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Squadra entro domenica Ma pesano i veti incrociati

Enrico Letta al lavoro per formare un governo entro domenica. IL TOTOMINISTRI Diciotto dicasteri, dodici con portafoglio: Napolitano chiede quote rosa e copertura territoriale. Il premier incaricato vorrebbe escludere i ministri degli ultimi due governi: no del Pdl

Squadra entro domenica Ma pesano i veti incrociati

La giostra dei veti incrociati gira ad altissima velocità. E rischia di rendere complicata la nascita del governo Letta. Soprattutto nel caso in cui il neo-premier dovesse provare a imporre una «selezione all'ingresso» sui nomi messi in campo dal Pdl.

Lo stallo che si va prefigurando è semplice. Il presidente del Consiglio incaricato avrebbe lanciato «un'idea»: escludere i ministri degli ultimi due governi, ovvero quelli del governo Berlusconi e del governo Monti, con carattere più «politico». Una mossa attesa visto che lo stesso Berlusconi, prima di partire per Dallas, aveva detto ai suoi che sulle indicazioni azzurre per il governo avrebbe tenuto duro. E che ha spinto Gianni Letta a chiamare il nipote Enrico per ribadirgli che questa «idea» è da considerarsi impraticabile. «Il Pd ha tutte le cariche istituzionali, ha avuto il premier, ora non può pretendere di dettarci lui la lista dei nostri ministri» il ragionamento. Anche perché, spiegano da Via dell'Umiltà, «quanto più saranno coinvolti i nomi di primo piano del partito nei posti nevralgici, tanto più l'esecutivo avrà possibilità di durare».

Il Pdl ha provveduto a recapitare un secondo messaggio: la fretta non può diventare la scusa per chiudere velocemente alle vostre condizioni, la fiducia può slittare tranquillamente alla prossima settimana. Oggi, comunque, Letta e Alfano dopo i colloqui telefonici di ieri ne parleranno vis a vis. Naturalmente ci sono spine anche sullo «schema» da utilizzare. Quello di massima prevede una compagine di dodici-tredici ministri con portafoglio più sei senza. Di questi 6 andrebbero al Pd, 4 al Pdl, 1-2 a Scelta Civica e forse 1 alla Lega, qualora si convincesse ad entrare. Inoltre Giorgio Napolitano avrebbe chiesto di arrivare a una copertura territoriale ampia, ovvero di avere ministri di quasi tutte le regioni, e di includere figure femminili nella rosa.

Per il Pdl sale il nome di Renato Schifani il cui nome viene speso per diverse opzioni, da vicepremier, a sottosegretario alla Presidenza fino a ministro della Difesa. Forte, ovviamente, anche Angelino Alfano che potrebbe fare il vice di Letta o anche andare a svolgere l'incarico di ministro delle Riforme così da poter incidere su quello che sarà il «core business» del nuovo esecutivo (anche se a lui non dispiacerebbe neppure restare a occuparsi del partito). Circolano, poi, sempre i nomi di Maurizio Lupi per l'Istruzione (ma potrebbe anche andare a fare il vicepremier), quello di Anna Maria Bernini, di Mariastella Gelmini, di Mara Carfagna, oltre a Gaetano Quagliariello e Maurizio Sacconi. Così come iniziano a girare anche i nomi di alcuni outsider come il governatore della Campania, Stefano Caldoro, che ha un rapporto di stima consolidata con Letta per il quale si apre qualche spiraglio per il ministero della Coesione Territoriale o di Beatrice Lorenzin. Senza dimenticare la «copertura» dell'area ex An in rappresentanza della quale potrebbe concorrere a un posto Altero Matteoli.

Come sempre, però, i candidati sono tanti e le poltrone non sufficienti a contenere le ambizioni e le aspirazioni di tutti. Nello stesso Pd Matteo Renzi spinge per avere almeno due rappresentanti con una indicazione forte per Graziano Delrio alla Coesione Territoriale e per Sergio Chiamparino allo Sviluppo Economico (dove c'è in corsa anche l'azzurro Paolo Romani, stimato dalle associazioni di categoria). Così come resistono i nomi di Massimo D'Alema e Dario Franceschini. Scendono, quindi, le quotazioni di Francesco Boccia, fedelissimo di Letta, che potrebbe andare a rivestire il ruolo di uno dei sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, casella dove potrebbe anche essere confermato Antonio Catricalà. Dentro Scelta civica salgono le quotazioni di Mario Mauro che oscilla tra l'Istruzione e le Politiche Europee dove Enzo Moavero Milanesi, dato per blindato fino a ieri, potrebbe ora traslocare agli Esteri per un incarico comunque prestigioso come viceministro. Per la Giustizia in pole position c'è sempre Luciano Violante con Stefano Dambruoso come alternativa. Mentre qualche nube si affaccia sul nome di Annamaria Cancellieri.

Nodi intricati che soltanto il faccia a faccia tra Alfano e Letta convocato per oggi potrà tentare di sciogliere.

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