato Schifani che, ai microfoni di In 1/2 Ora, è tornato a deprecare l’atteggiamento del Partito democratico. Atteggiamento che, secondo il capogruppo del Pdl al Senato, non può essere spiegato "se non alla luce di un preciso disegno", e cioè quello di rompere l’alleanza di governo.

Il futuro del governo deve essere ancora scritto. Ma nelle ultime ore le fibrillazioni tra Pdl e Pd hanno subito un'ulteriore accelerata. I due partiti che sostengono il premier Enrico Letta sono tornati ad alzare i toni. Da una parte i democratici imbroglioni che provano a cambiare il regolamento per sondare la possibilità di creare una nuova intesa con i Cinque Stelle, dall'altra con il Pdl che fa scudo intorno al Cavaliere valutando se staccare la spina all'esecutivo. Ad ogni il ritiro dei ministri dal governo non è ancora in agenda. Resta nelle possibilità, però. "È evidente che si vive momento per momento e ci auguriamo di arrivare a respirare un clima di maggior responsabilità", ha spiegato Schifani sperando di aver ancora i margini di contatto con quell'"area dialogante" del Pd di cui, per esempio, fa parte Luciano Violante. Ma dal quartier generale di via del Nazareno i segnali che arrivano sono diversi. "Se il centrodestra dovesse staccare la spina se ne assumerà la responsabilità: non stacca la spina al governo ma la stacca al Paese", ha avvertito il segretario Guglielmo Epifani, a margine della scuola di politica di Cortona, ben sapendo che i senatori piddì faranno di tutto per portare il Pdl al gesto estremo. "È evidente che vogliono arrivare alla rottura - ha replicato Schifani nello studio di Lucia Annunziata - il Partito democratico vuole andare a votare e vuole la crisi di governo". In questo senso va letto il pressing dei democrat affinché il voto sulla decandenza sia palese e non segreto come, invece, prevede il regolamento di Palazzo Madama. Un blitz che trova ampi consensi, dal Pd ai grillini, dal Sel di Nichi Vendola ai leghisti. "Nel segreto dell’urna tutto può succedere - ha spiegato Beppe Grillo sul blog - hanno fucilato Prodi dietro a una tendina e sono pronti a ripetere le gesta in ogni momento per salvare il loro caro leader Berlusconi". Per arrivare a un voto palese, la sinistra sarebbe addirittura disposta a cambiare il regolamento, proprio come suggerito ieri dal presidente del Senato Piero Grasso. Una riforma istintiva mobilitata dai peggiori istinti antiberlusconiani. "Nel caso si voti su questioni personali si deve fare in maniera obbligatoriamente segreta - ha messo in guardia Schifani - il parlamentare deve essere lasciato libero di decidere secondo coscienza".

Le schermaglie che hanno costellato tutto il fine settimana non lasciano presagire nulla di buono. Il Pdl non è ottimista. Il incursioni, violente e sistematiche, dei vertici del Partito democratico non portano altro che alla caduta dell'esecutivo. Letta sembra avere i minuti contati. "Mi auguro che ciò non avvenga...", dicono i più. Ad Arcore Berlusconi sta ragionando le prossime mosse da prendere. Sul tavolo c'è anche l'ipotesi di chiedere la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Sono fatti esclusivamente personali e non politici che attengono alla sfera personale di Berlusconi - ha commentato Schifano - è una faccenda troppo delicata perché noi dirigenti si possa fare una riflessione". Non a caso il Cavaliere sta riflettendo della questione insieme alla propria famiglia. Una cosa, però, è certa: anche se Berlusconi non dovesse tornare in parlamento, potrà continuare a far politica.

"Nessuno è preoccupato dell’agibilità politica di Berlusconi - ha concluso Schifani - né, conoscendolo, ci preoccupiamo di un passo indietro".

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